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mercoledì 5 settembre 2012

Pale Blue Dot

Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita.


L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.

Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.

Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto
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Carl Sagan - Astronomo

fonte: http://qualcosanonva.wordpress.com/

mercoledì 25 aprile 2012

Ricercatori giapponesi: a maggio il campo magnetico del sole sarà quadripolare

Il nostro sole sta mostrando particolari alterazioni che i ricercatori faticano a comprendere, uno studio recente dell'Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone in collaborazione con la Riken research foundation, indica che la corrente attività delle macchie solari è simile a quella del minimo di Maunder del 17° secolo.
Se la tendenza continuerà in questo senso, il polo nord solare potrebbe completare l'inversione a maggio 2012 e questo produrrebbe una struttura magnetica quadripolare sul sole, con due poli vicini all'equatore. Durante il Maunder Minimum si stima che le temperature si siano abbassate di circa 2.5° rispetto a quelle della seconda metà del 20° secolo. I ricercatori pensano che stia avvenendo ora qualcosa di simile. Circa ogni 11 anni il campo magnetico del sole si inverte completamente. Chiaramente il sole ha un campo magnetico molto complesso e i suoi componenti vanno identificati precisamente, per capire come e quando si invertirà e sarà anche il momento di massima attività, il "massimo solare". Al momento, la polarità a nord del sole sembra vicina a zero, mentre la polarità a sud sta appena iniziando a diminuire. "Prorpio ora c'è uno squilibrio tra i poli nord e sud", dice Jonathan Cirtain, scienziato dello spazio per il Marshall Space Flight Center della NASA. "Il nord è già in transizione, molto più avanti del polo sud e non capiamo perchè." Gli scienziati hanno predetto che la prossima inversione sarà a maggio 2013, ma l'osservatorio spaziale Hinode ha scoperto che il polo nord del sole ha iniziato l'inversione circa un anno prima di quanto atteso, mentre non ha rilevato modifiche notevoli al polo sud. Il team di ricerca internazionale guidato da Saku Tsuneta, professore al NAOJ, ha eseguito osservazioni con Hinode dal settembre 2008 ad oggi. Quali altre soprese dobbiamo aspettarci dalla nostra stella? Fonte: http://www.messagetoeagle.com/sunfourpoles.php

lunedì 17 ottobre 2011

Il pianeta Sedna. (Di Ennio La Malfa)

Era l'anno 1976, allora Accademia Kronos non esisteva con questo nome ma come Kronos 1991. Questa associazione era già famosa in Italia con i suoi 24.000 iscritti ed era, grazie ad alcuni servizi stampa internazionali, conosciuta all'estero, in particolare in America Latina.


A Ronciglione, in provincia di Viterbo, dove abitavo ed abito, un giorno giunse una coppia di giovani dalla Columbia. Cercavano proprio me quale referente di Kronos 1991. Lui era un laureato in antropologia e lei in fisica. Erano giunti da me, inviati da un gruppo di studiosi di astroarcheologia del Messico (non ricordo più il nome dell'organizzazione), perché li aiutassi nella loro missione europea. Ma di quale missione si trattava? Chiesi loro dopo che ci eravamo scambiati i convenevoli. Questi giovani avevano una dettagliata documentazione su una nuova interpretazione del famoso disco del Sole o calendario Azteco di Città del Messico, nonché su alcune letture dei glifi Maya in un tempio del Belize.


Li accolsi e li ospitai per alcuni giorni, poi gli organizzai a Roma una conferenza come mi era stato chiesto. Lei parlava discretamente la nostra lingua per cui era possibile comunicare con le persone che avrebbero partecipato all'incontro. Questi colombiani portavano con loro un messaggio che intendevano diramare a tutto il Mondo attraverso incontri e conferenze con scienziati, intellettuali e anche gente comune. Una impresa molto difficile, soprattutto per il fatto che la loro tesi sembrava molto fantascientifica e poi la loro giovane età: 27 lui e 26 lei (io avevo 30 anni) non davano ulteriore fiducia. Tuttavia per rispetto al loro impegno e per la legge dell'ospitalità accondiscesi ad organizzargli in Italia due appuntamenti-convegni, uno a Roma ed uno a Torino. I due convegni fecero registrare il tutto esaurito, ma i risultati furono deludenti. In effetti questi giovani studiosi, super documentati, asserivano che nel dicembre 2012, secondo l'interpretazione del calendario Maya, e secondo la rilettura del Disco Azteco di Pietra conservato a Città del Messico, un grosso pianeta appartenente ad un sistema solare gemello del Sole sarebbe passato vicino alla Terra si da determinare eventi catastrofici di inaudita violenza fino a mettere a repentaglio la vita di ogni essere, uomo compreso. Ovviamente nessuno, me compreso, pose attenzione più di tanto a quelle affermazioni, tanto più che la scienza ufficiale di allora non ci aveva mai parlato di una stella sorella del Sole, né tanto meno di un altro sistema solare a noi vicino. Questi due ricercatori accennarono ad un pianeta conosciuto nell'antichità con il nome di Hercolubus. Un pianeta grande 4 o 5 volte più della Terra che qualche volta ( ogni cinque mila anni circa ) intersecava con le orbite dei nostri pianeti, portando scompiglio e distruzione. Una testimonianza di questi eventi, secondo loro, era rappresentata dalla cintura degli asteroidi tra Marte e Giove, prova di uno scontro tra i pianeti dei due sistemi solari. Lo stesso Urano, secondo questi giovani, era la testimonianza di questi periodici rimescolamenti tra i pianeti dei due sistemi solari. Urano in effetti pur rispettando il piano delle orbite dei pianeti del nostro sistema solare rotea su se stesso in maniera anomala, con un angolo di 98°, quasi a farci vedere i suoi poli. Un'anomalia inspiegabile rispetto agli altri pianeti, ma che per questi due studiosi era invece la dimostrazione che Urano non apparteneva al nostro Sole ma ad sistema planetario di una stella diversa; pianeta quest'ultimo catturato durante un periodico”rimescolamento”. La carta che conservo ancora, datami da quei giovani nel lontano 1976 è questa che ho passato allo scanner. I sacerdoti-astronomi Maya allora chiamavano il nostro Sole “Ors” e sua sorella “ Tylo”.









Il tutto, però, sembrò una storia irreale, da fantascienza e inevitabilmente fini nel dimenticatoio.



Arriviamo nel luglio del 1999, con mio figlio mi recai a Città del Messico per assistere all'eclisse di Sole più lunga degli ultimi 1000 anni ( un oscuramento totale di circa 7 minuti). Andammo al grande e meraviglioso centro archeologico di Teotihuacan, a 60 Km da Città del Messico, scalammo il tempio del Sole e li attendemmo l'evento.









In quel luogo magico erano convenuti da tutte le parti del Mondo migliaia e migliaia di studiosi, curiosi e soprattutto gruppi di ricerca esoterici. Ebbi occasione di parlare con diverse persone confluite a Teotihuacan per l'eclissi. Chiesi loro perché tutta quella gente proprio li. Mi fu risposto che li il Sole aveva segnato l'inizio del quinto ciclo (la quinta umanità)e li il Sole avrebbe iniziato a lasciare il posto ad un nuovo Sole che avrebbe aperto il sesto ciclo”. In quel momento confesso di averci capito poco, ma un anziano archeologo messicano che avevo conosciuto in quella occasione, mi invitò per il giorno dopo presso il Museo Antropologico di Città del Messico a partecipare ad una conferenza sull'interpretazione del disco del Sole Azteco. -“… così capirai… ”- mi disse. Accettai l'invito e il giorno dopo,alle ore 10, ero nell'ampia sala conferenze del museo che conservava e conserva il grande e misterioso disco solare (vedi la foto).







In quella affollata aula appresi molte cose interessanti, la prima che ricordo è l'interpretazione base del calendario. Gli Olmechi, i Tolteci, gli Aztechi, e i Maya avevano in comune un calendario che era basato su un anno ausiliario di 260 giorni, diviso in 13 mesi di 20 giorni (o in 20 settimane di 13 giorni), che definiva un secolo di 52 anni. L'anno solare era diviso a sua volta in 18 mesi di 20 giorni, più 5 giorni finali. Molta importanza veniva attribuita a tutte le combinazioni di numeri risultanti dalla differenza tra l'anno solare di 360 giorni e quello da loro applicato di 260. La differenza che ne scaturiva, diversa volta per volta a causa di alcune variabili che inserivano, rappresentava la chiave di lettura per interpretare gli eventi astronomici. Su questi complicati calcoli non ci ho capito un granché, tuttavia allora appresi che le società centroamericane a differenza di quelle mediterranee seguivano più che i moti della Luna e del Sole quelli di Venere e di Marte, e molti loro calcoli, legati anche ai grandi calendari di pietra, si rifacevano a questi due pianeti.



Da tutto un insieme di calcoli, complicati ancora oggi, soprattutto i Maya potevano prevedere eclissi solari e lunari con una precisione sbalorditiva. La stessa eclissi solare del giorno prima, secondo questi relatori, era stata prevista un migliaio di anni prima con grande precisione.



Fin qui, a parte la meraviglia per le conoscenze matematiche ed astronomiche di quelle antiche popolazioni, quello che mi lasciò di stucco fu quando si passò all'interpretazione dei bassorilievi racchiusi nei 4 quadrati a fronte della pietra del Sole. Le quattro scene, sempre secondo i relatori, rappresentavano 4 umanità esistite su questo pianeta prima della nostra, tutte distrutte, in ordine, dai giaguari, dal vento, dal fuoco del cielo e, infine, dall' acqua. La quinta umanità, cioè l'attuale, sarebbe stata distrutta da un grande evento cosmico. Ma dov'era la descrizione della nostra umanità? Era segnata sul bordo del disco. L'evento della distruzione di questa umanità ( dopo la nostra, sempre nella descrizione del disco solare, ci dovrebbero essere altre 2 umanità, dopodichè il Sole che ci alimenta dovrebbe morire) è indicato sui glifi Maya che si trovano in alcune piramidi dello Yucatan. Secondo questi relatori, visto che il calendario Maya si interrompe nel dicembre del 2012, in quella data dovrebbe avvenire l'evento astronomico catastrofico.



Alla fine della conferenza chiesi spiegazioni più dettagliate su quanto era stato detto; non tutti mi convinsero, però ad un certo punto sentii parlare di un corpo celeste, “il giustiziere” da alcuni definito, che aveva interferito nel passato, almeno altre 2 volte, con il nostro sistema solare e il suo nome pronunciato in uno spagnolo-americano era:“ Hercolubus”. A quel punto fui pervaso da un senso di stupore, io quel nome l'avevo già sentito ed era quello che 20 anni prima mi avevano detto i due giovani colombiani.



Tornato in Italia ne parlai ad amici e persone che conoscevano da tempo questa storia e tutti ne rimasero colpiti, ma come sempre vanno le cose anche questa volta, passati uno o due anni, tutto ricadde nell'oblio.



Un po' di tempo dopo un mio caro amico mi venne a trovare e mi regalò un libro, che era uscito già da qualche anno, ma che io non conoscevo: “Il dodicesimo pianeta”. Questa opera tradotta in molte lingue oggi è diventata per moltissime persone la nuova bibbia, in essa si narra di un popolo, gli Annunaki, abitanti di un gigantesco pianeta esterno al nostro sistema solare, immerso nella nube di Oort ( da dove nascono le comete) che ogni 3.600 anni si dovrebbe avvicinare con la sua lunga orbita al nostro pianeta. Gli annunaki, popolo scientificamente e tecnologicamente molto evoluto, sarebbe giunto sulla Terra circa 400.000 anni fa per estrarre i nostri minerali. Allora la Terra era popolata da ominidi, la cui intelligenza era appena superiore a quella delle scimmie, ma attraverso interventi di ingegneria genetica, gli abitanti di Nibiru, questo il nome del grande pianeta, crearono l'uomo sapiens, cioè noi. Fecero tutto questo per utilizzarlo come servitore, in particolare come minatore. Gli annunaki diedero l'avvio ai miti e alla nascita degli dei. Poi, prima di un grande cataclisma che avrebbe sconvolto la Terra , forse legato al diluvio universale, tutti gi annunaki tornarono definitivamente su Nibiru. Successivamente, dopo il cataclisma, ritornarono sulla Terra, ma non più in massa, solo qualche piccolo gruppo, tanto da continuare ad alimentare la leggenda degli dei. Questa storia fu scritta da Zacharia Sitchin, ebreo di origine russa, vissuto moltissimo in Israele. Giornalista, astronomo e archeologo. Il libro fu scritto a seguito di un interessante ritrovamento fatto nell'antica Mesopotamia, nelle terre dei Sumeri. Furono trovate tra il 1950 e il 1960 delle tavolette d'argilla con raffigurazioni di corpi celesti, di orbite e altre informazioni astronomiche, impensabili per quell'epoca. Quasi tutte le tavolette d'argilla analizzate parlavano alla fine di “Un signore del cielo”, una divinità del cielo che a volte “transitava” vicino al nostro mondo. Queste informazioni avrebbero successivamente ispirato a Sitchin la storia di Nibiru o del dodicesimo pianeta. In effetti dallo studio successivo effettuato da astronomi ed archeologici negli USA queste tavolette rappresentano il nostro sistema solare, ma con un pianeta in più.



Debbo dire che la lettura di questo libro mi turbò, mi fece riflettere…Mi chiesi: ”e se ci fosse alla fine, seppur in minima parte, una qualche base di verità?” Del resto anche il grande astronomo Tom Van Flanden ha sempre affermato che oltre la nube di Oort ( per alcuni confusa con la fascia di Kuiper, che è più all'interno nel Sistema Solare) potrebbe celarsi un pianeta sconosciuto.



Intanto grazie al telescopio orbitante Hubble a partire dal 1995 cominciava la scoperta di nuovi giganteschi pianeti extra solari, ad oggi siamo arrivati a 300 nuovi corpi celesti scoperti, di cui alcuni, in verità meno di una decina, un pò più grandi della Terra, gli altri invece grandi anche tre o cinque volte il nostro Giove.



Nel 1999 scienziati delle università USA ( Open Univerity e University of Louisiana) che studiavano da anni il viaggio di allontanamento dal sistema solare di due sonde terrestri lanciate negli anni '70, annunciarono alla stampa mondiale: - “ una forza misteriosa, generata da un grande oggetto invisibile, rallenta il viaggio delle sonde terrestri in uscita dal sistema solare; la stessa che, probabilmente, era ed è responsabile della deviazione delle orbite cometarie…”-



Nel contempo la NASA presentò un rapporto ufficiale, sintesi di osservazioni del grande telescopio Hubble, di varie missioni di satelliti e dello studio all'infrarosso di alcuni telescopi terresti , che avvaloravano la scoperta del presunto nuovo pianeta. Questo un passaggio del rapporto: - il corpo misterioso rilevato per la prima volta dall' IRAS disterebbe solo 80 miliardi di Km dal Sole e potrebbe trovarsi in fase di avvicinamento alla Terra. In particolare è stato captato due volte dal telescopio ad infrarossi e i dati raccolti mostrano che nel periodo di sei mesi si è spostato di poco dalla sua traiettoria. Ciò evidenzia che non si tratta d'una cometa, poiché una cometa non può avere una dimensione di 5 x la Terra ed, in ogni caso, si sarebbe spostata maggiormente. E' possibile quindi che si tratti di un nuovo pianeta, del pianeta X che gli astronomi hanno, finora, cercato invano .-



Anche in Italia nel 2003, riviste scientifiche hanno cominciato a parlarne, la prima “Newton”per finire con “Le Scienze”.



Questa scoperta astronomica, se tale sarà confermata, mi inquieta, e questo perchè paradossalmente si sovrappone alla legenda di Niburu o di Marduk. Il corpo celeste errante che periodicamente, provenendo dai confini del nostro sistema solare, dovrebbe intersecare anche con l'orbita del nostro pianeta, apportando disastri inimmaginabili. Il pianeta X, secondo Zecharia Sitchin, era già conosciuto dai popoli mesopotamici, in particolare dai Sumeri.



Storia questa, come abbiamo già detto, scritta su alcune tavolette d'argilla e bassorilievi oggi conservati nei musei di Berlino, di Parigi e di Bagdad.



La mitica opera epica babilonese, antesignana della Bibbia, conosciuta come Gilgamesh, secondo molti studiosi non sarebbe altro che una allegoria cosmogonica in cui descriverebbe la formazione del sistema solare, del nostro pianeta e la nascita della vita sulla Terra, fino a giungere alla narrazione del grande diluvio universale. Marduk, uno dei principali eroi dell'opera, non sarebbe altro che il decimo pianeta o dodicesimo ( in questo caso calcolando come corpi celesti anche il Sole e la Luna ) che scontrandosi con la dea madre Tiamat consentì la nascita del nostro pianeta.



Tuttavia dal 1999 ad oggi, possibile che questo nuovo pianeta non sia stato ancora scoperto e fotografato? Un mistero che gli stessi scienziati non riescono a spiegare a meno che…….a meno ché questo grande pianeta non appartenga al nostro sistema solare, ma ad uno vicino, la cui orbita è legata più ad un'altra stella che non alla nostra, per cui ora si avvicina ed ora si allontana, vanificando in questo modo tutti i modelli matematici costruiti sulle rette di forza attrattive del nostro Sole. Nel 1999 la NASA captò questo corpo celeste che forse in quei mesi si trovava nel suo afelio rispetto alla stella madre. Tornerebbe a”pennello” allora la teoria di circa 30 anni fa esposta da quei due giovani ricercatori: l'esistenza di un altro sistema solare a noi vicino, ma ancora sconosciuto forse a causa di una stella poco luminosa o di una nana bruna celata dalla stessa nube di Oort.



Anche qui supposizioni, teorie, fantasia. Perplessità per molti, me compreso. Poi il colpo di scena! La recente scoperta di Sedna un pianetino della classe di Plutone ha rimesso tutto in discussione.







Sedna, un po' più piccolo di Plutone, ha un'orbita anomala relativamente a quelle dei corpi celesti che orbitano intorno al nostro Sole. Su questo aspetto fino ad oggi si sono formulate molte ipotesi, le più accreditate al momento sono due. La prima, nata da uno studio compiuto da Hal Levison e Alessandro Morbidelli dell' Osservatorio della Costa Azzurra di Nizza , è che Sedna si sarebbe formato attorno ad una nana bruna circa 20 volte meno massiccia del Sole, e sarebbe stato catturato dall'attrazione gravitazionale del nostro astro quando la nana bruna ha attraversato il sistema solare. Un'altra invece ipotizza che il nostro Sole ha una compagna che insieme formerebbero un sistema binario di astri che ruoterebbero intorno ad un unico centro, come del resto se ne incontrano moltissimi nello spazio. Questa ipotesi della sorella del Sole battezzata Nemesi è vecchia quasi da quando abbiamo abbandonato il sistema Tolemaico a favore di quello Copernicano. A rilanciare l'idea del doppio sole sono stati recentemente i proff. Richard Muller dell'Università di Berkeley e Daniel Whitmire dell'università della Luisiana. “ L'orbita di Sedna è inusuale: perché è molto ellittica e possiede un angolo elevato rispetto all'eclittica, cioè l'orbita su cui ruota la maggior parte dei pianeti del nostro sistema solare” - Ha spiegato Muller. –“ La possibile spiegazione è che il pianetino sia influenzato dalla presenza di una stella compagna del Sole ” Muller continua: -“ Abbiamo studiato Sedna in modo approfondito. E pensiamo che la sua orbita ellittica sia causata non tanto da un passaggio lontano nel tempo di una stella, bensì di un astro che oggi è relativamente vicino al Sole” -







Se quest'ultima tesi fosse confermata allora dovremmo rivedere profondamente tutte le nostre conoscenze scientifiche legate al nostro sistema solare. Ma quale sia questa compagna del Sole è un mistero. Potrebbe essere una stella ormai spenta, difficilissima da individuare, oppure una stella ancora viva ma con un'orbita molto complessa capace di sfuggire ad ogni osservazione astronomica.



Tutto questo ci insegna che l'uomo è ancora ai primi passi nella conoscenza del cosmo. La scienza e la tecnologia che da qualche decennio procedono con grandi passi forse in futuro ci aiuteranno a svelare questo nuovo mistero. E se poi scoprissimo definitivamente che il nostro sistema solare è binario, che oltre al Sole abbiamo un' altra stella vicino a noi con tutta la sua coorte di pianeti e satelliti? Allora dovremmo credere anche alle tavolette sumeriche, al disco del Sole Azteco, al calendario Maya, al kalyuga indiano, al terzo segreto di Fatima e a tante altre predizioni che parlano, guarda caso di tre giorni di completa oscurità, della luna rossa sangue e del mare che diventerà terra e la terra mare. Insomma se fosse così dovremmo cominciare a preoccuparci. Se le vecchie predizioni fossero giuste allora dovremmo prepararci a vedere questa nostra umanità, la quinta secondo i maya e gli aztechi, finire. A quel punto non ci resterebbe che sperare che la nuova umanità che dovesse sorgere dalle nostre ceneri, possa essere migliore. Una umanità senza più sentimenti di odio e di morte, non più legata a valori vacui e materiali, ma aperta ad una nuova dimensione, quella proiettata verso la conoscenza, quella vera. Ciò farebbe dell'uomo un abitante illuminato del cosmo e non più un piccolo cattivo e sporco omuncolo di un piccolo mondo azzurro confuso tra miliardi di altri pianeti vivi dell'Universo.

Fonte: http://andromedawaked.blogspot.com/2011/10/il-pianeta-sedna-sedna-un-piccolo.html

venerdì 16 settembre 2011

NASA: scoperto il pianeta con due Soli

La scoperta, eccezionale dal punto di vista astronomico, è quella che il telescopio Keplero ha individuato il "primo" pianeta in orbita in sistema stellare binario. Ecco i risultato della conferenza stampa organizzata dalla NASA e di abbiamo dato notizia qualche ora fa.


Ecco il testo riportato dall'agenzia di stampa ANSA di oggi:

Come in Guerre Stellari, esiste davvero un pianeta con due soli, come Tatooine. Lo ha visto il cacciatore di pianeti della Nasa, il telescopio spaziale Kepler, e questo mondo alieno si trova solamente a 200 anni luce dalla Terra. Il risultato è annunciato su Science da un gruppo di ricerca coordinato dall'americano Laurance Doyle, del Seti Institute.

Chiamato Kepler-16b (vedi immagine in apertura articolo), è il primo pianeta che orbita intorno a due stelle ad essere osservato direttamente e dimostra quanto possano essere diversi i pianeti della Via Lattea.

Sebbene si sospettasse da tempo l'esistenza di pianeti che orbitano intorno a due astri, è la prima volta che uno di questi viene visto mentre transita davanti alle sue stelle. ''E' il primo esempio, confermato senza ambiguità, di un pianeta circumbinario, cioe' di un pianeta che orbita intorno a due stelle'', ha osservato uno degli autori, Josh Carter, del Centro per l'Astrofisica Harvard-Smithsonian. ''Ancora una volta - ha aggiunto - scopriamo che il nostro Sistema Solare è solo un esempio della varietà di sistemi planetari che la natura può creare''.

Distante 200 anni luce dalla Terra, il pianeta e' stato scoperto monitorando la brillantezza di 155.000 stelle ed è stato sorpreso mentre transitava davanti ai suoi soli, eclissandoli parzialmente. Il sospetto che il sistema potesse ospitare il pianeta è venuto dallo studio della brillantezza delle due stelle: gli astronomi hanno notato che la luminosità di queste si indeboliva a intervalli irregolari, anche quando nessuna delle due eclissava l'altra. I ricercatori sono cosi' andati a caccia di un terzo corpo celeste, che potesse causare il fenomeno transitando davanti a entrambe le stelle.

Il pianeta Kepler-16b è un gigante gassoso grande quanto Saturno, anche se più denso e non si pensa possa ospitare forme di vita. Questo mondo extrasolare simile al Tatooine della saga di Guerre Stellari impiega 229 giorni per orbitare intorno alle due stelle, dalle quali dista circa 100 milioni di chilometri: una distanza confrontabile a quella che separa Venere e il Sole. Le stelle del sistema che ospita il pianeta appartengono a un sistema binario e sono entrambe più piccole e fredde del Sole, con una massa, rispettivamente, pari al 20% e al 69% della massa della nostra stella. Per questa ragione la superficie del pianeta dovrebbe essere molto fredda, si calcola sia compresa fra -73 e -100 gradi. Secondo i ricercatori il pianeta si sarebbe formato nello stesso disco di polveri e gas dal quale sono nate le due stelle.

Fonte: http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2011/09/15/visualizza_new.html_703047143.html

lunedì 16 maggio 2011

Alla ricerca di segnali dai pianeti simili alla Terra

Astronomi dell'Università della California, Berkeley, stanno dirigendo un radio telescopio per rilevare segnali di vita extraterrestre su 86 pianeti simili alla Terra. La ricerca ha avuto inizio sabato 8 maggio 2011, quando il Robert C. Byrd Green Bank Telescope (ndr vedi immagine sopra) - il più grande radio telescopio orientabile al mondo - dedicò un ora ad otto stelle con possibili pianeti.


Il colossale "piatto" raccoglierà ogni 24 ore dati su ognuno dei pianeti, che sono stati segnalati da un elenco di 1.235 pianeti individuati dal telescopio spaziale della NASA Keplero.

"Non è assolutamente certo che tutte queste stelle abbiano sistemi planetari abitabili, ma sono luoghi molto buoni per cercare gli extraterrestri", ha dichiarato Andrew Siemion, ricercatore presso la UC di Berkeley.

Un altro ricercatore, il dottor Dan Werthimer ha dichiarato: "abbiamo scelto pianeti con buone temperature - tra zero e 100° Celsius - perchè ci sono molte più possibilità affinchè ospitino la vita".

Dopo aver puntato la stella da setacciare, la ricerca verrà estesa nell'intero campo di Keplero per i segnali provenienti da altri pianeti oltre gli 86 stabiliti.

"L'analisi completa dei segnali intelligenti potrebbe durare un anno", ha affermato Werthimer.

"Se si estrapolassero i dati da Keplero, ci potrebbero essere circa 50 miliardi di pianeti nella Galassia", ha detto.

Werthimer conclude affermando che "è davvero eccitante essere in grado di guardare a questo primo gruppo di pianeti simili alla Terra".

Fonte: http://www.centroufologicoionico.com/articoli/astronomia-esobiologia/626-86-pianeti-per-cercare-gli-extraterrestri

mercoledì 4 maggio 2011

Super -Terra scoperta intorno ad una stessa visibile ad occhio nudo

Una delle prime stelle di cui si seppe che ospitava dei esopianeti fu 55 Cancri. Il primo pianeta in questo sistema fu scoperto nel 1997 e oggi sappiamo che questa stella ospita almeno 5 pianeti, il più interno dei quali, 55 Cnc e, è stato recentemente visto transitare, il che ci ha fatto scoprire moltissime cose nuove a riguardo.


55 Cnc è un sistema molto interessante da tanti punti di vista. Prima di tutto è distante soltanto 41 anni luce da noi; poi è composto da una stella primaria nana gialla in orbita insieme ad una nana rossa distante 1000 Unità Astronomiche. Il sistema planetario si trova entro la sua orbita. La stella primaria è poco sopra i 6 gradi di magnitudo, il che vuol dire che è visibile anche a occhio nudo, se le condizioni atmosferiche sono buone.

Uno dei pianeti che orbita all’interno di questo sistema, 55 Cnc e, è stato scoperto con un sistema chiamato “misurazione della velocità radiale” nel lontano 2004. A quel punto, si misurò un periodo orbitale di 2.8 giorni per il pianeta, ed una massa minima di 14.2 masse terrestri. Tuttavia, nel 2010, Rebekah Dawson e Daniel Fabrycky del Centro per l’Astrofisica dell’Università di Harvard, hanno dimostrato che le misure erano sbagliate e che in realtà il tempo in cui il pianeta orbita la propria stella è di soli 0.7365 giorni.

Uno dei risultati di questa indagine è stata la scoperta che il pianeta orbita in realtà molto vicino alla sua stella. Questo calcolo più preciso dei dati rilevati con la misurazione della velocità radiale (che misura i leggeri spostamenti della stella causati dall’influenza gravitazionale di un corpo che le orbita intorno) ha permesso di aumentare la probabilità di trovare un pianeta che transita dal 13% al 33%. Così, un team guidato da Joshua Winn del Massachusetts Institute of Tehcnology è andato alla ricerca di questo pallido possibile transito.

Alla fine il transito è stato rilevato è pubblicato in una ricerca su Arxi.org. Ma mentre la stella stessa è una delle più brillanti tra quelle che posseggono pianeti intorno, di cui siamo a conoscenza, l’eclissi causata dal transito è ben lontano dall’essere visibile senza un osservazione molto precisa, dato che cambia soltanto 0.0002% (uno dei cambiamenti più bassi conosciuti). Le osservazioni del transito confermano le correzioni fatte da Dawson e Fabrycky e aggiunge nuove informazioni riguardo a questo misterioso corpo.

Dato che sappiamo sia il raggio che la massa, è stato possibile stimare la struttura del pianeta e trovare che ha una massa di 8.57 ± 0.64 masse terrestri. Il raggio è di 1.63 ± 0.16 raggi terrestri, e ha una densità che è 10.9 ± 3.1 g cm-3 (la densità media della Terra è di 5.515 g cm-3). Questi dati piazzano questo pianeta densissimo, ben dentro la categoria delle super-Terre rocciose.

Il team ha anche esplorato la possibilità che il pianeta possa o meno avere un atmosfera, data la vicinanza alla sua stella (si trova infatti a solo 3 volte il raggio della stella stessa). Ad una distanza così piccola, il pianeta sarà molto probabilmente bloccato dalla forza di marea, e mostrerebbe sempre la stessa faccia alla stella. Dato anche un albedo tipo dei pianeti rocciosi, la temperatura media dovrebbe essere di circa 2.700°Celsius. Se il pianeta avesse un modo (come una leggera atmosfera) per ridistribuire questo calore, allora potrebbe scendere fino a 1.826°Celsius. Ad ogni modo, un pianeta di questa massa avrebbe molta difficoltà nel trattenere qualsiasi forma di atmosfera gassosa. Comunque il team spiega che potrebbe essere possibile che una forte attività vulcanica sia in grado di creare una sottilissima atmosfera di composti molecolari.

Gli autori concludono la ricerca dicendo che : “c’è un particolare piacere nel guardare una stella visibile a occhio nudo, e sapere con esattezza la massa ed il raggio di un piccolissimo pianeta che le orbita davanti ogni 0.7 giorni.

Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2011/05/03/super-terra-densissima-scoperta-intorno-a-stella-visibile-ad-occhio-nudo/#more-4113

lunedì 21 marzo 2011

Esopianeta potrebbe avere un’atmosfera ricchissima in metalli

Ad una prima occhiata, l’esopianeta GJ 1214b sembrerebbe soltanto un altro esempio della crescente categoria di pianeti cosi detti “super-Terre”. Scoperto grazie al MEarth Project, nel 2009, GJ 1214b orbita intorno ad una nana di classe M, nella costellazione di Ofiuco, in un orbita molto stretta che la porta a fare il giro intorno alla propria stella ogni 1.6 giorni.


L’anno scorso, questo esopianeta diventò la prima super-Terra dove gli scienziati erano riusciti ad identificare un elemento preciso nell’atmosfera. Si trattava di vapore acqueo! Adesso, grazie a nuove indagini fatte dallo stesso team di allora, sono state scoperte altre nuove caratteristiche dell’atmosfera di questo esopianeta.

Precedentemente il team aveva suggerito che le loro osservazioni potevano potenzialmente essere spiegate da due ipotetici modelli planetari. Nel primo modello, il pianeta potrebbe essere coperto da uno strato di idrogeno ed elio, ma la mancanza di caratteristiche tipiche dell’assorbimento della luce nello spettro dell’atmosfera ha suggerito che questo non era il caso, a meno che questo strato non fosse nascosto sotto un altro spesso strato di nuvole. Comunque, dai dati disponibili per adesso, non erano mai riusciti ad escludere questa possibilità del tutto.

Combinando le vecchie osservazioni con le più recenti fatte con il MEarth Observatory, il team adesso spiega di essere riuscito ad escludere questo scenario con una fiducia intorno a 99.99%. Il risultato è che il rimanente modello, che prevede la presenza di altissime quantità di metalli(in astronomia si parla di elementi metallici nel caso di tutti quelli che non sono idrogeno ed elio) è quello più plausibile. Il team continua anche a sopportare la loro prima conclusione che prevede un’atmosfera che contiene almeno 10% vapore acqueo. Grazie a queste nuove osservazioni, la sicurezza di questa ipotesi è del 99,7%. Mentre la presenza del vapore acqueo potrebbe dare l’impressione di un posto invitante, come una giungla tropicale, il team predice che il pianeta dovrebbe avere una temperatura media di 279,4°C.

Se da una parte queste scoperte sono storie molto interessanti legate all’atmosfera di questo pianeta, la prevalenza di elementi pesanti potrebbe darci tanti indizi anche sulla struttura geologica del pianeta e magari la sua storia. I modelli planetari legati alla sua atmosfera suggeriscono che, almeno per i pianeti di questa massa e temperatura, ci possono essere due scenari di formazione. Nel primo caso, l’atmosfera è direttamente nata durante la formazione del pianeta. Tuttavia, questo indicherebbe un’atmosfera ricchissima di idrogeno, ma cosi non è. La seconda ipotesi, è che il pianeta si sia formato molto lontano, ai confini del sistema stellare a cui appartiene, ma che sia poi migrato per qualche motivo verso l’interno. In questo modo, se prima era solo una palla di ghiaccio, con tutto il calore ricevuto dalla vicinanza alla propria stella, è diventato un pianeta con una ricchissima atmosfera, creata dalla sublimazione del ghiaccio che preservava sulla propria superficie.

Oltre alla propria ricerca intorno alle caratteristiche dell’atmosfera di questo pianeta, il team ha anche analizzato i movimenti dell’orbita del pianeta, alla ricerca di piccole vibrazioni che indicherebbero la presenza di altri corpi vicini. Per adesso non c’è stato alcun risultato in questo senso.

Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2011/03/17/esopianeta-potrebbe-avere-unatmosfera-ricchissima-in-metalli/#more-3594

domenica 20 marzo 2011

È il momento di Mercurio, inizia l'esplorazione del primo pianeta del nostro sistema solare

Dopo sei anni di viaggio, la sonda Messenger è la prima a entrare nell'orbita di Mercurio. In questi giorni il pianeta raggiunge la miglior posizione per farsi ammirare nel cielo.


Prende il via così l'esplorazione di un mondo sconosciuto. Che proseguirà con la missione BepiColombo dell'ESA. L’occhio di bue finalmente illumina il primo pianeta, a lungo rimasto nell’ombra. Ora tocca a Mercurio. Il 17 marzo la sonda MESSENGER della NASA entra nell’orbita, dopo aver solcato per sei anni tutto il Sistema solare interno. Comincia l’era dell’esplorazione di Mercurio, visitato solo di sfuggita in passato, più di 35 anni fa, dalla sonda Mariner 10. Il momento d’oro del “messaggero degli dei”, nella mitologia romana, comincia sotto i migliori auspici. Proprio in questi giorni, infatti, il piccolo pianeta generalmente troppo vicino al Sole per essere visibile, raggiunge la sua miglior posizione nel cielo e può essere ammirato dopo il tramonto, sopra l’orizzonte, in direzione ovest. Il 22 marzo è il miglior giorno del 2011 per vederlo brillare. Intanto, i sette strumenti a bordo di MESSENGER si preparano a raccogliere nuovi e inediti dati, non appena la sonda si sarà posizionata lungo l’orbita allungata (compiendo un giro ogni 12 ore e raggiungendo, nel punto più vicino, la distanza minima di 200 chilometri e nel punto più lontano, la distanza massima di 15 mila chilometri). Ma questo è solo l’inizio. Nel 2014, arriverà BepiColombo: missione tra le più ambiziose dell’ESA, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), che vede l’Italia fortemente coinvolta. “BepiColombo sarà una missione ben più complessa di MESSENGER, con due satelliti separati: uno dedicato all’ambiente che circonda Mercurio (radiazione solare, campo magnetico, vento di particelle), e l’altro interamente rivolto al pianeta stesso (superficie, topologia, struttura interna)”, anticipa Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana e PI dello strumento SIMBIO-SYS, uno dei quattro esperimenti di Bepi Colombo che coinvolgono la comunità scientifica italiana (insieme all’accelerometro ad alta sensibilità ISA, l’esperimento di radioscienza MORE, e strumento SERENA per lo studio dell’ambiente particellare). “La reciproca collaborazione tra i gruppi scientifici di lavoro su MESSENGER e BepiColombo produrrà una cascata di dati. Con finalmente darà una visione esaustiva del pianeta”.
L’entrata in orbita di MESSENGER segna il fischio d’inizio. “Nessuna sonda ha mai osservato stabilmente Mercurio. Da ora in poi sarà possibile acquisire immagini dell’intera superficie, come non l’abbiamo mai vista, e fare misurazioni precise”, afferma Gabriele Cremonese, astronomo dell’INAF-OA di Brera, che insieme al suo gruppo di ricerca collabora già con la NASA all’elaborazione dei dati di MESSENGER.
Come mai questo rinnovato interesse per Mercurio? “È il pianeta più vicino al Sole, è importante conoscere la sua struttura interna per comprendere meglio le fasi iniziali dell’evoluzione del Sistema Solare”, risponde Cremonese. “Inoltre, conoscere meglio i nostri pianeti ci aiuta a interpretare le scoperte sui pianeti extrasolari. Mercurio, in particolare, è emblematico: un pianeta molto vicino alla sua stella, caldissimo, roccioso, denso, estramente interessante come modello di confronto con esopianeti simili”.


Di stranezze, Mercurio, ne ha parecchie e gli scienziati hanno deciso di vederci chiaro. Pur essendo il mondo più vicino al Sole, con temperature superficiali che arrivano a 500 °C, potrebbe avere il ghiaccio ai poli. Inoltre, ha un gigantesco nucleo di metallo che occupa quasi interamente la struttura interna. Un antipasto delle sorprese scoperte che ci aspettano ci è stato già servito nei mesi scorsi, quando su Science ricercatori NASA, in collaborazione con Cremonese e colleghi, hanno annunciato la scoperta di attività vulcanica recente su Mercurio, osservata nel corso dei fly-by di avvicinamento della sonda. Prossimi aggiornamenti attesi per l’11 maggio, nel corso del team meeting della NASA.

Fonte: www.media.inaf.it/2011/03/16/e-il-momento-di-mercurio/

lunedì 24 gennaio 2011

UFO, astronauta ESA: «Sì, abbiamo visto cose inspiegabili»

Bisogna ammetterlo: non passa giorno in cui non si parli, nel bene o nel male, del fenomeno UFO e dell’esistenza di vita intelligente oltre quella terrestre. Stiamo assistendo ad una vera e propria escalation in termini di confessioni, rivelazioni, dichiarazioni, testimonianze, interviste, foto e filmati, tutti incentrati su eventi apparentemente inspiegabili e collegabili all’Ufologia.




Oggi è il turno di Jean-François Clervoy, astronauta francece in forza all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) dal 1992. La sua ultima esperienza spaziale risale al 1999, con la missione STS-103 il cui obiettivo era la riparazione del telescopio spaziale Hubble.

In una intervista pubblicata dall’edizione spagnola dell’ABC, l’astronauta ha raccontato delle missioni spaziali passate e in corso, soffermandosi sulle motivazioni che hanno spinto (apparentemente) la NASA a “tralasciare” la Luna e spiegando che per l’Agenzia Spaziale Americana esistono luoghi più interessanti da esplorare, come Marte e gli asteoridi. Inoltre, esistendo una cooperazione internazionale per le missioni in progetto, il contributo europeo è fortemente vincolato dalle scelte e dalle strategie degli Stati Uniti e Russia.

Nella chiacchierata con l’astronauta, lo stesso ha esposto un ambizioso progetto, un suo sogno: la realizzazione di una stazione orbitante visitabile, in orbita geostazionaria attorno la Terra, a 36.000 chilometri di quota. “L’Europa – dichiara – ha la tecnologia e la capacità per realizzare questo progetto”.

Passiamo alla interessante rivelazione. Alla domanda se gli astronauti avessero visto, durante le missioni spaziali, qualcosa che non hanno potuto spiegare, Clervoy ha risposto: “Si, c’è qualcosa. A volte ci sono cose che vediamo e che non riportiamo, resta un segreto. Naturalmente sono questioni che entrano in gioco con la sicurezza. Molto spesso non viene divulgato nulla perchè si può essere fraintesi, pregiudicando l’immagine e la carriera, oppure giudicati come se si fosse commesso un errore”.

Parole che certamente non vanno sottovalutate e che vanno a sommarsi alle tante dichiarazioni (fondate o meno) di coloro che, negli ultimi decenni, hanno vestito un ruolo ufficiale in campo militare e scientifico.

Fonte:http://www.newnotizie.it/2011/01/12/ufo-astronauta-esa-%C2%ABsi-abbiamo-visto-cose-inspiegabili%C2%BB/

mercoledì 27 ottobre 2010

Astronomo cinese dichiara reale l'origine extraterrestre degli Ufo

Ci saranno "Grandi eventi" di natura aliena, tra il 2011 e il 2012, con i quali l'umanità avrà a che fare.



E' quanto ha dichiarato un astronomo cinese, il professor Sichao Wang, ricercatore presso la Purple Mountain Observatory (PMO) dell'Accademia Cinese delle Scienze (CAS) a Nanchino, provincia di Jiangsu. La rivelazione del prof. Wang è resa a seguito dei numerosi avvisamenti di cui la Cina è stata recentemente protagonista causando, nella scorsa estate, anche la chiusura di un aeroporto di Hangzhou, capitale della provincia dello Zhejiang, nella Cina orientale. Wang ha iniziato a studiare gli Ufo quasi 40 anni fa, e le sue teorie a riguardo sono oramai note in tutto il mondo. Le parole di questo scienziato sono accompagnate da studi e verifiche sugli avvistamenti Ufo a lui pervenuti da tutta la nazione cinese. Nell'intervista l'astronomo ha condiviso le sue opinioni e i suoi avvistamenti, motivando e spiegando le sue previsioni: "Innanzitutto, vorrei chiarire questa cosa del Grande Evento riguardante gli Ufo. Non credo che si assisterà ad un'invasione aliena, ma il fenomeno diventerà molto più palese, e le manifestazioni di UFO non potranno più essere ignorate dai governi e dalle cariche politiche di tutto il mondo".

Prosegue Wang: "Quello che vi sto dicendo si riferisce a eventi e fatti credibili, sostenuti durante le mie osservazioni. Il fenomeno UFO non può più essere spiegato con la nostra scienza o accreditandolo a meri fenomeni naturali". Infine, conclude il ricercatore: "Credo che il 2011 ed il 2012 saranno degli anni molto attivi! Preparatevi al grande evento!".
Dal 1971 ad oggi, anni in cui l'astronomo ha condotto indagini approfondite e lunghe ricerche sul fenomeno Ufo, lo stesso ha riscontrato che negli anni che terminano con 1, 2 o 7 - come 1971, 1981, 1991, 1982, 1992, 2002, 1977, 1987, 2007 - si sono verificati molti eventi particolari riguardanti gli oggetti volanti non identificati, classificando più di 100 casi molti dei quali inspiegabili.

Dalle dichiarazioni del prof. Wang è chiaro ritenere che gli scienziati non ancora una prova "concreta" sulla natura aliena degli ufo e sull'esistenza di vita extraterrestre (o non è dato sapere), ma è altrettanto plausibile che molti scienziati credono ad una possibile vita aliena. Ciò potrebbe significare che la questione non è più incentrata sull'esistenza o meno degli ufo (intesi come alieni), ma sull'anno del fatidico contatto.

Fonte: http://noiegliextraterrestri.blogspot.com/2010/10/astronomi-cinese-dichiara-reale.html

sabato 18 settembre 2010

14 nuovi oggetti trans-nettuniani

Oltre l'orbita di Nettuno risiedono numerosi oggetti rocciosi e ghiacciati noti come TNO (Trans-Neptunian Objects). Uno di questi, Plutone, è classificato come pianeta nano (non senza molte proteste da parte di astrofili).
In attesa che la sonda New Horizon arrivi nei pressi di Plutone, e contribuisca a svelare parte dei misteri che avvolgono quella regione del nostro sistema solare, un gruppo di astronomi è riuscito ad aggiungere 14 nuovi oggetti trans-nettuniani al catalogo, e promette di aggiungerne a centinaia negli anni a venire.



La ricerca è stata effettuata scavando negli archivi di dati raccolti da Hubble, che ancora una volta si dimostra essere uno degli strumenti astronomici più utili mai realizzati. "Gli oggetti trans-nettuniani ci interessano perchè sono i blocchi rimasti dalla formazione del Sistema Solare" spiega Cesar Fuentes, a capo della ricerca.

La tecnica per individuare questi oggetti, che sono particolarmente oscuri per la poca luce solare che si riflette sulle loro superfici, è molto ingegnosa. Come un TNO orbita attorno al Sole, si muove su un campo stellato, apparendo come una strisciata luminosa in fotografie a lunga esposizione.

Il team ha quindi realizzato un software in grado di elaborare centinaia di immagini alla ricerca di queste tracce luminose, per poi ottenere una conferma diretta e visiva di ogni oggetto proposto come TNO.
Misurando il movimento sulla volta celeste, gli astronomi hanno calcolato l'orbita e la distanza degli oggetti scoperti. Combinando invece la distanza e la luminosità, si è fatta una stima delle dimensioni, che si aggirano tra i 40 ed i 100 chilometri di diametro.

Si sono così scoperti 14 oggetti, inclusi due che formano un sistema binario come Pultone-Caronte. Tutti questi oggetti hanno una magnitudine di 25-27, circa 100 milioni di volte inferiore alle stelle visibili ad occhio nudo.

Contrariamente alla maggior parte dei pianeti, che tendono ad avere una piccola inclinazione sull'eclittica, gli oggetti trans-nettuniani hanno orbite generalmete molto inclinate. E attraverso lo studio delle differenze di inclinazione sull'eclittica si sono ottenute ulteriori informazioni su come questo gruppo di oggetti lontani si sia evoluto nei passati 4,5 miliardi di anni.

Il dato incoraggiante è che la scoperta di questi oggetti è avvenuta analizzando solo una minuscola frazione della volta celeste, pari a circa un terzo di grado quadrato. Ci sarebbero quindi molti altri possibili oggetti oltre Nettuno, probabilmente a centinaia, che ancora attendono di essere scoperti a tutte le latitudini sull'eclittica.

Fonte: http://www.ditadifulmine.com/

domenica 1 agosto 2010

Scienziato: “nella nostra Galassia 140 pianeti come la Terra”. Tace la NASA

La Nasa tace e non conferma, ma lo scienziato Dimitar Sasselov lo dichiara a una conferenza mondiale: secondo i suoi studi e quelli del team che lavora dietro al telescopio Keplero, ci sarebbero 140 pianeti che orbitano nella galassia di dimensioni e probabilmente fattezze simili alla Terra. Scoperte di questo genere aiuteranno, in futuro, a capire origini ed esistenza della vita sugli altri pianeti oltre al nostro. Rispondendo a una domanda vecchia quanto il mondo.



I PIANETI – L’annuncio è stato dato questo mese a Londra, nel corso di un evento organizzato da TED (Technology, Entertainment, Design), dal professore di Harvard, astronomo e fisico, Dimitar Sasselov: secondo lo studioso e i suoi colleghi, ci sarebbero centinaia di pianeti che orbitano nella galassia a somigliare al nostro. Nessuno tra questi è stato ancora verificato con certezza ma tra gli oltre 700 localizzati, almeno 140 avrebbero le caratteristiche per dimensioni e presenza di elementi geofisici tanto da poter parlare di “similitudine con la Terra” e senz’altro di “stesse dimensioni della Terra”, come precisa Sassalov nel video del suo intervento, indicando su un planetario ricostruito i 140 punti e ammettendo che qualsiasi astronomo con gli strumenti in suo possesso potrebbe già riconoscerne almeno sessanta. Impossibile, almeno per il momento, capire se su questi pianeti scorra acqua, ci siano rocce o addirittura esseri viventi. Per fugare ogni dubbio, lo stesso professore spiega che verranno promossi a pianeti simili alla Terra quelli che presentano queste caratteristiche: «un corpo piccolo, dotato di rocce, in grado di orbitare intorno a un sole».

KEPLERO – Le dichiarazioni di Sassalov partono dal lavoro del telescopio Keplero, strumento della missione omonima orchestrata dalla Nasa, che è alla ricerca di pianeti che orbitino intorno a un sole dove vi sia vita – almeno allo stadio primordiale – vicina alla nostra. Giusto un anno fa, il telescopio ha restituito la prima immagine raccolta nella galassia, e al 15 giugno 2010 il telescopio aveva già registrato la presenza di 706 candidati. Proprio lo stadio ancora poco avanzato degli studi avrebbe portato la Nasa a tacere (e ricevere critiche da più parti, Nature incluso), almeno per ora, sulla divulgazione di questi dati così suggestivi. Le fonti ufficiali dichiarano che i risultati completi di questo studio saranno divulgati non prima di febbraio 2011.

Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_luglio_30/pianeti-terra-galassia-eva-perasso_4d800898-9bbf-11df-8a43-00144f02aabe.shtml

Ipotesi lunari

Numerose sono le teorie sulla formazione della Luna che, stando all'astronomia ufficiale, avrebbe 4,6 miliardi di anni. Secondo l'astronomo statunitense W.H. Pickering (1858-1938), questo "calcinato cadavere cosmico" (W. Von Braun) fu strappato dal cuore della Terra.



Anche R. Steiner, nel saggio “Miti e misteri dell'antico Egitto”, sostiene che il satellite e la Terra, eoni addietro, costituivano un unico corpo celeste. Lo scienziato britannico J.H. Jeans (1877-1946) pensò che Selene fosse il risultato dell'aggregazione di frammenti cosmici; il celebre astronomo di Albione, F. Hoyle, (1915-2001), ipotizzò che la Luna fosse stata originata dai frammenti di una stella esplosa.

Il noto cosmonauta sovietico Pavel Popovich (1930-2009) riporta le seguenti informazioni: molto tempo fa, esisteva un pianeta gigante vicino alla Terra, più grande di Saturno, abitato da una civiltà avanzatissima. Alcuni autori di fantascienza chiamano il pianeta Phaeton, altri Moonah. I suoi abitanti sfruttavano l'energia nucleare ed usavano il nostro pianeta come area di test: di conseguenza sul pianeta occorse un'esplosione con tragiche conseguenze. Un frammento di Moonah si staccò e venne catturato dalla Terra, per diventare la nostra Luna.

La Luna, che è l'oggetto astronomico più vicino a Gaia ed il più intensamente studiato, è dopo tanti millenni, ancora un corpo enigmatico: ad esempio, non è chiaro quale sia la genesi dei crateri. Di solito si ripete che i crateri sono dovuti all'impatto di meteoriti, benché alcuni scienziati li attribuiscano all'attività vulcanica. Talbot, però, insieme con gli altri ricercatori che hanno elaborato la teoria dell'universo elettrico, sostiene che la conformazione di queste depressioni circolari e, in particolare, le raggiere di solchi sui bordi evidenziano l'azione di fenomeni elettrici su scala cosmica.

Sono molteplici le singolari manifestazioni osservate sul globo: si va dalle ombre che si muovono ai bagliori di fuoco, come quelli notati il 23 novembre del 1920 nei crateri Funerius e Keplero, dai "segnali luminosi" del cratere Platone, alla trasparenza della Palude del sonno. Qui il suolo selenita appare semidiafano, lasciando intravedere al di sotto un piano opaco. Queste ed altre stranezze sono state raggruppate nell'espressione "fenomeni lunari transienti".

Questi eventi sono osservati da circa un millennio ed alcuni sono stati riferiti da molti testimoni o da scienziati rispettabili. I fenomeni che sono stati osservati variano da nebbie localizzate a cambiamenti duraturi del panorama lunare ed includono nebbie, colorazioni rossicce, verdi, blu o violette, illuminazioni, oscuramenti.

Non manca poi chi afferma, come il documentarista José Escamilla, che il satellite ha un aspetto e colori ben diversi da quelli divulgati dalla N.A.S.A.: non sarebbe, infatti un sasso grigio ed arido, ma un avamposto su cui sorgono basi extraterrestri. Una speculazione? Già lo scrittore Luciano di Samosata, nel suo romanzo "Storia vera", aveva immaginato che la Luna fosse abitata: la sua era solo un'invenzione letteraria, ma l'idea che lassù qualcuno si nasconda sotto i mari e le catene montuose o sulla dark side, non è poi così peregrina, se già il funesto Bush junior progettò di costruire installazioni militari sul satellite.

La fascinazione della Luna è antica quanto l'umanità: simile ad un volto occhiuto, essa sembra scrutare la Terra. La superficie selenita, con aree di colorazione differenti, ha tradizionalmente suggerito l'immagine di un viso umano. Plutarco (I- II sec. d. C.), nella monografia "De facie in orbe Lunae apparente", disquisisce su tale concezione. Nel Medioevo, alcuni videro nel disco splendente la figura di Caino che regge una forca di spine. Dante, seguendo Averroè, aveva attribuito le aree chiare e scure ai "corpi rari e densi", ossia alla diversa densità della materia lunare, ma Beatrice in Par. II, corregge tale convincimento, attraverso una spiegazione di natura teologica.

Di recente, un famoso scrittore ha rinverdito l’eccentrica idea secondo cui la Luna sarebbe una costruzione artificiale, una gigantesca astronave, ospitante un gruppo di perfidi alieni che, da eoni, perpetra una perniciosa manipolazione dell’intera umanità. Questa congettura si incastra con la tesi circa l'artificialità di Phobos e Deimos, i satelliti di Marte, le cui caratteristiche salienti erano state inspiegabilmente divinate da Johnathan Swift nei "Viaggi di Gulliver". L'astrofisico sovietico I. Sklovskij (1916-1985), decenni addietro, suggerì che le lune del cosiddetto "pianeta rosso" non fossero naturali. Una ricerca scientifica, eseguita poco tempo fa, da un'équipe indipendente del Mars Express Radio Science (MaRS), ha concluso che l’interno di Phobos potrebbe essere cavo, proprio come opinò Sklovskij.

Come si può constatare, i misteri selenici sono innumerevoli e qui ho tralasciato anche solo di sfiorare gli ambiti astrologici ed esoterici, il significato mitico e religioso della Luna e di Lilith, the black moon, le tradizioni che legano la rutilante sfera al Sinai etc. Che il nostro satellite sia un mondo artificiale, a guisa della Morte nera, la sinistra stazione spaziale, al centro dell'universo immaginato nella saga cinematografica "Star wars", non è forse una supposizione così... lunare.

Fonti:

Enciclopedia dell’astronomia e della cosmologia, Milano, 2005 s. v. Luna e sotto le voci inerenti agli scienziati
P. Kolosimo, Ombre sulle stelle, Milano, 1966
R. Steiner, Miti e misteri dell’antico Egitto, 1908
http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=4977974539732198049
Fonte: http://zret.blogspot.com/2010/07/ipotesi-lunari.html

giovedì 1 luglio 2010

Segnali extraterrestri trascurati dagli astronomi?

SETI a Lafayette, USA, gli astronomi hanno captato segnali di breve durata e per la loro unicità in natura sono stati trascurati per qualche tempo, ma ora, dopo ulteriori studi che hanno permesso di iniziare a guardare questi segnali unici, si ritiene che essi possano essere di origine e natura extraterrestre.




Dominic Benford e James Benford (Microwave Sciences) affermano che il segnale potrebbe benissimo provenire da una civiltà altamente avanzata inviata nello spazio, pilotato da un segnale di enorme potenza nella gamma dei 190.000 terawatt. La ricerca, alla base di questa scoperta, ha esaminato la possibilità che potrebbe trattarsi anche di una stella pulsar. Ma i loro risultati e conclusioni suggeriscono che il segnale possa essere di origine non naturale, ma possibilmente di natura intelligente. Questa incredibile scoperta, se provata, potrebbe essere quella che tutti stavano aspettando in campo di ricerca di vita extraterrestre. La risposta alla domanda: “siamo soli nell’Universo?” E si potrebbe rispondere che il telefono di E.T. ha squillato per qualche periodo di tempo, ma abbiamo appena perso la chiamata. Fino ad oggi. Come fanno gli osservatori a differenziare un Radiofaro SETI da una pulsar e da altre esotiche sorgenti, alla luce di probabili Radiofari osservabili? Larghezza di banda, larghezza di impulso e la frequenza possono essere caratteristiche distintive. Tali transienti di questo tipo potrebbero essere la prova di civiltà leggermente superiori a noi nella scala Kardashev.

Documento scientifico in Pdf http://lanl.arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1003/1003.5938.pdf
Fonte del documento: http://lanl.arxiv.org/abs/1003.5938

Link che ha riportato la notizia tradotta (dall’inglese) http://beforeitsnews.com/news/85/730/Alien_Signals_Were_Overlooked_By_Astronomers..html

La scala di Kardashev è un metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, proposta nel 1964 dall’astronomo russo Nikolai Kardashev.



Si compone di tre tipi, basati sulla quantità di energia di cui le civiltà dispongono, secondo una progressione esponenziale. L’esistenza delle civilizzazioni descritte è del tutto ipotetica, ma questa scala è stata utilizzata come base di partenza nella ricerca del progetto SETI, e viene utilizzata inoltre nella fantascienza.

Tipo I: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul suo pianeta d’origine (secondo i calcoli che Kardashev aveva proposto inizialmente 4×1012 watt).
Tipo II: civiltà in grado di raccogliere tutta l’energia della stella del proprio sistema solare (4×1026 watt).
Tipo III: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia della propria galassia (4×1037 watt).
La civiltà umana sarebbe pertanto una civiltà ancora di “Tipo 0″, in quanto utilizzerebbe solo una frazione dell’energia totale disponibile sulla Terra.

Carl Sagan ha definito un metodo per calcolare, a partire dai tipi iniziali, anche i decimali, per mezzo della seguente formula:K=log10W-6/10 nella quale K rappresenta il livello di civiltà della scala e W i watt utilizzati. Secondo questo metodo la civiltà umana sarebbe ad un livello di 0,7.

Secondo Kardashev la Terra nel 1964 avrebbe potuto percepire la presenza di una civiltà di tipo III sotto forma di emanazioni di onde radio o di fasci laser. Nel 1965 ritenne di aver intercettato uno di questi segnali nella radiogalassia CTA 102 e la notizia venne pubblicata con grande risalto dall’agenzia Tass, ma in seguito apprese che pochi giorni prima un astronomo olandese, Maarten Schmidt aveva identificato il segnale come l’emissione di un quasar. In seguito Iosif Shklovsky, principale collaboratore di Kardashev, giunse alla conclusione che una civiltà di tipo III non potrebbe che autoestinguersi, secondo il concetto della singolarità tecnologica. Jack Cohen e Ian Stewart hanno sostenuto che se non possiamo comprendere civiltà più avanzate, non possiamo neppure ipotizzare in che modo esse si evolvano. Inoltre il progresso tecnologico umano è dipeso da una successione di scoperte, talvolta fortuite, come la scoperta della penicillina, e dalla presenza di determinate condizioni, come la presenza dei combustibili fossili, che potrebbero non essere universalmente diffuse. Le alte energie appaiono necessarie per riuscire ad accorciare le enormi distanze spaziotemporali tra le stelle (cunicoli spaziotemporali) e quindi a un rapido passaggio all’acquisizione della disponibilità di energie di livelli superiori.

Seguendo la progressione esponenziale sono stati estrapolati ulteriori tipi di civiltà ancora più avanzate:

Tipo IV: in grado di controllare tutta l’energia di un superammasso di galassie (circa 1046 watt)
Tipo V: in grado di disporre dell’energia dell’intero universo visibile (circa 1056 watt). Una civiltà di questo livello è probabilmente ipotizzabile nell’ambito della teoria del punto Omega di Frank Tipler
Civiltà ancora più avanzate sono state immaginate nella fantascienza:

Tipo VI: livello energetico di più universi (1066 watt), con la possibilità di alterare le leggi della fisica su ciascuno degli universi multipli.
Tipo VII: divinità con capacità di creare universi a volontà e di utilizzarli tutti come fonti energetiche (un esempio è dato nel racconto di fantascienza L’ultima domanda di Isaac Asimov).
Estrapolando in base al tasso di crescita attuale del consumo energetico planetario, secondo Michio Kaku, fisico teorico statunitense, l’umanità potrebbe raggiungere una civiltà di tipo I intorno al 2200, di tipo II intorno al 5200 e di tipo III intorno al 7800.

La teoria di Kardashev può essere collegata ad altre teorie sociali, come quella proposta da Leslie White nel suo libro The Evolution of Culture. The Development of Civilization to the Fall of Rome, del 1959, che si propone di spiegare tutta la storia dell’umanità sulla base dello sviluppo della tecnologia. White riteneva infatti che i progressi tecnologici determinerebbero l’organizzazione sociale, seguendo le idee dell’etnologo e antropologo statunitense dell’Ottocento Lewis Henry Morgan, e proponeva come misura del livello di avanzamento di una società quella del suo consumo energetico, proponendo cinque stadi: quello dell’energia muscolare personale, dell’utilizzo di animali domestici, con il passaggio all’agricoltura della biomassa,delle energie fossili e infine dell’energia nucleare. La teoria di White si traduce nella formula P=ExT (dove P sta per progresso, E per energia consumata e T un coefficiente determinato in base all’efficacia delle tecniche che utilizzano questa energia.

Articolo completo sulla Scala diKardashev: http://it.wikipedia.org/wiki/Scala_di_Kardashev


Fonte: http://centroufologicotaranto.wordpress.com/

lunedì 21 giugno 2010

Scoperte Molecole Organiche Super-Complesse Nello Spazio Interstellare

Un team di scienziati del Istituto di Astrofisica delle Canarie(IAC) insieme ad altri dell’Università del Texas sono riusciti a identificare una delle più complesse molecole organiche mai scoperte in quello che viene chiamato mezzo interstellare( è il materiale rarefatto che si trova tra le stelle, all’interno di una galassia ). La scoperta di molecole di antracene potrebbe risolvere un mistero astrofisico che dura da decenni riguardo alla produzione di molecole organiche nello spazio.



Abbiamo rilevato la presenza di molecole di antracene in una densa nube nella direzione di Cernis 52, nella costellazione Perseo, a circa 700 anni luce dal Sole,” ha spiegato Susana Iglesias Groth, a capo della ricerca del IAC.

Secondo lei, il prossimo passo sarà iniziare a cercare aminoacidi. Molecole come l’antracene sono prebiotiche, quindi quando sono soggette alla radiazione ultravioletta e combinate con acqua e ammoniaca dovrebbero produrre aminoacidi e altri composti essenziali per lo sviluppo della vita.

Due anni fa”, racconta Iglesias, “abbiamo trovato prove dell’esistenza di un altra molecola organica, il naftalene, nello stesso posto, quindi tutte le cose indicano che abbiamo scoperto una regione di formazione stellare ricca di chimica prebiotica.” Fino ad ora, l’antracene fu scoperto soltanto in meteoriti e mai nel mezzo interstellare. Forme ossidate di queste molecole sono comuni in sistemi biologici e sono biochimicamente attive. Sul nostro pianeta, antracene ossidato è un composto primario dell’aloe ed ha proprietà anti-infiammatorie.

La nuova scoperta suggerisce che una buona parte delle componenti chiave nella chimica prebiotica terrestre potrebbe essere presente nella materia interstellare.

Dai anni ’80, centinaia di bande trovate nello spettro del mezzo interstellare, chiamate bande spettroscopiche diffuse,erano conosciute per essere associate con la materia interstellare ma la loro origine non fu mai identificata, fino ad ora. Questa scoperta indica che potrebbero risultare da forme molecolari basate su antracene e naftalene. Dato che sono ampiamente distribuite nello spazio interstellare, potrebbero aver giocato un ruolo nella produzione di cosi tante molecole organiche presenti nel momento della formazione del Sistema Solare.

Questi risultati si basano sulle osservazioni portate avanti con il William Herschel Telescope, al Osservatorio Roque de los Muchachos, su La Palma, alle Isole Canarie, insieme al Telescopio Hobby-Eberly, in Texas, negli USA.

Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2010/06/21/scoperte-molecole-organiche-super-complesse-nello-spazio-interstellare/#more-1313

lunedì 24 maggio 2010

I russi pronti a lanciare l'operazione per evitare lo scontro Apophis -Terra (news)

Annunciato il progetto dell’Accademia delle scienze
Coinvolta la Lavochkin per la costruzione della sonda che dovrà deviare la rotta dell'asteroide



Milano - I russi sono sempre più intenzionati a organizzare una spedizione per evitare che l’asteoride Apophis entri in collisione con la Terra nel 2036. Lo scorso dicembre Anatoly Perminov, presidente dell’agenzia spaziale federale russa Roscosmos aveva stupito tutti dicendo che la sua agenzia stava studiando il progetto per affrontare il corpo celeste. Ora Lev Zelioni, direttore dell’IKI, l’Istituto di fisica cosmica dell’Accademia delle scienze, in un convegno a Mosca sull’esplorazione cosmica ha precisato che anche il suo Istituto, tradizionalmente impegnato sulle missioni interplanetarie, è coinvolto dal progetto avviato da Roscomos con cui lavora in stretta collaborazione.
FASE A - In aggiunta ha precisato che è stata coinvolta pure la società che dovrebbe costruire la sonda. Si tratta della Lavochkin Association specializzata nella fabbricazione di veicoli spaziali scientifici. Dunque il piano sta assumendo contorni sempre più precisi e concreti avvicinandolo al momento del via politico e quindi all’approvazione della spesa, se si troveranno i rubli necessari. Finora si tratta solo di indagini di “fase A”, come la chiamano gli spaziali, per dire che si esamina la fattibilità dell’operazione. Se il responso è positivo allora si passa ad approfondire il progetto (fase B). Entrambe costano poco e se anche questa è buona si possono avviare le fasi di sviluppo e costruzione (C e D) dopo il reperimento delle risorse economiche adeguate. Il via definitivo, dunque, arriva dopo la fase B.
PREVISIONE CATASTROFICA - L’asteroide Apophis venne scoperto nel 2004 dall’osservatorio Kitt Peak in Arizona (Usa) ed allora veniva espressa una previsione catastrofica: nel 2029 poteva scontrarsi con la Terra. Le successive valutazioni compiute al Jpl della Nasa e all’Università di Pisa dimostravano che le cose potevano per fortuna andare meglio. Nel 2029, 13 aprile, sarebbe passato vicinissimo alla Terra ad una distanza di 36.350 chilometri (circa dove ruotano i satelliti per telecomunicazioni in orbita geostazionaria intorno all’Equatore) mentre una certa probabilità di collisione era riportata nel successivo passaggio del 2036.

Armageddon - Le probabilità restano comunque poche (una su 250 mila) ma il nostro pianeta non è ancora considerato del tutto fuori pericolo anche perché le orbite degli asteroidi subiscono della variazioni soggette come sono agli influssi gravitazionali dei pianeti. Quindi la comunità spaziale internazionale si è data da fare per affrontare il problema ricordando la fantascientifica storia di Armageddon. Progetti sono stati studiati negli Stati Uniti e in Europa ma erano i russi a emergere come intenzionati più seriamente a procedere. E la nuova notizia lo dimostra.

Il distruttore - I russi hanno nella loro memoria la caduta di una cometa o di un asteroide a Tunguska in Siberia nel 1908 che ha distrutto un’ampia regione non abitata. Apophis (dio dell’Antico Egitto che voleva dire Distruttore) che ha un diametro stimato di 350 metri e viaggia alla velocità di circa 30 chilometri al secondo se ci cade addosso svilupperebbe una potenza di 870 megatoni, cioè una potenza 65 mila volte più grande di quella di Hiroshima. Nel dubbio è meglio agire. E il progetto russo prevede una sonda che si avvicina all’asteroide e devia la sua rotta mettendo in salvo in pianeta. «È in gioco la vita delle persone - dice Anatoly Perminov - . Non possiamo sederci ad aspettare con le mani in mano, dobbiamo costruire un sistema che ci permetta di evitare la collisione, anche se costerà milioni di dollari». L’idea dei russi è quella di coinvolgere anche altre nazioni nel loro progetto proprio per trovare risorse finora poco disponibili.

Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_maggio_19/asteroide-russia-caprara_ce8e3e92-6365-11df-8b63-00144f02aabe.shtml

martedì 11 maggio 2010

Il Sistema Solare avrebbe un nuovo pianeta: Tyche (news)

LAFAYETTE – La ricerca di “planet X” nel Sistema Solare, a lungo teorizzata da oltre vent’anni, si arricchisce di un nuovo fondamentale tassello teorico. Gli astrofisici John J. Matese e D. Whitmire, dell’Università della Luisiana a Lafayette (USA), hanno elaborato un nuovo studio che dimostrerebbe l’esistenza di un nono pianeta oltre Nettuno, soprannominato Tyche.



Tyche, sarebbe un gigante gassoso ben quattro volte più grande di Giove, che orbiterebbe oltre il pianeta nano Sedna e prima della nube di Oort. Gli scienziati hanno precisato che questo possibile oggetto celeste, non è la celebre Nemesis, la presunta binaria del Sole, ma un vero e proprio nuovo pianeta.
Si attende adesso la conferma da parte del telescopio ad infrarossi WISE che sta mappando la volta celeste alla ricerca di corpi superfreddi e nane brune e dello stesso “Planet X”.
A questo punto c’è da chiedersi, nel caso che venga scoperto, se si tratta del fantomatico pianeta Nibiru, descritto dai Sumeri nei loro sigilli?

Fonte: http://www.net1news.org/il-sistema-solare-avrebbe-un-nuovo-pianeta-tyche.html

mercoledì 5 maggio 2010

Martin Rees, uno dei più grandi astronomi del mondo: "più facile scoprire forme di vita aliena" (news)

La possibilita' di scoprire forme di vita aliena e' maggiore di quanto si immagini: ne e' convinto l'astronomo reale britannico, Lord Martin Rees, presidente della Royal Society, che oggi a Londra ha aperto il convegno sulla ricerca della vita extraterrestre e le sue conseguenze nella societa'.



Tra i partecipanti, il fondatore del programma Seti, per la ricerca della vita extraterrestre.
Scoprire che altri pianeti sono abitati "potrebbe cambiare il nostro modo di considerare noi stessi e il nostro posto nel cosmo", ha affermato Lord Rees, citato nel sito web della Bbc.
Nonostante la "caccia" a E.t. sia cominciata almeno 50 anni fa senza nessun progresso, il capo degli astronomi britannici ritiene che adesso le condizioni per una simile scoperta siano indubbiamente migliori:"La tecnologia e' avanzata al punto che per la prima volta possiamo concretamente avere la speranza di individuare pianeti non piu' grandi della Terra in orbita attorno ad altre stelle".

Una volta scoperti questi pianeti "gemelli" della Terra, "saremo in grado di scoprire se hanno continenti e oceani, e quale tipo di atmosfera", ha detto ancora l'astronomo reale. Ci vorra' del tempo per capire anche se questi pianeti sono abitati ma, ha rilevato, "sara' un grandissimo progresso essere in grado di avere le immagini di un altro pianeta simile alla Terra".
Ad alimentare l'ottimismo di Rees sono i telescopi spaziali di nuova generazione, progettati per scoprire pianeti simili alla Terra, finora davvero difficili da individuare per le loro piccole dimensioni. Sono piu' di 300 i pianeti esterni al Sistema Solare scoperti finora, e praticamente tutti sono giganti delle dimensioni di Giove.

"Trovare la vita, anche nelle sue forme piu' semplici, sara' una delle piu' grandi scoperte del 21/o secolo", ha detto ancora Rees. "Sospetto - ha aggiunto - che fuori dalla Terra potrebbero esserci forme di vita e di intelligenza che non possiamo nemmeno concepire" e "potrebbero esserci - ha concluso - forme di intelligenza che superiori a quelle umane tanto quanto l'intelligenza umana e' superiore a quella dello scimpanze"'.

Fonte: http://www.altrogiornale.org/news.php

sabato 17 aprile 2010

Il misterioso oggetto nella galassia M82 (news)

M82 è una galassia molto nota all'astronomia, una tra le più osservate per via del fatto che è relativamente vicina e brillante, e può essere individuata molto semplicemente anche con un binocolo. E' definita anche "Galassia Sigaro", per via della sua forma allungata.
La galassia M82 ha recentemente fatto nascere un mistero astronomico particolarmente interessante: sembra che delle curiose onde radio, che non somigliano a niente che sia stato osservato in precedenza nell'universo, si propaghino da un oggetto sconosciuto.



"Non sappiamo cosa sia" sostiene il co-scopritore di queste onde radio Tom Muxlow, della Jodrell Bank Center for Astriophysics. Questo oggetto infatti è apparso solo di recente, nel maggio 2009, ed è stato osservato tramite le sue emissioni radio durante il monitoraggio di un'esplosione stellare nella galassia M82, sfruttando il network britannico di telescopi MERLIN.
Improvvisamente ecco che appare una sorgente radio, che cresce di intensità nel giro di pochi giorni, decisamente poco in termini astronomici. E da allora non ha smesso di suscitare grattacapi negli astronomi.

Questo oggetto non sembra essere accomunabile a nessuna emissione di supernove osservata in precedenza. Di solito le supernove divengono sempre più brillanti nel corso di poche settimane, per poi sparire nello spazio di mesi modificando la struttura del suo spettro luminoso. Ma la nuova sorgente di onde radio cambia di luminosità nel corso dell'anno, ed il suo spettro rimane costante. Come se regolassimo continuamente l'intensità della stessa lampadina, e qualcuno osservasse questi cambiamenti di luminosità da lontano.

Ad aggiungersi al mistero c'è il fatto che l'oggetto pare muoversi velocemente, ad una velocità apparente pari a 4 volte quella della luce. Questo non rappresenta una novità per l'astrofisica, dato che velocità apparenti superluminali sono state osservate in getti di materia emessi da alcuni buchi neri che si muovono verso di noi, creando l'illusione ottica di movimento più veloce della luce. Ma l'oggetto non pare essere un buco nero, non in quella posizione della M82, in cui gli astronomi si sarebbero aspettati di trovare un buco nero gigante.

Cos'è quindi questo "coso" che spara radiazioni elettromagnetiche secondo schemi mai osservati prima? Una delle ipotesi è che sia una "microquasar". Un microquasar si forma quando una stella di massa enorme esplode, lasciando un buco nero di massa pari a 10-20 volte quella del nostro sole, che inizia a "nutrirsi" di gas proveniente da una stella compagna. I microquasar emettono onde radio, il che potrebbe far pensare che l'oggetto del mistero sia proprio di questo tipo; ma c'è il problema che nessun microquasar di tale intensità è mai stato visto nella Via Lattea. Oltre al fatto che i microquasar producono raggi-x in gran quantità, mentre l'oggetto in M82 non ne emette affatto.

Un'altra ipotesi è che si tratti di un oggetto denso che sta fagocitando della materia, forse un buco nero di grosse dimensioni, o un buco nero in un ambiente insolito. Forse è un fenomeno che si è già verificato nella nostra galassia, ma che occorre più di frequente nella M82 per via del fatto che si tratta di una "fabbrica stellare", un generatore di stelle.

E, anticipando cosa si dirà negli ambienti dell'ufologia, potrebbe essere un oggetto di natura artificiale, che emette onde radio per motivi del tutto sconosciuti. Ma dato che il nostro universo è pieno di oggetti che ancora attendono di essere studiati e compresi dal genere umano, prima di lanciarsi in ipotesi extraterrestri sarebbe il caso di capire se questo oggetto è di natura astronomica.

Fonte: http://www.ditadifulmine.com/2010/04/il-misterioso-oggetto-nella-galassia.html

mercoledì 14 aprile 2010

Via Lattea ricca di pianeti simili alla Terra (news)

Secondo uno studio presentato a Glasgow (Scozia) da un gruppo di ricercatori dell’Università di Leicester guidato dallo scienziato Jay Farihi, in un convegno di astronomia in corso nella città, la Via Lattea sarebbe costellata di pianeti rocciosi e ricchi di acqua che potrebbero ospitare la vita, anche in forma elementare.



Gli scienziati per raggiungere tale ipotesi hanno condotto uno studio particolare nel quale sono state analizzate le “nane bianche” (foto) presenti nella nostra galassia: questo tipo di stelle, che sarebbero resti di altrettante stelle grandi come il Sole, avrebbero sulla loro superficie un’atmosfera composta da idrogeno ed elio, ma anche da elementi più pesanti come calcio, magnesio e ferro. La presenza di questi ulteriori elementi, finora attribuita all’inquinamento di particelle trasportate nello spazio stellare, scaturirebbe invece dai detriti di pianeti rocciosi, alcuni dei quali sarebbero composti anche da acqua, elemento fondamentale per lo sviluppo della vita. Da qui l’ipotesi che su tali ammassi rocciosi si possano essere sviluppate forme di vita, anche di natura elementare. Ipotesi che potrebbe essere comune all’intera Via Lattea.

Fonte: http://www3.lastampa.it

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