Howard Menger, uno dei contattisti più conosciuti degli anni '50, si è spento nella sua casa di Vero Beach in Florida il 25 Febbraio 2009. Aveva compiuto da pochi giorni 87 anni. Era nato a Brooklyn, New York nel 1922. Rimane un importante materiale fotografico e video, oltre alle sue dichiarazioni, ad attestare la genuinità della sua affascinante esperienza avvalorata anche da testimoni credibili, quali il dott. Tom Richards, fisico dell’università di Princeton e altri che furono partecipi di alcuni dei suoi incontri con gli extraterrestri.
Menger strinse un bel rapporto di amicizia con Eugenio Siragusa tanto da regalargli la pellicola originale di un oggetto da lui filmato in Ohio.
I primi avvistamenti di “oggetti circolari e luccicanti” cominciarono per Menger già all’età di 8 anni ed erano preceduti da una sorta di richiamo, da una voce che egli avvertiva dentro di sé. Fu proprio quella voce a guidarlo nel 1932 in un tratto di bosco situato nei pressi della sua abitazione di High Bridge, nel New Jersey, dove ebbe luogo il suo primo contatto con un essere extraterrestre. “Lì - raccontò il giovane Howard - seduta su un sasso vicino al ruscello, c’era la donna più bella che i miei giovani occhi avessero mai visto! La calda luce del sole le illuminava il volto e le spalle, accendendo di riflessi i suoi lunghi capelli dorati... mentre se ne stava seduta su quel sasso sembrava irradiare una luce scintillante e io mi domandavo se fosse a causa dell’insolita caratteristica del tessuto che indossava, che aveva uno splendore e una lucentezza simili a quelli del nylon. Quell’abito non aveva né bottoni, né chiusure, né cuciture, per quanto potevo vedere”. La bella signora rivelò a Menger di conoscerlo da “tanto, tanto tempo” perchè lui, in passato, era stato legato al suo popolo. “Non è colpa tua Howard se non puoi capire tutto ciò che sto dicendo”, lo tranquillizzò la donna, “non dartene pensiero... quando sarai più grande comprenderai qual è la tua missione... e ogni volta che qualcosa ti preoccuperà ricorda: noi ti saremo sempre vicini, ti osserveremo, ti guideremo”. I contatti con esseri provenienti da altri mondi continuarono anche durante il servizio militare che Menger prestò ad Okinawa. Durante uno di questi incontri gli fu profetizzata la distruzione di Hiroshima e Nagasaki per lo scoppio di due ordigni nucleari. Nel settembre del 1956, secondo il suo racconto, fu portato dagli extraterrestri sulla Luna dove scattò alcune istantanee mostranti una struttura cupolare ed un disco sospeso al di sopra.
Menger ricevette diversi messaggi dagli alieni che spiegavano il motivo della loro visita sul nostro pianeta. I “fratelli dello spazio”, come era solito chiamarli, giungono fino a noi da lontani lidi “per impedire una distruzione planetaria che causerebbe seri problemi all’equilibrio dell’intero sistema solare… loro ci considerano dei fratelli e ci amano… vivono in pace ed armonia e lavorano per servire Dio… migliaia di esseri dalle sembianze umane, venuti da altri pianeti vivono in mezzo a noi. Alcuni si sono incarnati in corpi terrestri, altri hanno raggiunto la Terra a bordo di un’astronave e poi si sono stabiliti qui. Può anche darsi che vivano nella casa accanto alla vostra, uno di loro potrebbe essere un vostro collega di lavoro, la cameriera che vi serve al bar o al ristorante. Ciò che comunque accomuna tutti questi spiriti è il loro amore per il prossimo”.
Nel maggio del 1999 il contattista Howard Menger rilasciò alla nostra redazione questa intervista telefonica:
D: All’età di dieci anni Lei si incontrò, per la prima volta, con un essere extraterrestre. Cosa ha provato in quel momento e quanto questo evento ha influenzato la sua vita?
R: Era il 1932 e io avevo 10 anni. Stavo passeggiando nel bosco quando vidi, vicino ad un ruscelletto, la donna più splendida che i miei occhi avessero mai contemplato: i lunghi capelli biondi le incorniciavano la testa e le spalle e l’abito che indossava ricordava quello di uno sciatore. Quando si voltò verso di me provai un forte sentimento d’amore e di attrazione fisica nei suoi confronti e la sensazione di conoscerla già. “Howard - mi disse mentre fremevo di gioia - ho intrapreso un lungo viaggio per venire a trovarti e per parlare con te”. Mi rivelò che sapeva da dove venivo e quale sarebbe stata la mia missione sulla terra; lei e i suoi simili mi osservavano da molto tempo con mezzi che io non potevo comprendere. Poi si avvicinò e disse di conoscermi da molto, molto tempo. Improvvisamente la sua espressione si fece triste e lei iniziò a parlarmi dei grandi cambiamenti che avrebbe sopportato il mio paese e il mondo intero: tremende guerre, torture e distruzione sarebbero state la conseguenza delle incomprensioni tra i popoli. “Quando sarai più grande - disse - comprenderai meglio la tua missione. E ricorda che noi contattiamo i nostri simili”.
D: Ha raccontato a qualcuno le sue esperienze?
R: Non parlai con nessuno di quanto mi era successo. Ero già considerato un po’ pazzo per le mie idee sull’esistenza di altri mondi abitati!
D: Durante il servizio militare un essere alieno le profetizzò l’esplosione della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Come le parlò della bomba atomica che ancora non era stata inventata?
R:Una notte, al campo, mi svegliai di soprassalto a causa di una voce che mi chiamava con insistenza. Mi resi conto, dopo un po’, che si trattava di una comunicazione telepatica e quindi mi vestii in gran fretta e mi diressi verso una delle grotte situate nella zona occidentale dell’isola nella quale si trovava il nostro accampamento. Lì incontrai uno dei miei “amici”. Tra le altre cose mi parlò di un avvenimento che si sarebbe dovuto verificare molto presto e che avrebbe scosso il mondo dal suo letargo. “Ti chiederai cosa intendo dire - mi chiese - molto presto vedrai a cosa alludo”. Qualche giorno più tardi qualcuno schiacciò un bottone e un inferno incandescente polverizzò Hiroshima.
D: Gli extraterrestri le fecero altre profezie?
R: Mi dissero di conoscere molto bene gli uomini della Terra, molto meglio di quanto non ci conoscessimo noi stessi. Quando chiesi al mio amico perchè i nostri scienziati non avessero ancora scoperto la forza elettromagnetica lui mi rispose: “Ah, ma l’hanno scoperta! Non la sanno però utilizzare. Se ne conoscessero il segreto se ne servirebbero, probabilmente, per fini distruttivi. Finché non avranno raggiunto la maturità necessaria l’Onnipotente impedirà loro di utilizzarla”.
D: Lei ha più volte dichiarato di aver viaggiato in altre galassie e di aver visitato altri pianeti. Cosa ricorda di queste esperienze?
R: Il primo settembre del 1956 ebbi l’invidiabile possibilità di viaggiare a bordo di una delle loro astronavi. Mi fecero entrare in una grande sala circolare al centro della quale si trovava una sorta di macchinario a forma di spirale, apparentemente d’oro. Mi fecero sedere mentre uno dei tre uomini che costituivano l’equipaggio si sedette davanti al pannello di controllo. Un altro essere si mise accanto a lui mentre il terzo rimase vicino a me. Improvvisamente lo schermo si illuminò ed io vidi pianeti grandissimi su uno sfondo di stelle. Sorpassammo la luna e osservammo il passaggio di alcune meteore e, infine, raggiungemmo Venere. Sorvolammo il pianeta ed io vidi delle magnifiche costruzioni a forma di cupola con pianerottoli a spirale in mezzo a boschi e giardini. Vidi foreste, vaste distese d’acqua e persone in abiti dalle tinte pastello. Notai anche la presenza di animali che non mi erano familiari e di veicoli privi di ruote che sembravano fluttuare sul suolo. Quando ritornai sulla terra mi sembrò di entrare in una prigione. In seguito, comunque, ho fatto altri viaggi con loro. Sono stato, ad esempio, sulla luna.
D: Quante fotografie ha potuto scattare ai dischi volanti alieni e ai loro equipaggi?
R: Ho potuto scattare quante fotografie volevo solo che per farlo ho avuto bisogno di una lente speciale della quale mi fecero dono i viaggiatori dello spazio.
D: Le hanno mai parlato di Dio?
R: Alla fine di agosto del 1956 ebbi il privilegio memorabile di incontrare uno dei più evoluti fra gli uomini di altri pianeti. Mi ero recato in uno dei luoghi di contatto e vidi arrivare l’astronave. Somigliava ad un grande sole e per questo ripensai al miracolo di Fatima e all’enorme palla di fuoco che i testimoni identificarono con l’astro solare. Una volta atterrato il disco mi venne incontro un uomo grande e bello dai capelli biondi che trasmetteva un forte sentimento di compassione e d’amore. Penso che se mi fosse apparso il Maestro Gesù avrei provato per lui gli stessi sentimenti che sentivo per questo essere. Alzò le braccia e iniziò a comunicare con me telepaticamente, trasmettendomi in pochi minuti più informazioni di quante ne avrei potute apprendere in una settimana di colloqui. “Voi vivete in un mondo d’illusione - mi disse - non comprendete di essere esseri quadridimensionali in quanto possedete il pensiero che è il vostro sesto senso. Sappiate bene che lo spirito pensa sempre, anche dopo la morte che, in realtà, non è la fine di tutto. Conosciamo il vostro concetto errato sulla natura di Dio. L’intelligenza Suprema non ha forma. Dio non è un uomo. Dio è l’universo stesso. L’uomo è limitato ma Dio è senza limiti, è infinito: Egli si esprime in tutti gli uomini, in tutte le forme. Gli uomini sono dei che si formano alla scuola della vita, su questo e su altri pianeti, che ricercano il Sapere e la Saggezza per poter servire i loro fratelli e il Creatore. L’uomo avanza continuamente sulla scala che porta alla perfezione e anche se un gradino si rompe sotto il peso dei suoi errori, il suo scopo è sempre quello di diventare perfetto, una sola cosa con Dio. La sua Anima registra i suoi errori, le sue esperienze, i suoi pensieri. L’anima di un uomo come nel caso delle forme di vita inferiori, cani, gatti, mucche, cavalli ecc. è il risultato del processo di evoluzione di una Coscienza. Quella che voi chiamate reincarnazione è preceduta da un processo di transizione che voi chiamate morte, ma questa non rappresenta la fine della Coscienza ma la continuazione delle esperienze vissute senza l’aiuto del corpo fisico. La morte è solo un’illusione: tu sei sempre esistito ed esisterai sempre, tu sei eterno come l’Universo, come Dio. I vostri scienziati non sono ancora abbastanza aperti poiché rifiutano quanto non riescono a spiegare con l’aiuto del cosiddetto metodo scientifico. Ma un giorno dovranno imparare ad elaborare una nuova scienza”. Questo mi disse quel meraviglioso essere che con le sue parole mi trasmise forza e coraggio.
D: Ha mai provato un senso di sconforto a causa dell’indifferenza della gente?
R: Io e mia moglie non ci siamo mai scoraggiati anche se a volte siamo rimasti delusi di fronte alla reazione dell’umanità.
D: Pensa che sia cambiato l’atteggiamento delle masse nei confronti del fenomeno UFO?
R: Durante le mie conferenze ho sempre detto: “Voi tutti siete speciali... perchè? Perchè siete qui!” Penso che nelle masse si stia verificando un’apertura di coscienza.
D: E’ ancora in contatto con loro?
R: Certamente. Tutti lo siamo, semplicemente non sappiamo di esserlo.
D: Ha una visione ottimistica del futuro?
R: Sono ottimista perchè ho incontrato degli angeli. Anche mia moglie la pensa come me.
D: C’è un messaggio particolare che lei vorrebbe trasmettere a tutti?
R: Il mio messaggio e anche quello di mia moglie è il seguente: “Siamo tutti responsabili del nostro destino... ognuno individualmente... loro (gli extraterrestri) vogliono che ci salviamo da soli e non possono interferire con il destino dell’umanità... loro possono solo intercedere”.
D: Grazie.
R: Grazie a voi.
Fonte: http://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-2009-2000/436-howard-menger-un-altro-pioniere-della-verita.html
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mercoledì 26 giugno 2013
Howard Menger
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mercoledì 12 giugno 2013
Corrado Malanga intervista 3 Aprile 2013
Interessante intervista sull'attuale pensiero del celebre professore pisano. Ospite dell'intervista anche Paolo Franceschetti, avvocato, docente di materie giuridiche, ha pubblicato libri e articoli in materia giuridica (diritto civile, diritto penale e diritto amministrativo), per poi specializzarsi come legale nel settore dei delitti esoterici e approfondire l’influenza della massoneria e della Chiesa Cattolica nella storia contemporanea e passata. Occupatosi per ragioni personali dei delitti del Mostro di Firenze, per poi divenire legale di Paolo Leoni, indicato dai media come il capo delle cosiddette Bestie di Satana, insieme a costui (e grazie a costui) ha intrapreso uno studio approfondito delle dinamiche pratiche, sociali, ed esoteriche di alcuni delitti di matrice massonica o cattolica.
Fonte: http://www.youtube.com/watch?v=yG2WDrYmeTQ
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mercoledì 2 maggio 2012
John Edward Mack e le Abduction
Questo post è un interessante scorcio sulla vita e il lavoro di J.E. Mack. Buona lettura...
John Edward Mack (New York, 10 aprile 1929 – Londra, 27 settembre 2004). Mack era uno psichiatra statunitense, scrittore, e professore della Harvard Medical School. Ha ricevuto il Premio Pulitzer per le biografie, e progressivamente è diventato una delle maggiori autorità sugli effetti spirituali e/o comportamentali su alcuni pazienti che sostengono di aver subito esperienze di rapimento alieno.
Inizi della carriera:
Nato a New York City, John Mack si laurea in medicina nella Harvard Medical School (Cum Laude, 1955) dopo aver eseguito studi superiori nell’Oberlin College (Phi Beta Kappa, 1951). Si specializzò nella Boston Psychoanalytic Society and Institute e ricevette un certificato che gli consentiva di praticare la psicoanalisi su adulti e minorenni.
Il tema conduttore della sua vita di lavoro è stata l’esplorazione di come le personali percezioni del mondo possono alterare le proprie relazioni. Mack affronta la questione della “visione del mondo” a livello individuale nelle sue prime esplorazioni cliniche dei sogni, degli incubi e del suicidio nell’adolescenza, e nel libro A Prince of Our Disorder, esegue uno studio biografico della vita dell’ufficiale britannico Thomas Edward Lawrence, lavoro per il quale nel 1977 riceve il Pulitzer Prize for Biography.
Fenomeno delle abduction:
Questo tema delle percezioni personali viene portato ad un estremo controverso negli anni novanta quando Mack inizia uno studio pluri-decennale su 200 donne e uomini che riferivano esperienze di abduction da parte di supposte creature aliene. Questo incontri sono stati riferiti almeno sin dagli anni cinquanta (la prima storia riferita da Antonio Villas Boas), che hanno ricevuto un’attenzione dal mondo accademico, ad esempio da specialisti come il Dr. R. Leo Sprinkle, tra i primi ad occuparsi di questi studi negli anni sessanta. John Edward Mack, rimane comunque la più stimata autorità accademica che abbia studiato questa faccenda. All’inizio Mack sospettava che quelle persone soffrissero di qualche disturbo mentale, ma dopo un attento esame, si rese contro che nessuna patologia ovvia era presente nelle persone che intervistava, aumentando ulteriormente il suo interesse. Seguendo l’incoraggiamento del suo amico di vecchia data Thomas Kuhn, che prediceva che l’argomento poteva destare molte controversie, ma che si poteva portare avanti l’indagine se Mack si limitava a raccogliere i dati e ad ignorare le prevalenti interpretazioni materialistiche, dualiste e l’analisi basata sul distinguo “è questo oppure è quello” (“either/or” analysis), Mack cominciò ad organizzare studi e interviste. Molti tra i pazienti da lui intervistati riferirono che i loro incontri avevano cambiato il modo di rapportarsi al mondo, che includeva il sentirsi in un elevato sentimento di spiritualità e di preoccupazione ambientalista.
Mack era piuttosto guardingo nelle sue investigazioni e interpretazioni del fenomeno delle abduction rispetto ai primi ricercatori che si occuparono della materia. Il professore di letteratura Terry Matheson scriveva che “Tutto sommato, Mack presenta il resoconto più ragionevole che si possa trovare al momento, almeno mentre questi racconti di abduction procedevano.” (Matheson, 251) In un’intervista senza data, il Dr. Jeffrey Mishlove dichiarò che Mack sembrava “propenso a dare a questi rapporti di [abduction] un qualche valore”. Mack replicò dicendo:
« Face value I wouldn’t say. I take them seriously. I don’t have a way to account for them. »
(John Edward Mack)
« Io non direi di dargli un valore facciale. Io li prendo seriamente. Non ho alcun mezzo per poterli valutare accuratamente. »
(John Edward Mack)
In modo simile, la BBC disse che John Mack aveva affermato:
« I would never say, yes, there are aliens taking people. [But] I would say there is a compelling powerful phenomenon here that I can’t account for in any other way, that’s mysterious. Yet I can’t know what it is but it seems to me that it invites a deeper, further inquiry. »
(John Edward Mack)
« Io non direi mai, si, vi sono alieni che sequestrano la gente. [Ma] Io direi che qui c’è un interessante e potente fenomeno, che non posso spiegare in altro modo, che è misterioso. Si, Io non posso sapere di cosa si tratta esattamente ma mi sembra che meriti un’inchiesta ulteriore più approfondita. »
(John Edward Mack)
Mack faceva notare che esiste una storia mondiale di esperienze visionarie, specialmente nelle società pre-industriali. Un esempio è la ricerca di visioni mistiche comune a molte culture dei nativi americani. Mack mette in rilievo che soltanto recentemente nella cultura occidentale, questi eventi visionari o di estasi sono stati interpretati come aberrazioni o addirittura come malattia mentale. Mack suggerisce che i racconti di abduction possano essere inquadrati meglio come parte della più vasta e antica tradizione delle esperienze di incontro con santi (nella tradizione cristiana) o con divinità (nella tradizione dei pagani). Il suo interesse negli aspetti spirituali o trasformazionali degli incontri delle persone con alieni, e la sua proposta che l’esperienza di contatto alieno possa essere in sé più trascendente (immateriale) che fisica in natura—ma nonostante questo assolutamente reale— fatto che progressivamente lo distinse da molti dei suoi contemporanei, come Budd Hopkins, che sosteneva la realtà fisica degli alieni.
In seguito il suo interesse si estese alla considerazione generale dei meriti di una nozione espansa della realtà, una nozione che consenta esperienze che possono anche non inquadrarsi nel paradigma occidentale del materialismo, ma che comunque cambiano profondamente la vita delle persone. Il suo secondo libro sulle esperienze di incontro con gli alieni, Passport to the Cosmos: Human Transformation and Alien Encounters (1999), era piuttosto un trattato filosofico che collegava i temi della spiritualità e i punti di vista mondiali moderni, costituendo il culmine del suo lavoro con gli “experiencers”, le persone che hanno vissuto l’incontro con gli alieni, tema centrale al quale è dedicato il libro.
Sottoposto a giudizio professionale dall’Università di Harvard:
Nel 1994, il Decano della Harvard Medical School nominò un comitato paritario (peer review) per indagare sulle pratiche mediche e investigazioni cliniche delle persone che hanno raccontato i loro “incontri alieni” al Dr. Mack (alcuni di questi casi sono stati descritti nel libro Abduction, scritto da Mack nel 1994). Nello stesso articolo della BBC sopracitato, Angela Hind scrive, “Si tratta della prima volta nella storia di Harvard nel quale un professore ordinario viene sottoposto a questo tipo di inchiesta.” Mack descrisse l’investigazione come “kafkiana”: non venne mai informato molto dello status dell’indagine in corso, la natura delle lamentele dei suoi critici cambiava frequentemente, e la maggior parte delle loro accuse si dimostrarono prive di fondamento quando sottoposte a stretto scrutinio.
Dopo 14 mesi di inchiesta, vi erano crescenti interrogativi da parte della comunità accademica (includendo il professore di Legge di Harvard Alan Dershowitz) riguardo alla validità dell’investigazione di un professore ordinario di Harvard che non era sospettato di violazioni dell’etica o di cattiva condotta professionale. Harvard allora pubblicò una dichiarazione nella quale il Decano “riaffermava la libertà accademica del Dr. Mack per studiare qualsivoglia argomento correlato alla psichiatria e per poter formulare le sue opinioni senza impedimento,” concludendo che il “Dr. Mack rimane un membro prominente della Facoltà di Medicina di Harvard.” (Mack venne sottoposto a censura per alcuni errori metodologici.) Ricevette ausilio legale da Roderick MacLeish e da Daniel Sheehan, e il sostegno economico di en:Laurance Rockefeller, che inoltre finanziò il centro di ricerche di Mack per quattro anni consecutivi, per una cifra di 250.000 $/anno.
IL FENOMENO ALIEN ABDUCTION
Fonte: Traduzione della pagina originale pubblicata in www.ufoevidence.org a cura di rapimentialieni
Sebbene in questi ultimi 25 anni migliaia di individui in tutti gli Stati Uniti e in altri paesi hanno riferito esperienze di abduction sia ai ricercatori sugli UFO sia a professionisti della salute mentale, il fenomeno sembra essere più esteso di quanto ci si potesse aspettare. Un sondaggio ad opera della organizzazione Roper incentrato su “strani eventi” condotta tra il luglio e il settembre del 1991 indica che centinaia di migliaia, se non milioni, di individui negli Stati Uniti possono aver sperimentato esperienze di abductions o correlabili alle abductions. Il fatto che un fenomeno difetta di una spiegazione convenzionale o che perfino sfida la nostra accettata nozione di realtà non ci consente per questo di negare la sua esistenza o ci impedisce di esplorare la sua dimensione e il suo significato. Almeno i clinici che si occupano della salute mentale dovrebbero familiarizzare con una condizione che determina una così grande angoscia tra i suoi potenziali pazienti o clienti. Inoltre la reale estensione del fenomeno e i suoi inusuali aspetti psicologici e fisici indicano che il problema potrebbe avere una considerevole importanza socio-culturale scientifica e filosofica. In questo articolo descriverò gli aspetti fondamentali di un’esperienza di UFO abduction, l’impatto che queste esperienze hanno sugli addotti e le implicazioni del fenomeno sulla nostra professione e sulla nostra società.
Esistono anche altri ricercatori che hanno anche una più lunga esperienza con gli addotti della mia ma, a causa della insolita e controversa natura di questa materia, io mi baserò dove possibile sui risultati del mio lavoro personale così che io possa assumermi la mia personale responsabilità sulle osservazioni e sulle esperienze riferite. Alla luce dell’incerto stato ontologico o di “realtà” di quello che gli addotti riferiscono essere loro “successo” esiste il problema di quello che potrebbe essere denominato l’atteggiamento del narratore o il suo “punto di vista.” Piuttosto che usare le virgolette per indicare qualcosa che un addotto crede sia lui accaduto ho riportato i racconti degli addotti ” nudi e crudi ” senza mettere il virgolettato se per colui che ha avuto l’esperienza quello che racconta è veramente accaduto. Questo non significa che si tratta del mio punto di vista riguardo lo stato reale dell’evento ma si ammette soltanto che l’addotto è sincero e che per lui o per lei quello che é raccontato è veramente accaduto.
Quando una psicologa mia amica e collega alla fine del 1989 mi propose di presentarmi a Budd Hopkins (il cui nome e attività non conoscevo) descrivendomelo come un artista che prendeva seriamente quello che raccontavano gli addotti, rifiutai la proposta ritenendo che sia lui che i suoi clienti dovessero condividere un qualche tipo di allucinazione o di disturbo mentale di altro genere. Quando spinto dalla curiosità ebbi modo di far visita ad Hopkins il 10 gennaio 1990, una di quelle date che tendono ad essere ricordate, fui impressionato dalla sua sincerità, dalla profonda conoscenza e dalla grande preoccupazione che lui aveva che gli addotti, spesso non correttamente diagnosticati e non appropriatamente trattati da professionisti della salute mentale. Ma quello che mi colpì anche di più fu l’intrinseca coerenza dei racconti particolareggiati fatti da individui diversi provenienti da diverse parti del paese che non avevano avuto alcun modo di comunicare fra loro e le cui storie erano emerse spesso con grande difficoltà accompagnate da un grande stress emotivo.
Presto dopo questo primo incontro iniziale ebbi modo di incontrare parecchi addotti a casa di Hopkins e ancora una volta fui molto impressionato dalla coerenza dei racconti e anche dall’assenza di qualsiasi chiara malattia mentale o di disturbo della sfera emotiva oltre alle sequenze traumatiche susseguenti alle stesse abductions. Non appariva esserci alcuna lampante spiegazione che potesse in qualche modo giustificare i racconti di abduction come del resto non ne é emersa alcuna anche nei successivi due anni. Mi resi conto che questo gruppo di persone aveva bisogno di capire, di comprensione e di aiuto e che erano lo specchio di un mistero che andava oltre il puro interesse clinico. Decisi perciò di lavorare con persone che avevano queste esperienze per conto mio.
A partire dal giugno 1992 ho visitato più di 56 possibili addotti. Di questi 41 soddisfacevano a tutti gli effetti i criteri di base delle esperienze di abduction: ricordi, con o senza ipnosi, di essere presi e portati contro la volontà del soggetto in un qualche tipo di anomalo luogo chiuso da parte di piccole creature umanoidi dove venivano effettuate su di loro procedure simil-mediche e chirurgiche. Sebbene io offra consulenza e supporto agli addotti il mio ruolo è stato nello stesso tempo tanto quello di co-investigatore quanto quello di terapista. A partire dall’ottobre del 1990 ho iniziato ad effettuare incontri mensili di gruppi di supporto a casa mia che sono stati frequentati da 15-30 individui. I primi casi mi sono stati indirizzati da Budd Hopkins. Più tardi sono giunte persone provenienti dalla rete degli individui interessati agli UFO o al fenomeno abduction, altre persone mi chiamavano di propria iniziativa essendo venute a conoscenza del mio interesse nella materia con il passa parola o perché mi avevano visto in programmi televisivi riguardanti gli UFO e le abductions. Delle 41 persone che io definisco addotte 4 erano donne e 17 uomini. Due di questi sono bambini sotto gli otto anni. Ho eseguito da una a cinque sessioni di regressione ipnotica con 20 dei 41 soggetti e sono stato presente durante sessioni ipnotiche eseguite da altri terapisti con tre di loro. L’età degli adulti varia dai 19 ai 57 anni.
Chi sono gli addotti? Psicopatologia e personalità
In questo momento è possibile fare poche generalizzazioni riguardo a questa importante domanda a causa della scarsità di dati e della insolita natura del fenomeno. Nessuno degli addotti con i quali ho lavorato si é dimostrato essere affetto da una franca psicopatologia come per esempio una psicosi schizofrenica, una grave depressione o altre malattie mentali psichiatriche maggiori. Al contrario quello che mi ha colpito maggiormente è stata la “ordinarietà” di queste persone che comprendono nel mio gruppo per esempio il proprietario di un ristorante, una segretaria, una guardia carceraria, uno studente di college e parecchie casalinghe. Parecchie si mostravano risentite, lievemente sospettose, con un senso di vittimizzazione ed altra sintomatologia post-traumatica. La maggior parte sembrava portare il peso nelle loro vite delle loro esperienze di abduction. Alcuni, sebbene non tutti, degli addotti che ho visto riferiscono travagliate relazioni nell’infanzia con uno o con entrambi i genitori, alcolismo nella famiglia, e abusi nell’infanzia o nell’adolescenza. Parecchi riferiscono una condizione di isolamento personale, travagliate relazioni da adulti e problemi correlati al concepimento e alla crescita dei bambini. Ma in altri casi questi disturbi non sono affatto presenti. In alcuni casi l’atteggiamento verso la sessualità, la decisione di avere o non avere bambini sembrava essere stata influenzata dalla storia di abduction.
Sintomi di allarme, segni e ricordi
Esiste un certo numero di sintomi, segni e ricordi che ho ritrovato nei miei casi e che sono riferiti anche da Hopkins, David Jacobs, e da altri 11 ricercatori nel campo delle ufo abduction, compresi i 6 psichiatri che ho consultato nella preparazione di questa relazione, che fanno supporre un caso o un episodio di abduction. I probabili addotti raccontano di aver visto “piccoli uomini” o altre creature o di avvertire una “presenza” nella loro stanza da bambini. Hanno spesso avuto la sensazione di essere “diversi” o di aver condotto “una doppia vita.” Possono aver avuto avvistamenti ravvicinati di strani oggetti nel cielo durante il giorno o la notte o di aver visto inspiegabili intense e strane luci brillare nei loro soggiorni o nella loro camera da letto. In concomitanza con l’avvistamento UFO, e a volte indipendentemente da esso, loro riferiscono inspiegabili vuoti temporali di un ora, due o più e si sono poi ritrovati spostati in un posto a centinaia di yarde o anche miglia di distanza da casa senza riuscire a spiegare come ci erano arrivati. Gli addotti possono non essersi mai interessati agli UFO ma qualcuno è stato stranamente spinto a leggere libri correlati alle abductions reagendo con terrore al loro contenuto, specialmente alle figure degli alieni (“vidi quella faccia e sono quasi svenuto” mi raccontò un addotto) non riescono a terminarlo e in conseguenza di ciò cercano un aiuto.
Possono ricordare di svegliarsi durante la notte in preda al terrore, “intorpidito” o paralizzato con la sensazione di una presenza fisica, o anche vedendo piccole creature dai grandi occhi neri, nella propria stanza. Altri sintomi comprendono un forte senso di vulnerabilità, un’ansia generalizzata, paura degli ospedali, di volare, degli ascensori, degli animali e degli insetti e del contatto sessuale. Suoni, odori, immagini che sono per loro inquietanti senza alcun apparente motivo e che si può provare più tardi che sono associati con esperienze di abduction. Sono comuni l’insonnia, la paura del buio e di rimanere soli da notte, il coprire le finestre per proteggersi dalle intrusioni, dormire con la luce accesa (da adulto), avere sogni inquietanti e incubi, specialmente associati con apparecchi volanti o con “navi aliene” che portano via la persona. Strane eruzioni cutanee, segni, tagli o cicatrici possono apparire durante la notte come pure inspiegabili sanguinamenti dal naso, dall’orecchio o dal retto, segni che da presi da soli non meriterebbero una particolare attenzione ma che acquistano un loro preciso significato se vengono associati con gli altri fenomeni. Altri sintomi includono disturbi uro-ginecologici, comprese inspiegabili interruzioni di gravidanza, e persistenti disturbi all’apparato gastrointestinale.
Aspetti fisici
Gli aspetti fisici che accompagnano gli avvistamenti e gli atterraggi di Ufo e, per quanto riguarda questa relazione le ufo abductions, rappresentano i più interessanti e stimolanti aspetti del fenomeno. Questi forniscono un’apparente oggettiva conferma dei racconti che sono altrimenti così bizzarri da sfidare la nostra capacità di comprensione. Con o senza le manifestazioni fisiche di contorno, io in quanto psichiatra, considero come validi dati psicologici quelli che gli addotti forniscono se trovo che loro sono affidabili come informatori e non sofferenti di una qualche evidente malattia mentale, o di altri traumi documentati o di motivi di distorsione che possono spiegare quello che loro dicono che è loro successo anche se questo mi lascia altrettanto confuso come quello che in realtà è veramente avvenuto. Tuttavia è chiaro che una simile evidenza, se provata, solleverebbe gli addotti dal fardello di persuadere loro stessi e gli altri della realtà degli eventi, che sono così “pieni di realtà” e tuttavia sfidano la comune nozione di realtà, e focalizzerebbero attenzione e risorse sui bisogni degli addotti e sul significato del fenomeno abduction.
Le manifestazioni fisiche a volte spaventano gli addotti che non vogliono credere che le loro esperienze sono reali e allo stesso tempo rappresentano per loro una riassicurazione per quanto riguarda la loro sanità mentale. Per la popolazione addotta le manifestazioni fisiche sono sfuggenti e contraddittorie. Alcune prese in se stesse non sono patognomoniche di una abduction ma acquistano significato apparendo in contemporanea o immediatamente dopo una abduction.
Gli addotti possono raccontare la loro sorpresa di svegliarsi sopra le coperte o ai piedi del letto, in un’altra stanza della casa piuttosto che nella loro camera da letto o qualche volta fuori dalla casa. I loro vestiti possono essere rimossi, piegati vicino al letto o addirittura essere introvabili. Gli addotti descrivono la loro confusione e l’incredulità che li coglie quando si rendono conto di ritrovarsi a guidare all’improvviso molte miglia lontano dal posto dove si trovavano solo qualche istante prima, qualche volta trovandosi più vicini alla loro destinazione finale e altre volte completamente fuori dal percorso che intendevano compiere.
Gli addotti qualche volta presentano sanguinamenti dal naso o ferite, al risveglio o al ritorno da un episodio di missing time che è in seguito riconducibile ad una interazione aliena. Molti addotti mostrano di avere cicatrici che possano essere ricondotte a due tipi caratteristici: una linea diritta come da fatta da un bisturi o una depressione sulla pelle a cucchiaio. I meccanismi riproduttivi e sessuali umani sembrano essere al centro del fenomeno abduction. Uomini e donne riferiscono un ampio ventaglio di esperienze, correlate alla riproduzione e all’aspetto sessuale, che includono esami ginecologici, rimozione e reimpianto di ovociti, rimozione e scomparsa di feti, raccolta forzata di campioni di sperma, incubazione extra-uterina di embrioni sulle navi spaziali, cura la parte di umani di feti ibridi con osservazione da parte degli alieni, rapporti sessuali umano-alieni e “legami” nei rapporti tra umani osservati dagli alieni fuori e dentro le astronavi.
Sequele dolorose, disturbanti e traumatiche
Qualunque alla fine sia riconosciuta essere la sua origine per gli addotti le loro esperienze sono profonde, permanenti e inevitabili. Gli addotti possono imparare, con o senza aiuto, a convivere e persino a trasformare le proprie esperienze. Ma loro hanno sofferto e qualche volta continuano a soffrire dei residui o delle sequenze delle loro inquietanti e traumatiche esperienze. Psicologicamente si sentono “diversi.” Incubi ed altri sogni inquietanti sono di regola conseguenza delle abductions. Gli addotti soffrono di una ampia gamma di dolori fisici e di paure che sembrano corrispondere anatomicamente e fisiologicamente ai punti delle procedure invasive sperimentate durante le abductions. Oltre alle sequele sessuali-ginecologiche altri sintomi comprendono il mal di testa, dolori ai seni paranasali, dolori alla schiena, dolori e disturbi gastrointestinali, una grande paura degli aghi e frequentemente dei dottori e degli ospedali. Gli addotti soffrono di un complesso quadro traumatico. Non sarebbe corretto chiamarlo “post-traumatico” in quanto la minaccia non diventa mai un fatto del passato. Esistono quattro dimensioni del trauma:
- 1) l’ esperienza traumatizzante in se stessa:
- 2) l’ isolamento personale che nasce dalla difficoltà di raccontare agli altri le proprie esperienze;
- 3) la contraddizione tra queste esperienze e la realtà condivisa che gli addotti conoscono e
- 4) il fatto che le esperienze possono ricapitare ancora in qualsiasi momento a loro e ai loro bambini.
Altri aspetti del trauma devono essere sottolineati. Spesso si sviluppa una presa di distanza quando l’addotto racconta ai suoi genitori o ad altri quello che ha visto o che ha provato. Viene loro frequentemente detto che hanno sognato, che hanno avuto degli incubi o che “dicono bugie” che sono “troppo fantasiosi” che “si inventano le cose” o, come affermato una donna “cercano di assecondarmi solo per essere gentili” ma per loro le esperienze sono reali e chiaramente distinguibili dal sogno. Loro imparano a non parlare con i loro genitori o amici (alcuni dei quali non vogliono nemmeno sentire queste storie nonostante o perché sono essi stessi degli addotti) di queste esperienze cosa che fa nascere in loro un forte senso di isolamento e di alienazione che si continua nella vita adulta.
I bambini possono anche provare rabbia e sentirsi non sostenuti dai loro genitori quando questi non riescono a proteggerli dall’esperienza di abduction. A questo si aggiunge che i genitori adulti sono profondamente preoccupati quando i bambini sono coinvolti, angosciati dal fatto che non sono assolutamente in grado di proteggerli.
Sebbene possano arrivare ad accettare che le loro esperienze sono reali gli addotti sono intensamente tormentati da quello che questo significa per le loro vite. Il problema per loro non è soltanto la minaccia ontologica e la confusione. Ciò significa anche che loro sono incapaci di dimenticare le loro esperienze così facilmente come farebbero con un sogno o con una fantasia.
Infine gli addotti devono convivere con il fatto che la loro esperienza, qualunque ne sia l’origine, può ripetersi in qualsiasi momento, anche dopo anni e senza “attività.”
Crescita personale e trasformazione
Ma nell’esperienza di abduction oltre al trauma alle conseguenze patologiche e alla vittimizzazione c’è qualcosa di più, specialmente quando chi sperimenta queste esperienze si investiga sull’esperienza stessa sforzandosi di comprendere ciò che questa significa per sé e per il suo mondo cercando di venire a patti con essa. Confrontarsi col loro terrore e con la loro sensazione di non poter essere aiutati é stato un importante aspetto della crescita personale che loro hanno sperimentato.
Molti addotti sembrano diventare più intuitivi o “psichici” e sviluppano interessi filosofici che loro ritengono essere una conseguenza del fenomeno abduction. Uno dei più sorprendenti risultati dell’esperienza di abduction per molti addotti, specialmente per quelli che lavorano attivamente per integrare loro esperienze, è una forte sensibilità alle problematiche dell’inquinamento ambientale che qualche volta li porta a varie forme di attivismo ecologico. Sulle navi agli addotti sono frequentemente mostrate visioni di distruzione nucleare e specialmente disastri ecologici. Qualche volta su una specie di schermo televisivo. Qualche volta gli addotti hanno la sensazione che gli sono state date delle speciali missioni da compiere come per esempio di spingere qualcuno ad impegnarsi con responsabilità ambientaliste.
Alcuni addotti hanno la sensazione che anche il fenomeno “ibridizzazione” potrebbe avere una funzione di preservazione della vita.
Se la crescita spirituale e l’impegno ecologico che ho osservato tra gli addotti che io ho studiato é una conseguenza della loro esperienza, cioé l’espansione della consapevolezza che segue l’ampliamento della coscienza che può seguire a qualsiasi esperienza molto traumatica e dolorosa, o rappresenti un più intrinseco aspetto dell’intero processo è un’domanda che richiede ulteriori ricerche. Un addotto crede che gli alieni “sono stati mandati come ingegneri per compiere un lavoro di riparazione, venuti a mostrare che la nostra coscienza si è mossa in una direzione sbagliata… Sono come farfalle che sono tornate indietro per fermare il bulldozer che sta distruggendo il cespuglio con il cibo.”
Fenomeni che necessitano di essere spiegati
Qualsiasi teoria sulle abduction aliene deve tener conto di un ampio ventaglio di sconcertanti fenomeni che includono:
1) Coerenza narrativa. Le storie che gli addotti raccontano i variano nei dettagli ma hanno un forte grado di coerenza narrativa. È qualche volta sostenuto che gli addotti si influenzano l’uno con l’altro e che loro “prendono” le loro esperienze da quello che dicono gli altri, i media televisivi o con le letture. La mia impressione tuttavia è che molto più spesso succede che quando gli addotti comunicano tra di loro circa le loro abduction o guardano alla televisione le versioni cinematografiche delle abduction loro si aiutano l’uno con l’altro e guadagnano nei dettagli di quello che loro hanno già sperimentato o stanno cercando di chiarire. “Le moderne comunicazioni” come il folklorista Thomas Bull ha scritto certamente diffondono il folklore ampiamente e a grande velocità ma non sono gli agenti di omogeneizzazione di cui una volta i folkloristi avevano paura. I media rappresentano una voce in più nella trasmissione del folklore.
2) Assenza di diagnosi di malattia mentale. La maggioranza degli addotti non appare essere allucinata, confabulante, bugiarda o sofferente di una chiara malattia mentale. Questo non significa che gli addotti non possono essere psicotici. Io ho incontrato, sebbene non abbia lavorato direttamente con lui, almeno un probabile addotto che era chiaramente scompensato dal punto di vista psicotico.
3) Associazione con gli UFO. Anche sé molte abduction sembrano avvenire indipendentemente degli avvistamenti UFO da parte degli addotti o di altri testimoni è stata costantemente osservata una stretta correlazione tra avvistamenti UFO e le abductions.
4) Bizzarri effetti fisici. Quanto anche possa provare essere lo stato ontologico di simili racconti una teoria convincente deve spiegare i più insoliti e difficili da credere effetti fisici descritti sopra.
5) I racconti dei bambini piccoli. I genitori possono naturalmente influenzare l’esperienza dei loro bambini. Ciononostante perché la teoria del fenomeno abduction sia completa noi dobbiamo trovare una spiegazione delle emotivamente intense e apparentemente autentiche, dettagliate esperienze anche di bambini molto piccoli la cui esposizione a fonti esterne di informazione è necessariamente limitata.
Che cosa sta avvenendo? Teorie correnti
Le teorie attuali includono cause psichiatriche, psico-socio-culturali, spiegazione extraterrestre e quella che potrebbe essere chiamata l’ipotesi di “altre dimensioni della coscienza.”
- Psichiatriche: non è emersa alcun chiaro aspetto di malattia mentale, sebbene disturbi psichiatrici possono esistere tra gli addotti, correlati o non correlati alla storia di abduction. Sono stato colpito da quanta poca malattia mentale si manifesti tra gli addotti, considerando che spesso il fenomeno abduction dura per tutta la vita con la sua intensa capacità disturbante. Molti addotti soffrono dei sintomi della sindrome da stress post-traumatico ma non è chiaro, al di là di quello che gli addotti riforniscono, quale debba essere l’evento traumatico. È difficile da concepire un quadro clinico post-traumatico che nasca interamente all’interno della psiche. L’abuso infantile, incluso l’abuso sessuale, è stato considerato come una possibile causa ma non sembra poter spiegare la sintomatologia in alcuno dei casi trattati da me o da altri ricercatori.
- Psico-socio-culturali: confrontarsi con storie di abduction da parte di creature aliene fa nascere nella mente di molti ascoltatori l’idea che si tratta di una forma di isteria di massa o di pazzia collettiva. Contro queste idee tuttavia depone il fatto che gli addotti sono raramente in comunicazione l’uno con l’altro prima che si incontrano nei gruppi di supporto o si trovano in qualche modo l’uno con l’altro a causa delle loro comuni esperienze. È stato anche suggerito che gli addotti prendano i dettagli delle loro esperienze dai mass media. Questa è una possibilità seducente ma non regge ad un attento esame. Il fenomeno UFO è stato diffuso dai mass media a partire dal 1947 e le abduction entrano sulla scena da quando è stato ampiamente riportato nel 1966 il caso di Barney e Betty Hill. Ma la maggior parte delle descrizioni da parte dei media come “Incontri Ravvicinati del IV tipo” ed “ET” sono in genere poco precise, superficiali e grossolane e non forniscono il complicato e coerente dettaglio che è rintracciabile in così tanti racconti di abduction. Anche il documentario del 1975 sul caso Hill, “Interrupted Journey,” manca del livello di dettaglio della maggior parte dei casi che io ho visto. Alcuni documentari più recenti sono stati più aderenti alla realtà delle esperienze di abduction ma i racconti di abduction li hanno preceduti e questi films sono del tutto generici e mancano della ricchezza di ‘informazione che forniscono gli addotti. Altri hanno chiamato in causa l’idea di Jung dell’inconscio collettivo o del fenomeno “Psicoide” per le esperienze condivise degli addotti.
Jaques Vallè collega le moderne ufo abductions ai racconti storici e mitici delle visite fatte da piccole creature, contatti con oggetti volanti e rapimenti su veicoli spaziali. Come Bullard ha scritto “la ricerca di parallelismi è cara al cuore dei folkloristi. Si tratta di una questione complessa, che ci conduce nel profondo della natura della realtà come é percepita da particolari culture.”
In una discussione sul mio lavoro avuta con Thomas Khun, storico delle scienze, e con sua moglie Jehane lei mi chiese: “come può un florido stereotipo coagularsi da un brodo frammentato in immagini emotivamente cariche senza essere avvenuto direttamente?” Questa domanda ci costringe ad avviare o riformulare le nostre nozioni di inconscio collettivo. Lei mi ha posto la stessa domanda fondamentale che il filosofo W.V. Quine mi pose ad Harvard pochi giorni dopo quando io presentai questo materiale, cioè, come potrebbe un complesso, dettagliato e traumatico complesso di idee e di eventi, alcuni dei quali ricadono al di fuori della nostra nozione di realtà, che sono sperimentati da altrimenti sane persone come realmente vissute, nascere spontaneamente in migliaia di menti di creature umane geograficamente separate e, per quanto si può dire, non in contatto tra loro? Una spiegazione basata su una simile espressione dell’inconscio collettivo sicuramente amplia le nostre nozioni della psiche e di come la mente umana lavora. Ancora, gli stessi fenomeni fisici associati con gli UFO e le esperienze di bambini piccoli non sono giustificabili con una simile spiegazione.
La ricerca sulle abductions ha veramente in chiunque un impatto dirompente sulla visione della natura e del cosmo. Nello sforzo di spiegare il fenomeno alcuni si sono rivolti a spiegazioni alternative della natura e del cosmo più familiari alle religioni orientali e alla filosofia che dipingono l’universo e le sue realtà come un vasto gioco di coscienze con manifestazioni fisiche. Noi occidentali ci siamo, per ragioni forse tanto misteriose quanto il fenomeno abduction stesso, tagliati fuori quasi totalmente dalla consapevolezza di qualsiasi altra forma di intelligenza superiore.
- L’ipotesi extraterrestre: quasi grazie a un processo di successiva eliminazione molti ricercatori, almeno negli Stati Uniti, sono giunti alla conclusione che gli UFO sono navi spaziali guidate da extraterrestri e che queste creature esistono nella nostra realtà materiale ed effettuano i rapimenti. Come ha scritto Bullard questa ipotesi quadra con le esperienze condivise meglio che con le fantasie personali o con le nozioni culturali… Non importa il perché e il come ma la spiegazione extraterrestre funziona. Essa soddisfa chi ci crede con una sistematica, intimamente razionale spiegazione del fenomeno abduction a patto che venga fatta una sola premessa: origini aliene. Jacobs sembra aver ragione quando afferma: “non è arrivato su questo argomento nessun significativo corpo di pensiero che presenti forti evidenze che qualcos’altro stia accadendo oltre a quello che gli addotti dichiarano”. Tuttavia anche l’ipotesi extraterrestre presenta dei problemi, specialmente come é stata formulata in letteratura. Il professore di scienze naturali Michael Swords esplora qualcosa del genere nel suo articolo “UFO come viaggiatori del tempo”. Per esempio perché non abbiamo visto migliori fotografie di UFO che atterrano in aree popolate e nessuna di queste creature stesse? Perché a parte la possibile eccezione del controverso incidente di Roswell non abbiamo alcun manufatto che confermi una presenza aliena? (Una possibile risposta a queste domande “Ufo cover up”)
- Penetrazione di altre dimensioni: ogni teoria deve quindi far fronte a contraddizioni virtualmente inconciliabili. Se il fenomeno abduction viene considerato dal punto di vista della psiche allora ci dobbiamo confrontare con materiale estremamente bizzarro riferito in tutta sincerità da individui altrimenti sani e non possiamo in questo modo dare alcuna giustificazione alle manifestazioni fisiche che lo accompagnano. D’altro canto una ipotesi extraterrestre amplierebbe la nostra nozione dell’universo fisico e delle sue proprietà verso e oltre i limiti convenzionalmente accettati della realtà. Confrontandosi con questo dilemma alcuni ufologi e specialmente Jaques Vallee e Karl Brunstein stanno scrivendo della penetrazione nella nostra realtà di mondi paralleli, persino di altri universi. Vallee per esempio afferma “io credo che il fenomeno UFO rappresenti la prova dell’esistenza di altre dimensioni oltre lo spazio tempo; gli UFO non possono provenire dallo spazio ordinario ma da un multiverso che si trova intorno a noi…” . È interessante notare che gli addotti stessi, che sono spesso scientificamente poco preparati e ampiamente poco familiari con questi scritti, parlano anche sotto ipnosi, dell’impressione che loro hanno della penetrazione nella loro coscienza di altre dimensioni oltre al nostro familiare concetto di spazio-tempo. Molti degli addotti che io ho incontrato hanno la sensazione che siano all’opera alcune altre intelligenze oltre la nostra, che loro sentono essere responsabili dell’incrocio di nuove forme di vita, che cambiano la loro propria coscienza e toccano le fondamentali nozioni umane di realtà. Un uomo per esempio dice “quando noi vediamo il loro arrivo è come vedere da dietro un telo (un pezzo di materiale usato nel teatro per creare l’illusione di un muro solido o di uno sfondo) o una specie di schermo cinematografico. Quando loro arrivano tu guardi alla realtà ordinaria come se avessi uno schermo cinematografico nel nervo ottico. Quando loro arrivano é come se qualcuno illuminasse con una luce brillante dietro lo schermo per nascondere la scena. Quello che noi percepiamo come uno schermo cinematografico, quello che noi chiamiamo realtà, loro distorcono, provandoci che si tratta solo di una costruzione, di una versione della realtà.”
Sommario e conclusioni
Il fenomeno abduction ci fa confrontare con un autentico ed inquietante mistero. Ma forse come ha scritto Edmund Bolles: “è importante confessarlo quando sia ha a che fare con qualcosa di misterioso”. Per questo io credo che non esiste un modo per dare un senso o una convincente spiegazione a questo fenomeno all’interno della struttura della nostra attuale visione di quello che é reale o possibile. Le nostre teorie psicologiche non comprendono il modo di spiegare la simultanea occorrenza tra migliaia di persone sconosciute l’una all’altra, compresi i bambini piccoli, di complesse, elaborate e qualche volta estremamente potenti esperienze che coincidono l’una con l’altra nei dettagli più minuti accompagnate da una varietà di peculiari fenomeni fisici. Allo stesso modo la nostra comprensione della realtà fisica non può spiegare la tecnologia attraverso la quale una popolazione di creature in qualche altro reale spazio temporale può entrare nel nostro mondo con una così limitata capacità di rilevazione da parte nostra e agire indisturbata su così tante persone.
Tuttavia può essere proprio attraverso questi fenomeni che non si inseriscono nelle nostre categorie scientifiche, come le esperienze vicino alla morte, dalle quale noi possiamo imparare molto anche se ci costringono a cambiare la nostra visione della realtà.
Questi individui, gli addotti stessi, sono profondamente toccati dalle loro esperienze che possono essere emotivamente e fisicamente disturbanti e traumatiche. Loro hanno bisogno di interventi diagnostici intelligenti, empatici e terapeutici da parte di individui che hanno familiarità con i dettagli del fenomeno e volontà di sospendere il proprio giudizio circa la sua origine o le sue possibili cause. Infatti un piccolo aiuto spesso porta lontano in questi casi. Perché questi sono generalmente individui non gravemente disturbati e che non necessitano di intensa psicoterapia. Quando loro incontrano qualcuno che li ascolta, che prende i loro racconti seriamente e che non cerca, come è loro accaduto spesso nel passato, di inserire i loro racconti in categorie diagnostiche note, si ottiene in genere un grande sollievo e un miglioramento del loro stato mentale sebbene loro siano inizialmente preoccupati di doversi confrontare con la realtà di esperienze che avrebbero preferito negare come fantasie, sogni o persino allucinazioni. Alcuni addotti desiderano esplorare più nel profondo attraverso l’ipnosi o altri mezzi i ricordi seppelliti nella mente delle loro abduction. Un più intenso lavoro di questo genere richiede lo sviluppo di standard terapeutici che alcuni ricercatori di questo fenomeno, specialmente l’internista David Gotlib sta cercando di definire a Toronto. Si sono dimostrati di grande aiuto per questa popolazione i gruppi di supporto guidati da qualcuno che faccia trattamento e ricerca sulle abduction attraverso i quali gli addotti possono incontrarsi l’un con l’altro e condividere storie ed esperienze. Perché come è stato già notato gli addotti vivono in una specie di isolamento auto-imposto, temendo, a ragione, che incontreranno come nel passato non soltanto discredito ma ridicolizzazione o la negazione come “pazzia” se parlano di questi aspetti delle loro vite.
Per concludere il fenomeno abduction presenta un considerevole interesse clinico e scientifico. Attualmente non esiste alcuna convincente spiegazione che possa giustificare i racconti degli addotti. Abbiamo la possibilità di imparare attraverso le future ricerche molto circa la natura della psiche umana e ampliare le nostre nozioni della realtà fisica e psicologica. Il fenomeno può consegnarci una specie di quarto colpo al nostro egoismo collettivo dopo quello di Copernico, di Darwin e di Freud. Perché siamo costretti a renderci conto che non soltanto non siamo al centro dell’Universo ma che non siamo nemmeno la preminente o dominante intelligenza nel Cosmo in grado di controllare la nostra esistenza psicologica e fisica. Sembra che possiamo essere “invasi” o rapiti da altre creature, o almeno da alcune altre forme di esseri o coscienze che sembrano capaci di fare con noi quello che vogliono per uno scopo che non siamo ancora capaci di scoprire.
Prof. John E. Mack
Vi propongo anche un’intervista molto interessante:
CONCETTI ALIENI: INTERVISTA CON IL DR. JOHN MACK
Fonte: Articolo di Andrew Lawler (è il corrispondente da Boston per il magazine Science)
La ricerca di John Mack sulle abductions aliene lo ha spinto lontano dal mondo accademico, ma lo Psichiatra di Harvard e il suo Program for Extraordinary Experience Research costruiscono la “scienza del sacro”.
“Area di Virginia – emozionante”, John Mack scrisse in una nota del 1964. Si riferiva ad una possibilità per sviluppare nuovi metodi per la cura mentale all’ospedale del Massachusetts. Però questo entusiasmo e questo spirito per il rischio è un riassunto pulito della lunga e controversa carriera dello psichiatra di Harvard, come scienziato e attivista.
Mack non ha mai evitato l’esplorazione di frontiera. Mentre molti dei suoi colleghi lavoravano tranquilli nella torre d’avorio di Harvard, Mack protestava contro i test nucleari nel Nevada, volava verso le guerre in Libano per dare aiuto alla diplomazia in Medio Oriente e collaborava con i colleghi Sovietici durante la Mosca della guerra fredda. Fatto più famoso, ascoltava le persone che gli raccontavano storie di visite aliene e di abductions e credeva in loro.
Il suo comportamento, inusuale per un accademico di alto livello, lo ha trasformato in una figura divertente di 71 anni per il mondo ufficiale, un moderno Don Chisciotte per quelli di orientamento progressista e un cavaliere sul cavallo bianco per quelli che credono che gli alieni siano fra noi. Persino quegli amici e colleghi contrari alle teorie sulle abductions di Mack, riconoscono il suo profondo impegno nell’affrontare i problemi a tutti i livelli personali, sociali e spirituali.
“La sua visione davvero importante è che le persone possono cambiare, possono aprirsi”, dice un amico accademico.
Un altro amico dice che nel cuore di Mack c’è la passione del comprendere e alleggerire la sofferenza umana. Ironicamente, l’insolito viaggio di Mack nel reame alieno gli ha portato la sua quota di sofferenza, dai danni alla sua credibilità professionale, alla perdita di vecchi amici e alla rottura di un lungo matrimonio.
Mack stesso sembra faticare a spiegare il perchè è quello che è, data la mancanza passata sia nell’attivismo sociale che nelle materie spirituali. Un bambino introspettivo come si descrive, nato in una famiglia di accademici Ebrei Tedeschi a New York. Suo padre legge la Bibbia, ma solo come letteratura in questa famiglia atea.
Però la sofferenza non è stata un concetto astratto nella sua giovane vita. La madre biologica di Mack è morta per appendicite quando lui aveva solo 8 mesi. La sorella di sua madre si sposò più tardi con un sopravvissuto all’Olocausto, un uomo che divenne un esperto nel processo di gruppo e nella psicoterapia. Un altro zio era malato di mente e venne lobotomizzato. “Questo fu un grande fattore nella mia scelta di entrare in psichiatria”, dice. Il manicomio che vedeva durante i viaggi verso il paese lo catturò. Per l’età di 12 anni, stava divorando libri di psicologia nella libreria della sua scuola.
Dopo aver finito la scuola di medicina e sposato Sally Stahl nel 1959, partirono per un’esperienza di due anni in cui Mack servì come psichiatra dell’Air Force in Giappone, dove il primo dei loro tre figli nacque. Lo shock culturale fu intenso. La vita in quel posto, ricordò più tardi, gli insegnò quanto “fantasticamente etnocentrici ed ecologicamente distruttivi possiamo essere noi Americani”. La famiglia tornò negli Stati Uniti e Mack entrò in psichiatria ad Harvard negli anni ’60, quando le idee sulla salute mentale erano state revisionate. Lui giocò un ruolo chiave nel creare una nuova clinica psichiatrica sia per pazienti esterni che interni nel vecchio ospedale di Cambridge di cui Harvard aveva preso il controllo.
La passione di Mack per T.E.Lawrence lo portò a scrivere una approfondita biografia dell’enigmatico uomo che giocò un ruolo chiave nella politica del Medio Oriente e nel 1977, lo sforzo lo portò al Premio Pulitzer. Lawrence visse una visione creativa del cambiare il mondo, cosa che fece appassionare, uno dei suoi amici dice ossessionare, Mack.
Per i primi anni ’80, quando entrò in quella che per molti professori sarebbe la confortevole mezza età, Mack, sotto la spinta dei suoi figli, venne attirato in due altri territori vergini, il regno dei quesiti spirituali e il mondo dell’attivismo politico. Sperimentò la respirazione olotropica e le droghe psichedeliche. Venne attirato nella politica del Medio Oriente, incontrandosi con Yassir Arafat a Beirut per discutere prospettive di pace. In seguito si lanciò in un crescente sforzo antinucleare durante gli anni di Reagan, esplorando gli aspetti psicosociali della minaccia di guerra nucleare e testimoniò davanti al Congresso un problema come gli incubi infantili di un olocausto nucleare. Infine si spinse in un ruolo più attivo; la sua intera famiglia venne arrestata nel 1986 nel Sito di Test governativo del Nevada per aver protestato sulle detonazioni nucleari sotterranee.
Il suo lavoro respiratorio in particolare, impostò le basi per il suo interesse sugli alieni. “Ero aperto alla possibilità che esistesse un mondo oltre quello che possiamo vedere”, ricorda. Mack iniziò a vedere pazienti che descrivevano una varietà di incontri alieni e creò il Programma per la Ricerca sulle Esperienze Straordinarie (PEER) nel Centro di Harvard per il Cambiamento Psicologico & Sociale. (Correntemente il Centro e il PEER non sono affiliati con Harvard.) Il suo libro del 1994 sul soggetto ( Abduction), che si concentra su interviste che descrivono le esperienze di un gruppo di 70 persone che affermarono di essere state addotte, provocarono la ridicolizzazione e l’indignazione nei media ufficiali e una investigazione di Harvard nei suoi metodi scientifici.
Imperterrito, Mack rimase fermo, raccogliendo altri dati e intervistando persone da tutto il mondo, pubblicando Passport to the Cosmos: Human Transformation and Alien Encounters nel 1999, che si concentrava su miti relativi agli alieni ed esperienze nelle culture native, dall’Amazzonia all’Africa del Sud.
Di persona, Mack ha i tratti cauti di uno studioso, la combattività di una figura attaccata dai media e l’entusiasmo innocente di un giovane studente di college che scopre sè stesso. Durante una lunga intervista nei centri del PEER, Mack ha parlato con New Age sulla sua ultima frontiera. Quello che segue è un riassunto dell’ intervista.
Domanda: Qual’è stato il primo incontro con il fenomeno alieno?
Risposta: Ho letto un articolo che trattava il fenomeno come emergenza spirituale e un collega nel mio corso di respirazione, mi portò a vedere Budd Hopkins (autore di diversi libri sugli alieni) nel Gennaio 1990. All’inizio io non credevo che fosse possibile incontrare esseri esterni alla Terra, ma divenne chiaro che non avevo altro modo per spiegare cosa stesse accadendo: se diverse persone che non sono connesse hanno le stesse dettagliate esperienze, allora non hai a che fare con un effetto generato internamente. Quindi divenni curioso.
D: Come verifichi l’attendibilità di queste affermazioni?
R: Faccio una valutazione psicologica accurata dei loro stati mentali, prendo la loro storia psicologica, gli esami clinici standard e, in alcuni dei primi casi, batterie di test psicologici. Valuterò se abbelliscono la verità. C’è altro, con cui ancora combatto. La sensazione che una persona stia parlando come se sia stata lì, questa viene dal linguaggio del corpo, lo sguardo nei loro occhi, dal non avere altri piani. Sto lavorando per definire meglio questi punti.
D: Quindi vedi quello che stai facendo come scienza?
R: Devo essere aperto al fatto che ci sono reami di dimensioni della realtà che non conosco. La conoscenza non è la stessa quando non puoi creare un esperimento controllato, ma rimangono ancora vie affidabili per conoscere. Non posso creare un esperimento che raccoglie un gruppo di UFO. Però credo che esista una qualità d’apertura di mente e rigore che possiamo applicare. Possiamo sviluppare degli standard di autenticità, attendibilità, molteplicità di testimonianze. Questa può essere considerata una scienza del sacro o dell’esperienza umana.
D: Quali tipi di standard visualizzi per tale scienza?
R: Abbiamo un progetto sulle esperienze anomale al PEER, che deriva da un workshop del 1999 sull’argomento che ha incluso teologi, antropologi, astrofisici e filosofi. Non guardiamo solo il fenomeno delle abduction, ma le esperienze di pre- morte e altri fenomeni simili che non cadono in una singola disciplina. Noi vogliamo esplorare le tradizioni dove esistono, se non standard, tradizioni sulla testimonianza oculare e sulla verità, metodi sul come decidere chi prendere seriamente. Le tradizioni Buddiste e Cattoliche affrontano questo in dettaglio, per esempio nel determinare cosa sia miracolo e cosa no.
Padre Corrado Balducci, un gentiluomo vicino al Vaticano, una volta mi colpì dicendo che la Chiesa prende molto seriamente questi rapporti sugli UFO e sulle abductions, perchè sembrano esserci molte testimonianze attendibili. Ho iniziato a pensare a questa nozione del testimone sacro o del testimone del sacro. Non vogliamo prendere, per esempio, gli standard Cattolici o Buddisti, ma possono essere delle guide.
D: Quindi questi standard possono essere applicati ad ogni sorta di esperienza anomala?
R: Il mondo New Age è pieno di persone che lavorano su tutto dalle esperienze aliene al channeling, ma non ci sono criteri reali per dire cosa prendere seriamente. Abbiamo molte critiche appropriate sul lavoro new age. Solo perchè qualcuno dice che può canalizzare qualcosa, non significa che sia vero. Il metodo scientifico ha mezzi per decidere sull’attendibilità di evidenze fisiche. Però se non ci sono evidenze fisiche, segni fisici sul corpo per esempio, ci devono essere modi per raccogliere dati e determinare la validità.
D: Stai cercando con forza di portare la scienza in un’area che è dominio della religione?
R: Barbara McClintock, vincitrice del Premio Nobel in genetica, ha descritto il suo modo di conoscere come altamente soggettivo. Lei potrebbe cadere in amore con spighe di grano; si è fusa con quello su cui lavorava. Chiaramente, dopo aver appreso in questo modo interconnesso e soggettivo, allora puoi usare la tua mente razionale per trovarne un senso. Però il tuo strumento di conoscenza è il tuo intero sè, il tuo sè intuitivo, la tua piena coscienza. Quello che i bravi scienziati e quelli che ci portano “oltre il velo” hanno in comune, è il pieno impegno con questo altro sè.
D: Dici che il lavoro respiratorio ti ha aperto ad altre visioni del mondo. Come si è rivelato questo?
R: Ho realizzato che non ero bloccato nella mia torre accademica e psicoanalitica, mi sono espanso oltre il guscio. Ho avuto questo senso di connessione con tutte queste persone, che era inspiegabile per me. Questo senso per cui ognuno di noi è in qualche modo una persona aperta e che ama e che eravamo una sola cosa in un certo modo, che in condizioni naturali possiamo connetterci in un modo molto differente dal solito isolamento competitivo in cui viviamo.
D: Come si relaziona questo con gli alieni?
R: Siamo esseri spirituali connessi con altre forme di vita e col cosmo in modo profondo e lo stesso cosmo contiene una intelligenza. Non è solo materia morta ed energia.
D: Le tue idee sulle abductions, sono più accettate ora nelle vie ufficiali, rispetto al 1994?
R: No, al contrario. Ci sono coloro che hanno paura di quello che vedono come il pericolo del ritorno dell’irrazionale. Però agli estremi c’è una crescente eccitazione e un interesse nel comprendere una realtà non conosciuta tramite il metodo scientifico tradizionale. Quindi c’è come un riscaldamento, non per una guerra di paradigma, ma un discorso non molto amichevole tra visioni in contrasto.
D: Gli “sperimentatori” del contatto alieno, vengono considerati pazzi nel mondo ufficiale. Li vedi come una minoranza oppressa?
R: La ridicolizzazione di questi individui e la negazione delle loro storie ha profonde implicazioni morali. Una società non può sopravvivere a lungo se chi racconta la verità viene respinto. Io credo che questi testimoni dicano la verità, nonostante il fatto che quello di cui parlano non può essere vero secondo la visione materialista dominante nel mondo. Il fatto che vengano respinti non li rende una minoranza soppressa. Ho iniziato a vedere che l’errato respingimento delle testimonianze di attendibili testimoni era dovuto al fatto che ciò che riportavano non combaciava con la visione dominante del mondo.
D: Come reagisci alle strane varietà di alieni descritti dagli addotti?
R: L’intero discorso della demografia aliena è piuttosto ironica in un certo modo, alcuni biondi, altri rettiliani, altri come insetti, altri come mantidi religiose e chiaramente i grigi. L’intero discorso in un certo modo è comico. Quindi arrivi sulla loro provenienza stellare. Sembra uno scherzo cosmico. Quando una cultura diviene sterile e limitata nella sua visione, arriva qualcosa che strappa l’intero sistema.
D: Quindi credi personalmente in questo fenomeno?
R: Non serve sforzo. Non si può spiegare in modi puramente interpsichici. Molte persone hanno queste esperienze nel mondo, spontaneamente. Deve arrivare da qualche luogo, quella che James William ha chiamato “provocazione dall’esterno”. Lo vedo nel contesto della crisi ecologica globale. La Terra è una fonte di creazione e vita e per ignoranza, avidità e aggressione, la stiamo distruggendo. Vedo un risveglio delle coscienze in questo, una riconnessione spirituale col sacro, col divino.
D: Il pedaggio personale e professionale per aver scavato nel fenomeno abductions, è stato troppo alto?
R: Non ho rimpianti. Nonostante le critiche e gli attacchi, ho incontrato così tante incredibili persone aperte alla conoscenza. Ho probabilmente guadagnato più colleghi e amici da quando ho iniziato questo lavoro, rispetto a quelli che avevo nel periodo precedente, sono semplicemente differenti. Non risuono allo stesso modo con un numero di altre persone. E’ stata come un’espansione dei miei orizzonti e un’apertura a connessioni e possibilità eccitanti, più che una sofferenza. Quello che mi ha portato a sentirmi bene è che le persone hanno iniziato a cercare in anomalie di altro tipo. Ci sono stati molti altri pionieri prima di me.
D: Vuoi avere un’esperienza di abduction?
R: Non penso. Una ragione è che spesso è spaventoso, ma penso che potrei gestirla. Secondo, la mia attendibilità e il mio ruolo come testimone dei testimoni, dipende sul mio essere pulito in questo punto. Ho visto esempi in cui investigatori che hanno avuto esperienze o hanno riconosciuto le loro esperienze, hanno perso credibilità come investigatori. Sento di avere un ruolo diverso. Non mi permetto di pensare troppo a questo.
Fonti: http://sonoconte.over-blog.it/article-john-edward-mack-e-le-abduction-101848822.html
John Edward Mack (New York, 10 aprile 1929 – Londra, 27 settembre 2004). Mack era uno psichiatra statunitense, scrittore, e professore della Harvard Medical School. Ha ricevuto il Premio Pulitzer per le biografie, e progressivamente è diventato una delle maggiori autorità sugli effetti spirituali e/o comportamentali su alcuni pazienti che sostengono di aver subito esperienze di rapimento alieno.
Inizi della carriera:
Nato a New York City, John Mack si laurea in medicina nella Harvard Medical School (Cum Laude, 1955) dopo aver eseguito studi superiori nell’Oberlin College (Phi Beta Kappa, 1951). Si specializzò nella Boston Psychoanalytic Society and Institute e ricevette un certificato che gli consentiva di praticare la psicoanalisi su adulti e minorenni.
Il tema conduttore della sua vita di lavoro è stata l’esplorazione di come le personali percezioni del mondo possono alterare le proprie relazioni. Mack affronta la questione della “visione del mondo” a livello individuale nelle sue prime esplorazioni cliniche dei sogni, degli incubi e del suicidio nell’adolescenza, e nel libro A Prince of Our Disorder, esegue uno studio biografico della vita dell’ufficiale britannico Thomas Edward Lawrence, lavoro per il quale nel 1977 riceve il Pulitzer Prize for Biography.
Fenomeno delle abduction:
Questo tema delle percezioni personali viene portato ad un estremo controverso negli anni novanta quando Mack inizia uno studio pluri-decennale su 200 donne e uomini che riferivano esperienze di abduction da parte di supposte creature aliene. Questo incontri sono stati riferiti almeno sin dagli anni cinquanta (la prima storia riferita da Antonio Villas Boas), che hanno ricevuto un’attenzione dal mondo accademico, ad esempio da specialisti come il Dr. R. Leo Sprinkle, tra i primi ad occuparsi di questi studi negli anni sessanta. John Edward Mack, rimane comunque la più stimata autorità accademica che abbia studiato questa faccenda. All’inizio Mack sospettava che quelle persone soffrissero di qualche disturbo mentale, ma dopo un attento esame, si rese contro che nessuna patologia ovvia era presente nelle persone che intervistava, aumentando ulteriormente il suo interesse. Seguendo l’incoraggiamento del suo amico di vecchia data Thomas Kuhn, che prediceva che l’argomento poteva destare molte controversie, ma che si poteva portare avanti l’indagine se Mack si limitava a raccogliere i dati e ad ignorare le prevalenti interpretazioni materialistiche, dualiste e l’analisi basata sul distinguo “è questo oppure è quello” (“either/or” analysis), Mack cominciò ad organizzare studi e interviste. Molti tra i pazienti da lui intervistati riferirono che i loro incontri avevano cambiato il modo di rapportarsi al mondo, che includeva il sentirsi in un elevato sentimento di spiritualità e di preoccupazione ambientalista.
Mack era piuttosto guardingo nelle sue investigazioni e interpretazioni del fenomeno delle abduction rispetto ai primi ricercatori che si occuparono della materia. Il professore di letteratura Terry Matheson scriveva che “Tutto sommato, Mack presenta il resoconto più ragionevole che si possa trovare al momento, almeno mentre questi racconti di abduction procedevano.” (Matheson, 251) In un’intervista senza data, il Dr. Jeffrey Mishlove dichiarò che Mack sembrava “propenso a dare a questi rapporti di [abduction] un qualche valore”. Mack replicò dicendo:
« Face value I wouldn’t say. I take them seriously. I don’t have a way to account for them. »
(John Edward Mack)
« Io non direi di dargli un valore facciale. Io li prendo seriamente. Non ho alcun mezzo per poterli valutare accuratamente. »
(John Edward Mack)
In modo simile, la BBC disse che John Mack aveva affermato:
« I would never say, yes, there are aliens taking people. [But] I would say there is a compelling powerful phenomenon here that I can’t account for in any other way, that’s mysterious. Yet I can’t know what it is but it seems to me that it invites a deeper, further inquiry. »
(John Edward Mack)
« Io non direi mai, si, vi sono alieni che sequestrano la gente. [Ma] Io direi che qui c’è un interessante e potente fenomeno, che non posso spiegare in altro modo, che è misterioso. Si, Io non posso sapere di cosa si tratta esattamente ma mi sembra che meriti un’inchiesta ulteriore più approfondita. »
(John Edward Mack)
Mack faceva notare che esiste una storia mondiale di esperienze visionarie, specialmente nelle società pre-industriali. Un esempio è la ricerca di visioni mistiche comune a molte culture dei nativi americani. Mack mette in rilievo che soltanto recentemente nella cultura occidentale, questi eventi visionari o di estasi sono stati interpretati come aberrazioni o addirittura come malattia mentale. Mack suggerisce che i racconti di abduction possano essere inquadrati meglio come parte della più vasta e antica tradizione delle esperienze di incontro con santi (nella tradizione cristiana) o con divinità (nella tradizione dei pagani). Il suo interesse negli aspetti spirituali o trasformazionali degli incontri delle persone con alieni, e la sua proposta che l’esperienza di contatto alieno possa essere in sé più trascendente (immateriale) che fisica in natura—ma nonostante questo assolutamente reale— fatto che progressivamente lo distinse da molti dei suoi contemporanei, come Budd Hopkins, che sosteneva la realtà fisica degli alieni.
In seguito il suo interesse si estese alla considerazione generale dei meriti di una nozione espansa della realtà, una nozione che consenta esperienze che possono anche non inquadrarsi nel paradigma occidentale del materialismo, ma che comunque cambiano profondamente la vita delle persone. Il suo secondo libro sulle esperienze di incontro con gli alieni, Passport to the Cosmos: Human Transformation and Alien Encounters (1999), era piuttosto un trattato filosofico che collegava i temi della spiritualità e i punti di vista mondiali moderni, costituendo il culmine del suo lavoro con gli “experiencers”, le persone che hanno vissuto l’incontro con gli alieni, tema centrale al quale è dedicato il libro.
Sottoposto a giudizio professionale dall’Università di Harvard:
Nel 1994, il Decano della Harvard Medical School nominò un comitato paritario (peer review) per indagare sulle pratiche mediche e investigazioni cliniche delle persone che hanno raccontato i loro “incontri alieni” al Dr. Mack (alcuni di questi casi sono stati descritti nel libro Abduction, scritto da Mack nel 1994). Nello stesso articolo della BBC sopracitato, Angela Hind scrive, “Si tratta della prima volta nella storia di Harvard nel quale un professore ordinario viene sottoposto a questo tipo di inchiesta.” Mack descrisse l’investigazione come “kafkiana”: non venne mai informato molto dello status dell’indagine in corso, la natura delle lamentele dei suoi critici cambiava frequentemente, e la maggior parte delle loro accuse si dimostrarono prive di fondamento quando sottoposte a stretto scrutinio.
Dopo 14 mesi di inchiesta, vi erano crescenti interrogativi da parte della comunità accademica (includendo il professore di Legge di Harvard Alan Dershowitz) riguardo alla validità dell’investigazione di un professore ordinario di Harvard che non era sospettato di violazioni dell’etica o di cattiva condotta professionale. Harvard allora pubblicò una dichiarazione nella quale il Decano “riaffermava la libertà accademica del Dr. Mack per studiare qualsivoglia argomento correlato alla psichiatria e per poter formulare le sue opinioni senza impedimento,” concludendo che il “Dr. Mack rimane un membro prominente della Facoltà di Medicina di Harvard.” (Mack venne sottoposto a censura per alcuni errori metodologici.) Ricevette ausilio legale da Roderick MacLeish e da Daniel Sheehan, e il sostegno economico di en:Laurance Rockefeller, che inoltre finanziò il centro di ricerche di Mack per quattro anni consecutivi, per una cifra di 250.000 $/anno.
IL FENOMENO ALIEN ABDUCTION
Fonte: Traduzione della pagina originale pubblicata in www.ufoevidence.org a cura di rapimentialieni
Sebbene in questi ultimi 25 anni migliaia di individui in tutti gli Stati Uniti e in altri paesi hanno riferito esperienze di abduction sia ai ricercatori sugli UFO sia a professionisti della salute mentale, il fenomeno sembra essere più esteso di quanto ci si potesse aspettare. Un sondaggio ad opera della organizzazione Roper incentrato su “strani eventi” condotta tra il luglio e il settembre del 1991 indica che centinaia di migliaia, se non milioni, di individui negli Stati Uniti possono aver sperimentato esperienze di abductions o correlabili alle abductions. Il fatto che un fenomeno difetta di una spiegazione convenzionale o che perfino sfida la nostra accettata nozione di realtà non ci consente per questo di negare la sua esistenza o ci impedisce di esplorare la sua dimensione e il suo significato. Almeno i clinici che si occupano della salute mentale dovrebbero familiarizzare con una condizione che determina una così grande angoscia tra i suoi potenziali pazienti o clienti. Inoltre la reale estensione del fenomeno e i suoi inusuali aspetti psicologici e fisici indicano che il problema potrebbe avere una considerevole importanza socio-culturale scientifica e filosofica. In questo articolo descriverò gli aspetti fondamentali di un’esperienza di UFO abduction, l’impatto che queste esperienze hanno sugli addotti e le implicazioni del fenomeno sulla nostra professione e sulla nostra società.
Esistono anche altri ricercatori che hanno anche una più lunga esperienza con gli addotti della mia ma, a causa della insolita e controversa natura di questa materia, io mi baserò dove possibile sui risultati del mio lavoro personale così che io possa assumermi la mia personale responsabilità sulle osservazioni e sulle esperienze riferite. Alla luce dell’incerto stato ontologico o di “realtà” di quello che gli addotti riferiscono essere loro “successo” esiste il problema di quello che potrebbe essere denominato l’atteggiamento del narratore o il suo “punto di vista.” Piuttosto che usare le virgolette per indicare qualcosa che un addotto crede sia lui accaduto ho riportato i racconti degli addotti ” nudi e crudi ” senza mettere il virgolettato se per colui che ha avuto l’esperienza quello che racconta è veramente accaduto. Questo non significa che si tratta del mio punto di vista riguardo lo stato reale dell’evento ma si ammette soltanto che l’addotto è sincero e che per lui o per lei quello che é raccontato è veramente accaduto.
Quando una psicologa mia amica e collega alla fine del 1989 mi propose di presentarmi a Budd Hopkins (il cui nome e attività non conoscevo) descrivendomelo come un artista che prendeva seriamente quello che raccontavano gli addotti, rifiutai la proposta ritenendo che sia lui che i suoi clienti dovessero condividere un qualche tipo di allucinazione o di disturbo mentale di altro genere. Quando spinto dalla curiosità ebbi modo di far visita ad Hopkins il 10 gennaio 1990, una di quelle date che tendono ad essere ricordate, fui impressionato dalla sua sincerità, dalla profonda conoscenza e dalla grande preoccupazione che lui aveva che gli addotti, spesso non correttamente diagnosticati e non appropriatamente trattati da professionisti della salute mentale. Ma quello che mi colpì anche di più fu l’intrinseca coerenza dei racconti particolareggiati fatti da individui diversi provenienti da diverse parti del paese che non avevano avuto alcun modo di comunicare fra loro e le cui storie erano emerse spesso con grande difficoltà accompagnate da un grande stress emotivo.
Presto dopo questo primo incontro iniziale ebbi modo di incontrare parecchi addotti a casa di Hopkins e ancora una volta fui molto impressionato dalla coerenza dei racconti e anche dall’assenza di qualsiasi chiara malattia mentale o di disturbo della sfera emotiva oltre alle sequenze traumatiche susseguenti alle stesse abductions. Non appariva esserci alcuna lampante spiegazione che potesse in qualche modo giustificare i racconti di abduction come del resto non ne é emersa alcuna anche nei successivi due anni. Mi resi conto che questo gruppo di persone aveva bisogno di capire, di comprensione e di aiuto e che erano lo specchio di un mistero che andava oltre il puro interesse clinico. Decisi perciò di lavorare con persone che avevano queste esperienze per conto mio.
A partire dal giugno 1992 ho visitato più di 56 possibili addotti. Di questi 41 soddisfacevano a tutti gli effetti i criteri di base delle esperienze di abduction: ricordi, con o senza ipnosi, di essere presi e portati contro la volontà del soggetto in un qualche tipo di anomalo luogo chiuso da parte di piccole creature umanoidi dove venivano effettuate su di loro procedure simil-mediche e chirurgiche. Sebbene io offra consulenza e supporto agli addotti il mio ruolo è stato nello stesso tempo tanto quello di co-investigatore quanto quello di terapista. A partire dall’ottobre del 1990 ho iniziato ad effettuare incontri mensili di gruppi di supporto a casa mia che sono stati frequentati da 15-30 individui. I primi casi mi sono stati indirizzati da Budd Hopkins. Più tardi sono giunte persone provenienti dalla rete degli individui interessati agli UFO o al fenomeno abduction, altre persone mi chiamavano di propria iniziativa essendo venute a conoscenza del mio interesse nella materia con il passa parola o perché mi avevano visto in programmi televisivi riguardanti gli UFO e le abductions. Delle 41 persone che io definisco addotte 4 erano donne e 17 uomini. Due di questi sono bambini sotto gli otto anni. Ho eseguito da una a cinque sessioni di regressione ipnotica con 20 dei 41 soggetti e sono stato presente durante sessioni ipnotiche eseguite da altri terapisti con tre di loro. L’età degli adulti varia dai 19 ai 57 anni.
Chi sono gli addotti? Psicopatologia e personalità
In questo momento è possibile fare poche generalizzazioni riguardo a questa importante domanda a causa della scarsità di dati e della insolita natura del fenomeno. Nessuno degli addotti con i quali ho lavorato si é dimostrato essere affetto da una franca psicopatologia come per esempio una psicosi schizofrenica, una grave depressione o altre malattie mentali psichiatriche maggiori. Al contrario quello che mi ha colpito maggiormente è stata la “ordinarietà” di queste persone che comprendono nel mio gruppo per esempio il proprietario di un ristorante, una segretaria, una guardia carceraria, uno studente di college e parecchie casalinghe. Parecchie si mostravano risentite, lievemente sospettose, con un senso di vittimizzazione ed altra sintomatologia post-traumatica. La maggior parte sembrava portare il peso nelle loro vite delle loro esperienze di abduction. Alcuni, sebbene non tutti, degli addotti che ho visto riferiscono travagliate relazioni nell’infanzia con uno o con entrambi i genitori, alcolismo nella famiglia, e abusi nell’infanzia o nell’adolescenza. Parecchi riferiscono una condizione di isolamento personale, travagliate relazioni da adulti e problemi correlati al concepimento e alla crescita dei bambini. Ma in altri casi questi disturbi non sono affatto presenti. In alcuni casi l’atteggiamento verso la sessualità, la decisione di avere o non avere bambini sembrava essere stata influenzata dalla storia di abduction.
Sintomi di allarme, segni e ricordi
Esiste un certo numero di sintomi, segni e ricordi che ho ritrovato nei miei casi e che sono riferiti anche da Hopkins, David Jacobs, e da altri 11 ricercatori nel campo delle ufo abduction, compresi i 6 psichiatri che ho consultato nella preparazione di questa relazione, che fanno supporre un caso o un episodio di abduction. I probabili addotti raccontano di aver visto “piccoli uomini” o altre creature o di avvertire una “presenza” nella loro stanza da bambini. Hanno spesso avuto la sensazione di essere “diversi” o di aver condotto “una doppia vita.” Possono aver avuto avvistamenti ravvicinati di strani oggetti nel cielo durante il giorno o la notte o di aver visto inspiegabili intense e strane luci brillare nei loro soggiorni o nella loro camera da letto. In concomitanza con l’avvistamento UFO, e a volte indipendentemente da esso, loro riferiscono inspiegabili vuoti temporali di un ora, due o più e si sono poi ritrovati spostati in un posto a centinaia di yarde o anche miglia di distanza da casa senza riuscire a spiegare come ci erano arrivati. Gli addotti possono non essersi mai interessati agli UFO ma qualcuno è stato stranamente spinto a leggere libri correlati alle abductions reagendo con terrore al loro contenuto, specialmente alle figure degli alieni (“vidi quella faccia e sono quasi svenuto” mi raccontò un addotto) non riescono a terminarlo e in conseguenza di ciò cercano un aiuto.
Possono ricordare di svegliarsi durante la notte in preda al terrore, “intorpidito” o paralizzato con la sensazione di una presenza fisica, o anche vedendo piccole creature dai grandi occhi neri, nella propria stanza. Altri sintomi comprendono un forte senso di vulnerabilità, un’ansia generalizzata, paura degli ospedali, di volare, degli ascensori, degli animali e degli insetti e del contatto sessuale. Suoni, odori, immagini che sono per loro inquietanti senza alcun apparente motivo e che si può provare più tardi che sono associati con esperienze di abduction. Sono comuni l’insonnia, la paura del buio e di rimanere soli da notte, il coprire le finestre per proteggersi dalle intrusioni, dormire con la luce accesa (da adulto), avere sogni inquietanti e incubi, specialmente associati con apparecchi volanti o con “navi aliene” che portano via la persona. Strane eruzioni cutanee, segni, tagli o cicatrici possono apparire durante la notte come pure inspiegabili sanguinamenti dal naso, dall’orecchio o dal retto, segni che da presi da soli non meriterebbero una particolare attenzione ma che acquistano un loro preciso significato se vengono associati con gli altri fenomeni. Altri sintomi includono disturbi uro-ginecologici, comprese inspiegabili interruzioni di gravidanza, e persistenti disturbi all’apparato gastrointestinale.
Aspetti fisici
Gli aspetti fisici che accompagnano gli avvistamenti e gli atterraggi di Ufo e, per quanto riguarda questa relazione le ufo abductions, rappresentano i più interessanti e stimolanti aspetti del fenomeno. Questi forniscono un’apparente oggettiva conferma dei racconti che sono altrimenti così bizzarri da sfidare la nostra capacità di comprensione. Con o senza le manifestazioni fisiche di contorno, io in quanto psichiatra, considero come validi dati psicologici quelli che gli addotti forniscono se trovo che loro sono affidabili come informatori e non sofferenti di una qualche evidente malattia mentale, o di altri traumi documentati o di motivi di distorsione che possono spiegare quello che loro dicono che è loro successo anche se questo mi lascia altrettanto confuso come quello che in realtà è veramente avvenuto. Tuttavia è chiaro che una simile evidenza, se provata, solleverebbe gli addotti dal fardello di persuadere loro stessi e gli altri della realtà degli eventi, che sono così “pieni di realtà” e tuttavia sfidano la comune nozione di realtà, e focalizzerebbero attenzione e risorse sui bisogni degli addotti e sul significato del fenomeno abduction.
Le manifestazioni fisiche a volte spaventano gli addotti che non vogliono credere che le loro esperienze sono reali e allo stesso tempo rappresentano per loro una riassicurazione per quanto riguarda la loro sanità mentale. Per la popolazione addotta le manifestazioni fisiche sono sfuggenti e contraddittorie. Alcune prese in se stesse non sono patognomoniche di una abduction ma acquistano significato apparendo in contemporanea o immediatamente dopo una abduction.
Gli addotti possono raccontare la loro sorpresa di svegliarsi sopra le coperte o ai piedi del letto, in un’altra stanza della casa piuttosto che nella loro camera da letto o qualche volta fuori dalla casa. I loro vestiti possono essere rimossi, piegati vicino al letto o addirittura essere introvabili. Gli addotti descrivono la loro confusione e l’incredulità che li coglie quando si rendono conto di ritrovarsi a guidare all’improvviso molte miglia lontano dal posto dove si trovavano solo qualche istante prima, qualche volta trovandosi più vicini alla loro destinazione finale e altre volte completamente fuori dal percorso che intendevano compiere.
Gli addotti qualche volta presentano sanguinamenti dal naso o ferite, al risveglio o al ritorno da un episodio di missing time che è in seguito riconducibile ad una interazione aliena. Molti addotti mostrano di avere cicatrici che possano essere ricondotte a due tipi caratteristici: una linea diritta come da fatta da un bisturi o una depressione sulla pelle a cucchiaio. I meccanismi riproduttivi e sessuali umani sembrano essere al centro del fenomeno abduction. Uomini e donne riferiscono un ampio ventaglio di esperienze, correlate alla riproduzione e all’aspetto sessuale, che includono esami ginecologici, rimozione e reimpianto di ovociti, rimozione e scomparsa di feti, raccolta forzata di campioni di sperma, incubazione extra-uterina di embrioni sulle navi spaziali, cura la parte di umani di feti ibridi con osservazione da parte degli alieni, rapporti sessuali umano-alieni e “legami” nei rapporti tra umani osservati dagli alieni fuori e dentro le astronavi.
Sequele dolorose, disturbanti e traumatiche
Qualunque alla fine sia riconosciuta essere la sua origine per gli addotti le loro esperienze sono profonde, permanenti e inevitabili. Gli addotti possono imparare, con o senza aiuto, a convivere e persino a trasformare le proprie esperienze. Ma loro hanno sofferto e qualche volta continuano a soffrire dei residui o delle sequenze delle loro inquietanti e traumatiche esperienze. Psicologicamente si sentono “diversi.” Incubi ed altri sogni inquietanti sono di regola conseguenza delle abductions. Gli addotti soffrono di una ampia gamma di dolori fisici e di paure che sembrano corrispondere anatomicamente e fisiologicamente ai punti delle procedure invasive sperimentate durante le abductions. Oltre alle sequele sessuali-ginecologiche altri sintomi comprendono il mal di testa, dolori ai seni paranasali, dolori alla schiena, dolori e disturbi gastrointestinali, una grande paura degli aghi e frequentemente dei dottori e degli ospedali. Gli addotti soffrono di un complesso quadro traumatico. Non sarebbe corretto chiamarlo “post-traumatico” in quanto la minaccia non diventa mai un fatto del passato. Esistono quattro dimensioni del trauma:
- 1) l’ esperienza traumatizzante in se stessa:
- 2) l’ isolamento personale che nasce dalla difficoltà di raccontare agli altri le proprie esperienze;
- 3) la contraddizione tra queste esperienze e la realtà condivisa che gli addotti conoscono e
- 4) il fatto che le esperienze possono ricapitare ancora in qualsiasi momento a loro e ai loro bambini.
Altri aspetti del trauma devono essere sottolineati. Spesso si sviluppa una presa di distanza quando l’addotto racconta ai suoi genitori o ad altri quello che ha visto o che ha provato. Viene loro frequentemente detto che hanno sognato, che hanno avuto degli incubi o che “dicono bugie” che sono “troppo fantasiosi” che “si inventano le cose” o, come affermato una donna “cercano di assecondarmi solo per essere gentili” ma per loro le esperienze sono reali e chiaramente distinguibili dal sogno. Loro imparano a non parlare con i loro genitori o amici (alcuni dei quali non vogliono nemmeno sentire queste storie nonostante o perché sono essi stessi degli addotti) di queste esperienze cosa che fa nascere in loro un forte senso di isolamento e di alienazione che si continua nella vita adulta.
I bambini possono anche provare rabbia e sentirsi non sostenuti dai loro genitori quando questi non riescono a proteggerli dall’esperienza di abduction. A questo si aggiunge che i genitori adulti sono profondamente preoccupati quando i bambini sono coinvolti, angosciati dal fatto che non sono assolutamente in grado di proteggerli.
Sebbene possano arrivare ad accettare che le loro esperienze sono reali gli addotti sono intensamente tormentati da quello che questo significa per le loro vite. Il problema per loro non è soltanto la minaccia ontologica e la confusione. Ciò significa anche che loro sono incapaci di dimenticare le loro esperienze così facilmente come farebbero con un sogno o con una fantasia.
Infine gli addotti devono convivere con il fatto che la loro esperienza, qualunque ne sia l’origine, può ripetersi in qualsiasi momento, anche dopo anni e senza “attività.”
Crescita personale e trasformazione
Ma nell’esperienza di abduction oltre al trauma alle conseguenze patologiche e alla vittimizzazione c’è qualcosa di più, specialmente quando chi sperimenta queste esperienze si investiga sull’esperienza stessa sforzandosi di comprendere ciò che questa significa per sé e per il suo mondo cercando di venire a patti con essa. Confrontarsi col loro terrore e con la loro sensazione di non poter essere aiutati é stato un importante aspetto della crescita personale che loro hanno sperimentato.
Molti addotti sembrano diventare più intuitivi o “psichici” e sviluppano interessi filosofici che loro ritengono essere una conseguenza del fenomeno abduction. Uno dei più sorprendenti risultati dell’esperienza di abduction per molti addotti, specialmente per quelli che lavorano attivamente per integrare loro esperienze, è una forte sensibilità alle problematiche dell’inquinamento ambientale che qualche volta li porta a varie forme di attivismo ecologico. Sulle navi agli addotti sono frequentemente mostrate visioni di distruzione nucleare e specialmente disastri ecologici. Qualche volta su una specie di schermo televisivo. Qualche volta gli addotti hanno la sensazione che gli sono state date delle speciali missioni da compiere come per esempio di spingere qualcuno ad impegnarsi con responsabilità ambientaliste.
Alcuni addotti hanno la sensazione che anche il fenomeno “ibridizzazione” potrebbe avere una funzione di preservazione della vita.
Se la crescita spirituale e l’impegno ecologico che ho osservato tra gli addotti che io ho studiato é una conseguenza della loro esperienza, cioé l’espansione della consapevolezza che segue l’ampliamento della coscienza che può seguire a qualsiasi esperienza molto traumatica e dolorosa, o rappresenti un più intrinseco aspetto dell’intero processo è un’domanda che richiede ulteriori ricerche. Un addotto crede che gli alieni “sono stati mandati come ingegneri per compiere un lavoro di riparazione, venuti a mostrare che la nostra coscienza si è mossa in una direzione sbagliata… Sono come farfalle che sono tornate indietro per fermare il bulldozer che sta distruggendo il cespuglio con il cibo.”
Fenomeni che necessitano di essere spiegati
Qualsiasi teoria sulle abduction aliene deve tener conto di un ampio ventaglio di sconcertanti fenomeni che includono:
1) Coerenza narrativa. Le storie che gli addotti raccontano i variano nei dettagli ma hanno un forte grado di coerenza narrativa. È qualche volta sostenuto che gli addotti si influenzano l’uno con l’altro e che loro “prendono” le loro esperienze da quello che dicono gli altri, i media televisivi o con le letture. La mia impressione tuttavia è che molto più spesso succede che quando gli addotti comunicano tra di loro circa le loro abduction o guardano alla televisione le versioni cinematografiche delle abduction loro si aiutano l’uno con l’altro e guadagnano nei dettagli di quello che loro hanno già sperimentato o stanno cercando di chiarire. “Le moderne comunicazioni” come il folklorista Thomas Bull ha scritto certamente diffondono il folklore ampiamente e a grande velocità ma non sono gli agenti di omogeneizzazione di cui una volta i folkloristi avevano paura. I media rappresentano una voce in più nella trasmissione del folklore.
2) Assenza di diagnosi di malattia mentale. La maggioranza degli addotti non appare essere allucinata, confabulante, bugiarda o sofferente di una chiara malattia mentale. Questo non significa che gli addotti non possono essere psicotici. Io ho incontrato, sebbene non abbia lavorato direttamente con lui, almeno un probabile addotto che era chiaramente scompensato dal punto di vista psicotico.
3) Associazione con gli UFO. Anche sé molte abduction sembrano avvenire indipendentemente degli avvistamenti UFO da parte degli addotti o di altri testimoni è stata costantemente osservata una stretta correlazione tra avvistamenti UFO e le abductions.
4) Bizzarri effetti fisici. Quanto anche possa provare essere lo stato ontologico di simili racconti una teoria convincente deve spiegare i più insoliti e difficili da credere effetti fisici descritti sopra.
5) I racconti dei bambini piccoli. I genitori possono naturalmente influenzare l’esperienza dei loro bambini. Ciononostante perché la teoria del fenomeno abduction sia completa noi dobbiamo trovare una spiegazione delle emotivamente intense e apparentemente autentiche, dettagliate esperienze anche di bambini molto piccoli la cui esposizione a fonti esterne di informazione è necessariamente limitata.
Che cosa sta avvenendo? Teorie correnti
Le teorie attuali includono cause psichiatriche, psico-socio-culturali, spiegazione extraterrestre e quella che potrebbe essere chiamata l’ipotesi di “altre dimensioni della coscienza.”
- Psichiatriche: non è emersa alcun chiaro aspetto di malattia mentale, sebbene disturbi psichiatrici possono esistere tra gli addotti, correlati o non correlati alla storia di abduction. Sono stato colpito da quanta poca malattia mentale si manifesti tra gli addotti, considerando che spesso il fenomeno abduction dura per tutta la vita con la sua intensa capacità disturbante. Molti addotti soffrono dei sintomi della sindrome da stress post-traumatico ma non è chiaro, al di là di quello che gli addotti riforniscono, quale debba essere l’evento traumatico. È difficile da concepire un quadro clinico post-traumatico che nasca interamente all’interno della psiche. L’abuso infantile, incluso l’abuso sessuale, è stato considerato come una possibile causa ma non sembra poter spiegare la sintomatologia in alcuno dei casi trattati da me o da altri ricercatori.
- Psico-socio-culturali: confrontarsi con storie di abduction da parte di creature aliene fa nascere nella mente di molti ascoltatori l’idea che si tratta di una forma di isteria di massa o di pazzia collettiva. Contro queste idee tuttavia depone il fatto che gli addotti sono raramente in comunicazione l’uno con l’altro prima che si incontrano nei gruppi di supporto o si trovano in qualche modo l’uno con l’altro a causa delle loro comuni esperienze. È stato anche suggerito che gli addotti prendano i dettagli delle loro esperienze dai mass media. Questa è una possibilità seducente ma non regge ad un attento esame. Il fenomeno UFO è stato diffuso dai mass media a partire dal 1947 e le abduction entrano sulla scena da quando è stato ampiamente riportato nel 1966 il caso di Barney e Betty Hill. Ma la maggior parte delle descrizioni da parte dei media come “Incontri Ravvicinati del IV tipo” ed “ET” sono in genere poco precise, superficiali e grossolane e non forniscono il complicato e coerente dettaglio che è rintracciabile in così tanti racconti di abduction. Anche il documentario del 1975 sul caso Hill, “Interrupted Journey,” manca del livello di dettaglio della maggior parte dei casi che io ho visto. Alcuni documentari più recenti sono stati più aderenti alla realtà delle esperienze di abduction ma i racconti di abduction li hanno preceduti e questi films sono del tutto generici e mancano della ricchezza di ‘informazione che forniscono gli addotti. Altri hanno chiamato in causa l’idea di Jung dell’inconscio collettivo o del fenomeno “Psicoide” per le esperienze condivise degli addotti.
Jaques Vallè collega le moderne ufo abductions ai racconti storici e mitici delle visite fatte da piccole creature, contatti con oggetti volanti e rapimenti su veicoli spaziali. Come Bullard ha scritto “la ricerca di parallelismi è cara al cuore dei folkloristi. Si tratta di una questione complessa, che ci conduce nel profondo della natura della realtà come é percepita da particolari culture.”
In una discussione sul mio lavoro avuta con Thomas Khun, storico delle scienze, e con sua moglie Jehane lei mi chiese: “come può un florido stereotipo coagularsi da un brodo frammentato in immagini emotivamente cariche senza essere avvenuto direttamente?” Questa domanda ci costringe ad avviare o riformulare le nostre nozioni di inconscio collettivo. Lei mi ha posto la stessa domanda fondamentale che il filosofo W.V. Quine mi pose ad Harvard pochi giorni dopo quando io presentai questo materiale, cioè, come potrebbe un complesso, dettagliato e traumatico complesso di idee e di eventi, alcuni dei quali ricadono al di fuori della nostra nozione di realtà, che sono sperimentati da altrimenti sane persone come realmente vissute, nascere spontaneamente in migliaia di menti di creature umane geograficamente separate e, per quanto si può dire, non in contatto tra loro? Una spiegazione basata su una simile espressione dell’inconscio collettivo sicuramente amplia le nostre nozioni della psiche e di come la mente umana lavora. Ancora, gli stessi fenomeni fisici associati con gli UFO e le esperienze di bambini piccoli non sono giustificabili con una simile spiegazione.
La ricerca sulle abductions ha veramente in chiunque un impatto dirompente sulla visione della natura e del cosmo. Nello sforzo di spiegare il fenomeno alcuni si sono rivolti a spiegazioni alternative della natura e del cosmo più familiari alle religioni orientali e alla filosofia che dipingono l’universo e le sue realtà come un vasto gioco di coscienze con manifestazioni fisiche. Noi occidentali ci siamo, per ragioni forse tanto misteriose quanto il fenomeno abduction stesso, tagliati fuori quasi totalmente dalla consapevolezza di qualsiasi altra forma di intelligenza superiore.
- L’ipotesi extraterrestre: quasi grazie a un processo di successiva eliminazione molti ricercatori, almeno negli Stati Uniti, sono giunti alla conclusione che gli UFO sono navi spaziali guidate da extraterrestri e che queste creature esistono nella nostra realtà materiale ed effettuano i rapimenti. Come ha scritto Bullard questa ipotesi quadra con le esperienze condivise meglio che con le fantasie personali o con le nozioni culturali… Non importa il perché e il come ma la spiegazione extraterrestre funziona. Essa soddisfa chi ci crede con una sistematica, intimamente razionale spiegazione del fenomeno abduction a patto che venga fatta una sola premessa: origini aliene. Jacobs sembra aver ragione quando afferma: “non è arrivato su questo argomento nessun significativo corpo di pensiero che presenti forti evidenze che qualcos’altro stia accadendo oltre a quello che gli addotti dichiarano”. Tuttavia anche l’ipotesi extraterrestre presenta dei problemi, specialmente come é stata formulata in letteratura. Il professore di scienze naturali Michael Swords esplora qualcosa del genere nel suo articolo “UFO come viaggiatori del tempo”. Per esempio perché non abbiamo visto migliori fotografie di UFO che atterrano in aree popolate e nessuna di queste creature stesse? Perché a parte la possibile eccezione del controverso incidente di Roswell non abbiamo alcun manufatto che confermi una presenza aliena? (Una possibile risposta a queste domande “Ufo cover up”)
- Penetrazione di altre dimensioni: ogni teoria deve quindi far fronte a contraddizioni virtualmente inconciliabili. Se il fenomeno abduction viene considerato dal punto di vista della psiche allora ci dobbiamo confrontare con materiale estremamente bizzarro riferito in tutta sincerità da individui altrimenti sani e non possiamo in questo modo dare alcuna giustificazione alle manifestazioni fisiche che lo accompagnano. D’altro canto una ipotesi extraterrestre amplierebbe la nostra nozione dell’universo fisico e delle sue proprietà verso e oltre i limiti convenzionalmente accettati della realtà. Confrontandosi con questo dilemma alcuni ufologi e specialmente Jaques Vallee e Karl Brunstein stanno scrivendo della penetrazione nella nostra realtà di mondi paralleli, persino di altri universi. Vallee per esempio afferma “io credo che il fenomeno UFO rappresenti la prova dell’esistenza di altre dimensioni oltre lo spazio tempo; gli UFO non possono provenire dallo spazio ordinario ma da un multiverso che si trova intorno a noi…” . È interessante notare che gli addotti stessi, che sono spesso scientificamente poco preparati e ampiamente poco familiari con questi scritti, parlano anche sotto ipnosi, dell’impressione che loro hanno della penetrazione nella loro coscienza di altre dimensioni oltre al nostro familiare concetto di spazio-tempo. Molti degli addotti che io ho incontrato hanno la sensazione che siano all’opera alcune altre intelligenze oltre la nostra, che loro sentono essere responsabili dell’incrocio di nuove forme di vita, che cambiano la loro propria coscienza e toccano le fondamentali nozioni umane di realtà. Un uomo per esempio dice “quando noi vediamo il loro arrivo è come vedere da dietro un telo (un pezzo di materiale usato nel teatro per creare l’illusione di un muro solido o di uno sfondo) o una specie di schermo cinematografico. Quando loro arrivano tu guardi alla realtà ordinaria come se avessi uno schermo cinematografico nel nervo ottico. Quando loro arrivano é come se qualcuno illuminasse con una luce brillante dietro lo schermo per nascondere la scena. Quello che noi percepiamo come uno schermo cinematografico, quello che noi chiamiamo realtà, loro distorcono, provandoci che si tratta solo di una costruzione, di una versione della realtà.”
Sommario e conclusioni
Il fenomeno abduction ci fa confrontare con un autentico ed inquietante mistero. Ma forse come ha scritto Edmund Bolles: “è importante confessarlo quando sia ha a che fare con qualcosa di misterioso”. Per questo io credo che non esiste un modo per dare un senso o una convincente spiegazione a questo fenomeno all’interno della struttura della nostra attuale visione di quello che é reale o possibile. Le nostre teorie psicologiche non comprendono il modo di spiegare la simultanea occorrenza tra migliaia di persone sconosciute l’una all’altra, compresi i bambini piccoli, di complesse, elaborate e qualche volta estremamente potenti esperienze che coincidono l’una con l’altra nei dettagli più minuti accompagnate da una varietà di peculiari fenomeni fisici. Allo stesso modo la nostra comprensione della realtà fisica non può spiegare la tecnologia attraverso la quale una popolazione di creature in qualche altro reale spazio temporale può entrare nel nostro mondo con una così limitata capacità di rilevazione da parte nostra e agire indisturbata su così tante persone.
Tuttavia può essere proprio attraverso questi fenomeni che non si inseriscono nelle nostre categorie scientifiche, come le esperienze vicino alla morte, dalle quale noi possiamo imparare molto anche se ci costringono a cambiare la nostra visione della realtà.
Questi individui, gli addotti stessi, sono profondamente toccati dalle loro esperienze che possono essere emotivamente e fisicamente disturbanti e traumatiche. Loro hanno bisogno di interventi diagnostici intelligenti, empatici e terapeutici da parte di individui che hanno familiarità con i dettagli del fenomeno e volontà di sospendere il proprio giudizio circa la sua origine o le sue possibili cause. Infatti un piccolo aiuto spesso porta lontano in questi casi. Perché questi sono generalmente individui non gravemente disturbati e che non necessitano di intensa psicoterapia. Quando loro incontrano qualcuno che li ascolta, che prende i loro racconti seriamente e che non cerca, come è loro accaduto spesso nel passato, di inserire i loro racconti in categorie diagnostiche note, si ottiene in genere un grande sollievo e un miglioramento del loro stato mentale sebbene loro siano inizialmente preoccupati di doversi confrontare con la realtà di esperienze che avrebbero preferito negare come fantasie, sogni o persino allucinazioni. Alcuni addotti desiderano esplorare più nel profondo attraverso l’ipnosi o altri mezzi i ricordi seppelliti nella mente delle loro abduction. Un più intenso lavoro di questo genere richiede lo sviluppo di standard terapeutici che alcuni ricercatori di questo fenomeno, specialmente l’internista David Gotlib sta cercando di definire a Toronto. Si sono dimostrati di grande aiuto per questa popolazione i gruppi di supporto guidati da qualcuno che faccia trattamento e ricerca sulle abduction attraverso i quali gli addotti possono incontrarsi l’un con l’altro e condividere storie ed esperienze. Perché come è stato già notato gli addotti vivono in una specie di isolamento auto-imposto, temendo, a ragione, che incontreranno come nel passato non soltanto discredito ma ridicolizzazione o la negazione come “pazzia” se parlano di questi aspetti delle loro vite.
Per concludere il fenomeno abduction presenta un considerevole interesse clinico e scientifico. Attualmente non esiste alcuna convincente spiegazione che possa giustificare i racconti degli addotti. Abbiamo la possibilità di imparare attraverso le future ricerche molto circa la natura della psiche umana e ampliare le nostre nozioni della realtà fisica e psicologica. Il fenomeno può consegnarci una specie di quarto colpo al nostro egoismo collettivo dopo quello di Copernico, di Darwin e di Freud. Perché siamo costretti a renderci conto che non soltanto non siamo al centro dell’Universo ma che non siamo nemmeno la preminente o dominante intelligenza nel Cosmo in grado di controllare la nostra esistenza psicologica e fisica. Sembra che possiamo essere “invasi” o rapiti da altre creature, o almeno da alcune altre forme di esseri o coscienze che sembrano capaci di fare con noi quello che vogliono per uno scopo che non siamo ancora capaci di scoprire.
Prof. John E. Mack
Vi propongo anche un’intervista molto interessante:
CONCETTI ALIENI: INTERVISTA CON IL DR. JOHN MACK
Fonte: Articolo di Andrew Lawler (è il corrispondente da Boston per il magazine Science)
La ricerca di John Mack sulle abductions aliene lo ha spinto lontano dal mondo accademico, ma lo Psichiatra di Harvard e il suo Program for Extraordinary Experience Research costruiscono la “scienza del sacro”.
“Area di Virginia – emozionante”, John Mack scrisse in una nota del 1964. Si riferiva ad una possibilità per sviluppare nuovi metodi per la cura mentale all’ospedale del Massachusetts. Però questo entusiasmo e questo spirito per il rischio è un riassunto pulito della lunga e controversa carriera dello psichiatra di Harvard, come scienziato e attivista.
Mack non ha mai evitato l’esplorazione di frontiera. Mentre molti dei suoi colleghi lavoravano tranquilli nella torre d’avorio di Harvard, Mack protestava contro i test nucleari nel Nevada, volava verso le guerre in Libano per dare aiuto alla diplomazia in Medio Oriente e collaborava con i colleghi Sovietici durante la Mosca della guerra fredda. Fatto più famoso, ascoltava le persone che gli raccontavano storie di visite aliene e di abductions e credeva in loro.
Il suo comportamento, inusuale per un accademico di alto livello, lo ha trasformato in una figura divertente di 71 anni per il mondo ufficiale, un moderno Don Chisciotte per quelli di orientamento progressista e un cavaliere sul cavallo bianco per quelli che credono che gli alieni siano fra noi. Persino quegli amici e colleghi contrari alle teorie sulle abductions di Mack, riconoscono il suo profondo impegno nell’affrontare i problemi a tutti i livelli personali, sociali e spirituali.
“La sua visione davvero importante è che le persone possono cambiare, possono aprirsi”, dice un amico accademico.
Un altro amico dice che nel cuore di Mack c’è la passione del comprendere e alleggerire la sofferenza umana. Ironicamente, l’insolito viaggio di Mack nel reame alieno gli ha portato la sua quota di sofferenza, dai danni alla sua credibilità professionale, alla perdita di vecchi amici e alla rottura di un lungo matrimonio.
Mack stesso sembra faticare a spiegare il perchè è quello che è, data la mancanza passata sia nell’attivismo sociale che nelle materie spirituali. Un bambino introspettivo come si descrive, nato in una famiglia di accademici Ebrei Tedeschi a New York. Suo padre legge la Bibbia, ma solo come letteratura in questa famiglia atea.
Però la sofferenza non è stata un concetto astratto nella sua giovane vita. La madre biologica di Mack è morta per appendicite quando lui aveva solo 8 mesi. La sorella di sua madre si sposò più tardi con un sopravvissuto all’Olocausto, un uomo che divenne un esperto nel processo di gruppo e nella psicoterapia. Un altro zio era malato di mente e venne lobotomizzato. “Questo fu un grande fattore nella mia scelta di entrare in psichiatria”, dice. Il manicomio che vedeva durante i viaggi verso il paese lo catturò. Per l’età di 12 anni, stava divorando libri di psicologia nella libreria della sua scuola.
Dopo aver finito la scuola di medicina e sposato Sally Stahl nel 1959, partirono per un’esperienza di due anni in cui Mack servì come psichiatra dell’Air Force in Giappone, dove il primo dei loro tre figli nacque. Lo shock culturale fu intenso. La vita in quel posto, ricordò più tardi, gli insegnò quanto “fantasticamente etnocentrici ed ecologicamente distruttivi possiamo essere noi Americani”. La famiglia tornò negli Stati Uniti e Mack entrò in psichiatria ad Harvard negli anni ’60, quando le idee sulla salute mentale erano state revisionate. Lui giocò un ruolo chiave nel creare una nuova clinica psichiatrica sia per pazienti esterni che interni nel vecchio ospedale di Cambridge di cui Harvard aveva preso il controllo.
La passione di Mack per T.E.Lawrence lo portò a scrivere una approfondita biografia dell’enigmatico uomo che giocò un ruolo chiave nella politica del Medio Oriente e nel 1977, lo sforzo lo portò al Premio Pulitzer. Lawrence visse una visione creativa del cambiare il mondo, cosa che fece appassionare, uno dei suoi amici dice ossessionare, Mack.
Per i primi anni ’80, quando entrò in quella che per molti professori sarebbe la confortevole mezza età, Mack, sotto la spinta dei suoi figli, venne attirato in due altri territori vergini, il regno dei quesiti spirituali e il mondo dell’attivismo politico. Sperimentò la respirazione olotropica e le droghe psichedeliche. Venne attirato nella politica del Medio Oriente, incontrandosi con Yassir Arafat a Beirut per discutere prospettive di pace. In seguito si lanciò in un crescente sforzo antinucleare durante gli anni di Reagan, esplorando gli aspetti psicosociali della minaccia di guerra nucleare e testimoniò davanti al Congresso un problema come gli incubi infantili di un olocausto nucleare. Infine si spinse in un ruolo più attivo; la sua intera famiglia venne arrestata nel 1986 nel Sito di Test governativo del Nevada per aver protestato sulle detonazioni nucleari sotterranee.
Il suo lavoro respiratorio in particolare, impostò le basi per il suo interesse sugli alieni. “Ero aperto alla possibilità che esistesse un mondo oltre quello che possiamo vedere”, ricorda. Mack iniziò a vedere pazienti che descrivevano una varietà di incontri alieni e creò il Programma per la Ricerca sulle Esperienze Straordinarie (PEER) nel Centro di Harvard per il Cambiamento Psicologico & Sociale. (Correntemente il Centro e il PEER non sono affiliati con Harvard.) Il suo libro del 1994 sul soggetto ( Abduction), che si concentra su interviste che descrivono le esperienze di un gruppo di 70 persone che affermarono di essere state addotte, provocarono la ridicolizzazione e l’indignazione nei media ufficiali e una investigazione di Harvard nei suoi metodi scientifici.
Imperterrito, Mack rimase fermo, raccogliendo altri dati e intervistando persone da tutto il mondo, pubblicando Passport to the Cosmos: Human Transformation and Alien Encounters nel 1999, che si concentrava su miti relativi agli alieni ed esperienze nelle culture native, dall’Amazzonia all’Africa del Sud.
Di persona, Mack ha i tratti cauti di uno studioso, la combattività di una figura attaccata dai media e l’entusiasmo innocente di un giovane studente di college che scopre sè stesso. Durante una lunga intervista nei centri del PEER, Mack ha parlato con New Age sulla sua ultima frontiera. Quello che segue è un riassunto dell’ intervista.
Domanda: Qual’è stato il primo incontro con il fenomeno alieno?
Risposta: Ho letto un articolo che trattava il fenomeno come emergenza spirituale e un collega nel mio corso di respirazione, mi portò a vedere Budd Hopkins (autore di diversi libri sugli alieni) nel Gennaio 1990. All’inizio io non credevo che fosse possibile incontrare esseri esterni alla Terra, ma divenne chiaro che non avevo altro modo per spiegare cosa stesse accadendo: se diverse persone che non sono connesse hanno le stesse dettagliate esperienze, allora non hai a che fare con un effetto generato internamente. Quindi divenni curioso.
D: Come verifichi l’attendibilità di queste affermazioni?
R: Faccio una valutazione psicologica accurata dei loro stati mentali, prendo la loro storia psicologica, gli esami clinici standard e, in alcuni dei primi casi, batterie di test psicologici. Valuterò se abbelliscono la verità. C’è altro, con cui ancora combatto. La sensazione che una persona stia parlando come se sia stata lì, questa viene dal linguaggio del corpo, lo sguardo nei loro occhi, dal non avere altri piani. Sto lavorando per definire meglio questi punti.
D: Quindi vedi quello che stai facendo come scienza?
R: Devo essere aperto al fatto che ci sono reami di dimensioni della realtà che non conosco. La conoscenza non è la stessa quando non puoi creare un esperimento controllato, ma rimangono ancora vie affidabili per conoscere. Non posso creare un esperimento che raccoglie un gruppo di UFO. Però credo che esista una qualità d’apertura di mente e rigore che possiamo applicare. Possiamo sviluppare degli standard di autenticità, attendibilità, molteplicità di testimonianze. Questa può essere considerata una scienza del sacro o dell’esperienza umana.
D: Quali tipi di standard visualizzi per tale scienza?
R: Abbiamo un progetto sulle esperienze anomale al PEER, che deriva da un workshop del 1999 sull’argomento che ha incluso teologi, antropologi, astrofisici e filosofi. Non guardiamo solo il fenomeno delle abduction, ma le esperienze di pre- morte e altri fenomeni simili che non cadono in una singola disciplina. Noi vogliamo esplorare le tradizioni dove esistono, se non standard, tradizioni sulla testimonianza oculare e sulla verità, metodi sul come decidere chi prendere seriamente. Le tradizioni Buddiste e Cattoliche affrontano questo in dettaglio, per esempio nel determinare cosa sia miracolo e cosa no.
Padre Corrado Balducci, un gentiluomo vicino al Vaticano, una volta mi colpì dicendo che la Chiesa prende molto seriamente questi rapporti sugli UFO e sulle abductions, perchè sembrano esserci molte testimonianze attendibili. Ho iniziato a pensare a questa nozione del testimone sacro o del testimone del sacro. Non vogliamo prendere, per esempio, gli standard Cattolici o Buddisti, ma possono essere delle guide.
D: Quindi questi standard possono essere applicati ad ogni sorta di esperienza anomala?
R: Il mondo New Age è pieno di persone che lavorano su tutto dalle esperienze aliene al channeling, ma non ci sono criteri reali per dire cosa prendere seriamente. Abbiamo molte critiche appropriate sul lavoro new age. Solo perchè qualcuno dice che può canalizzare qualcosa, non significa che sia vero. Il metodo scientifico ha mezzi per decidere sull’attendibilità di evidenze fisiche. Però se non ci sono evidenze fisiche, segni fisici sul corpo per esempio, ci devono essere modi per raccogliere dati e determinare la validità.
D: Stai cercando con forza di portare la scienza in un’area che è dominio della religione?
R: Barbara McClintock, vincitrice del Premio Nobel in genetica, ha descritto il suo modo di conoscere come altamente soggettivo. Lei potrebbe cadere in amore con spighe di grano; si è fusa con quello su cui lavorava. Chiaramente, dopo aver appreso in questo modo interconnesso e soggettivo, allora puoi usare la tua mente razionale per trovarne un senso. Però il tuo strumento di conoscenza è il tuo intero sè, il tuo sè intuitivo, la tua piena coscienza. Quello che i bravi scienziati e quelli che ci portano “oltre il velo” hanno in comune, è il pieno impegno con questo altro sè.
D: Dici che il lavoro respiratorio ti ha aperto ad altre visioni del mondo. Come si è rivelato questo?
R: Ho realizzato che non ero bloccato nella mia torre accademica e psicoanalitica, mi sono espanso oltre il guscio. Ho avuto questo senso di connessione con tutte queste persone, che era inspiegabile per me. Questo senso per cui ognuno di noi è in qualche modo una persona aperta e che ama e che eravamo una sola cosa in un certo modo, che in condizioni naturali possiamo connetterci in un modo molto differente dal solito isolamento competitivo in cui viviamo.
D: Come si relaziona questo con gli alieni?
R: Siamo esseri spirituali connessi con altre forme di vita e col cosmo in modo profondo e lo stesso cosmo contiene una intelligenza. Non è solo materia morta ed energia.
D: Le tue idee sulle abductions, sono più accettate ora nelle vie ufficiali, rispetto al 1994?
R: No, al contrario. Ci sono coloro che hanno paura di quello che vedono come il pericolo del ritorno dell’irrazionale. Però agli estremi c’è una crescente eccitazione e un interesse nel comprendere una realtà non conosciuta tramite il metodo scientifico tradizionale. Quindi c’è come un riscaldamento, non per una guerra di paradigma, ma un discorso non molto amichevole tra visioni in contrasto.
D: Gli “sperimentatori” del contatto alieno, vengono considerati pazzi nel mondo ufficiale. Li vedi come una minoranza oppressa?
R: La ridicolizzazione di questi individui e la negazione delle loro storie ha profonde implicazioni morali. Una società non può sopravvivere a lungo se chi racconta la verità viene respinto. Io credo che questi testimoni dicano la verità, nonostante il fatto che quello di cui parlano non può essere vero secondo la visione materialista dominante nel mondo. Il fatto che vengano respinti non li rende una minoranza soppressa. Ho iniziato a vedere che l’errato respingimento delle testimonianze di attendibili testimoni era dovuto al fatto che ciò che riportavano non combaciava con la visione dominante del mondo.
D: Come reagisci alle strane varietà di alieni descritti dagli addotti?
R: L’intero discorso della demografia aliena è piuttosto ironica in un certo modo, alcuni biondi, altri rettiliani, altri come insetti, altri come mantidi religiose e chiaramente i grigi. L’intero discorso in un certo modo è comico. Quindi arrivi sulla loro provenienza stellare. Sembra uno scherzo cosmico. Quando una cultura diviene sterile e limitata nella sua visione, arriva qualcosa che strappa l’intero sistema.
D: Quindi credi personalmente in questo fenomeno?
R: Non serve sforzo. Non si può spiegare in modi puramente interpsichici. Molte persone hanno queste esperienze nel mondo, spontaneamente. Deve arrivare da qualche luogo, quella che James William ha chiamato “provocazione dall’esterno”. Lo vedo nel contesto della crisi ecologica globale. La Terra è una fonte di creazione e vita e per ignoranza, avidità e aggressione, la stiamo distruggendo. Vedo un risveglio delle coscienze in questo, una riconnessione spirituale col sacro, col divino.
D: Il pedaggio personale e professionale per aver scavato nel fenomeno abductions, è stato troppo alto?
R: Non ho rimpianti. Nonostante le critiche e gli attacchi, ho incontrato così tante incredibili persone aperte alla conoscenza. Ho probabilmente guadagnato più colleghi e amici da quando ho iniziato questo lavoro, rispetto a quelli che avevo nel periodo precedente, sono semplicemente differenti. Non risuono allo stesso modo con un numero di altre persone. E’ stata come un’espansione dei miei orizzonti e un’apertura a connessioni e possibilità eccitanti, più che una sofferenza. Quello che mi ha portato a sentirmi bene è che le persone hanno iniziato a cercare in anomalie di altro tipo. Ci sono stati molti altri pionieri prima di me.
D: Vuoi avere un’esperienza di abduction?
R: Non penso. Una ragione è che spesso è spaventoso, ma penso che potrei gestirla. Secondo, la mia attendibilità e il mio ruolo come testimone dei testimoni, dipende sul mio essere pulito in questo punto. Ho visto esempi in cui investigatori che hanno avuto esperienze o hanno riconosciuto le loro esperienze, hanno perso credibilità come investigatori. Sento di avere un ruolo diverso. Non mi permetto di pensare troppo a questo.
Fonti: http://sonoconte.over-blog.it/article-john-edward-mack-e-le-abduction-101848822.html
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giovedì 9 giugno 2011
L'ex presidente USA Eisenhower incontrò davvero una delegazione extraterrestre ?
L'ex presidente USA Eisenhower incontrò davvero una delegazione extraterrestre a bordo di un UFO atterrato alla Holloman AFB nel 1955? Parla un testimone di stanza alla base in quegli anni.
Intervista di Paola Harris
Molti ufologi e appassionati sono convinti che l'ex presidente degli Stati Uniti Dwight D. Einsenhower ebbe un incontro segreto con esseri extraterrestri a bordo di un UFO nel 1955, presso la base aeronautica di Holloman, New Mexico. Recentemente un testimone, Bill Kirklin, medico in quella base negli anni del presunto incontro, ha raccontato pubblicamente la sua parte di verità, ciò che ha visto e sentito e che è convinto la gente debba conoscere. Lo abbiamo intervistato nell'Aprile 2009 in occasione della X-Conference di Washington DC e questa è la sua storia.
Bill Kirklin: «Ho lavorato alla Georgia AFB (Air Force Base) nel 1954 e alla Holloman AFB nel 1955. Il presidente Eisenhower atterrò alla Norton AFB - an Air Material Command (AMC). Un mio amico, che aveva frequentato la mia stessa scuola di specializzazione, vi andò in ambulanza per fornire supporto».
Paola Harris: Dov'è la base di Norton?
B.K.: «A San Bernardino. Chiesi al mio amico cosa fosse successo dopo l'atterraggio di Eisenhower. Lui mi disse che il presidente era uscito, aveva incontrato delle persone, poi era salito immediatamente a bordo di un C-45 e si era diretto verso la Edwards AFB. Non so perché lo fece, era una situazione strana».
P.H.: Era strano che il presidente andasse alla base di Edwards?
B.K.: «Il presidente poteva andare dove voleva. Ma probabilmente non sarebbe mai entrato a White Sands. Nessuno l'avrebbe fatto, a meno di non doverlo fare, perché avevano le bombe atomiche e tutto il personale andava in giro armato fino ai denti. Lui, in quanto presidente, veniva ricevuto con tutti gli onori, compresa la parata. Non so se ne ricevette una alla Norton, ma non penso. Non successe quando ero a Holloman. Il giorno prima del suo atterraggio programmato, la parata venne annullata. Quando andai al lavoro, l'infermiera mi chiese dove fosse Dorsey Moore. Dorsey era l'ufficiale che mi faceva da supervisore. Io risposi che non lo sapevo, al che qualcuno disse: "Io l'ho visto, stava accompagnando sua moglie allo spaccio, verrà più tardi". Era mattina. Durante la pausa caffé vidi due ufficiali, il primo con una divisa bianca e l'altro blu. A Holloman, le uniche divise blu, classe A, si usavano in inverno. Quindi doveva essere Dicembre, Gennaio o Febbraio. Entrambi gli ufficiali erano piloti. Quello in bianco disse: "Sono l'Ufficiale del Giorno. È arrivato l'Air Force One" (l'aereo presidenziale, ndr). Era la prima volta che sentivo parlare dell'Air Force One. Chiesi cosa stesse succedendo e lui mi disse di essere atterrato e che era stato ordinato loro di spegnere i radar».
P.H.: Perché?
B.K.: «Glielo chiesi e lui disse: "Non lo so, li abbiamo spenti e basta". L'ufficiale con la divisa blu aggiunse: "Ho sentito che quello a Roswell è stato abbattuto coi radar". Quindi, continuai ad ascoltare. Uno dei commenti che fecero fu: "Hai visto l'autopsia aliena?". L'altro rispose di sì. "Credi sia vera?". Risposta dell'ufficiale in divisa blu:"Non lo so". Circa gli UFO a Holloman, dalla conversazione dei due ufficiali, seppi che uno era atterrato vicino all'aereo presidenziale, mentre l'altro lo sorvolava, come volesse proteggerlo».
P.H.: White Sands è vicino a Holloman?
B.K.: «Sì, è a 20 miglia di distanza».
P.H.: Ma questi due ufficiali parlavano davanti a te?
B.K.: «Sì. Uno disse che il presidente era uscito dal suo aereo e aveva camminato fino al velivolo atterrato. La porta si era aperta e lui era entrato. Vi era rimasto circa 45 minuti. Erano Grigi? Lui disse di non saperlo perché non riusciva a vederli. Non aveva il binocolo. Il personale nella torre aveva i binocoli ma non la visuale. Poi la porta del velivolo si era aperta, il presidente era uscito ed era tornato sul proprio aereo».
P.H.: Cosa pensi di questa storia?
B.K.: «Non penso niente».
P.H.: La trovi normale?
B.K.: «Quando chiesi loro se fossero piloti, si coprirono le targhette, per non farmi leggere i loro nomi. Uno era l'Ufficiale del Giorno, il giorno dell'atterraggio del Presidente. Restai a lavorare fino alle 11, quando dovetti occuparmi di una lettera per l'ufficio. C'era un nuovo secondo Luogotenente e disse: "Kirklin, ti stavo cercando. Hai visto qualcosa giù alla linea di volo?". Io risposi di no e lo feci perché quando Dorsey, alle 8.15 circa, mi aveva domandato se avessi visto il disco alla linea di volo, avevo risposto di no. Poi avevo domandato di cosa era fatto. Lui mi aveva detto: "Credo sia una cosa metallica con dei disegni"».puoi abbandonare la postazione assegnata. Così chiesi é l'infermiera se potew andare. Lei si girò e chiese al medie ma lui rispose di no. Così non uscii e non vidi niente. Di po il turno, subito dopo pranzo, mentre uscivo a bermi a caffé, incontrai Dorsey. Gli domandai dove fosse stato e l mi spiegò di essere stato a un meeting. Gli dissi: "vai dirlo all'infermiera perché ti stanno cercando". Più t di chiamarono fuori dalla mia camera, perché l'Air Fora One stava volando via. Dovetti saltare per vederlo, volavi molto basso».
P.H.: Quindi era l'aereo di Eisenhower?
B.K.: «Sì, è l'unica cosa che vidi. Dopo pranzo, andai nell'ufficio del chirurgo di volo. Uno dei compiti del mio lavo-1 ro consisteva nell'assicurarmi che di notte fosse chiuso. Così entrai. Il medico stava parlando con il Luogotenente colonnello vestito di blu. Il Luogotenente stava dicendo: "Ti dico cosa ho visto. C'erano solo posti in piedi e io ero sul palco con lui. C'erano 225 ogni volta". Il dottore disse: "Ho sentito che ha parlato nel teatro". Disse che poteva essere possibile perché aveva parlato solo per un paio di minuti e poi il comandante della base aveva parlato per 20 minuti. Avrebbe quindi avuto tutto il tempo di andare al teatro e tornare indietro. Disse: "Sul palco con me ho visto 225 uomini ogni volta". Io chiesi: "Chi?" E lui disse: "Il comandante in Capo". Io dissi: "Il Presidente?", ma lui specificò: "Il Comandante in Capo". Non avrebbe cambiato la sua risposta. Io chiesi: "Di cosa ha parlato?" e lui: "È riservato". "Confidential?", domandai, e lui rispose: "Di più". "Secret?" volli sapere. "Di più. Non sono cose che mi riguardano e se fossi in te non lo chiederei". In seguito lavorai per la Motorola. Il mio capo mi confidò che avevano fatto un salto di 120-150 anni nella tecnologia dei diodi e dei politransistors».
P.H.: In che anno te lo disse?
B.K.: «Prima del 1965. Forse il 1962 o 1963. Gli chiesi dove avessero ricavato quella tecnologia e lui mi rispose, "Retroingegneria da un oggetto straniero". Domandai se fosse russo e lui ammise di non conoscerne la provenienza ».
P.H.: Il Colonnello Philip Corso disse di aver lavorato sulla retroingegneria nel 1964 o 1965. È il periodo in cui ottenne l'ok per finanziare dei contractors per retroingegnerizzare materiali a cui loro stavano già lavorando.
B.K.: «Sì. Circa una settimana dopo, uno degli ingegneri elettronici mi disse che stavano facendo qualcosa con la retroingegneria. Usavano un calcolatore che aveva una precisione di 30 cifre. L'unico posto in cui ti può servire una precisione del genere è lo spazio!»
P.H.: Nel sentire queste cose, pensasti che fosse normale?
B.K.: «Pensai semplicemente che non fossero affari miei. Non vi prestai mai attenzione dal 1955 fino al 1995. Poi ascoltai Bob Dean raccontare in radio che un membro del personale dell'Air Force One era atterrato a Holloman ed tra salito a bordo di un UFO. Mi dissi: dio mio, io c'ero! E diventai un believer».
P.H. : Come hai fatto a farti avanti? .
B.K.:: «Scrìssi a Mike Murphy e andai al suo programma tiofonico un paio di volte. Poi partecipai alla Ozark UFO iference, dove qualcuno mi consigliò di contattare Art npbell. Lo feci e gli inviai delle informazioni sulle quart svolse delle ricerche, convalidandole. Anche Michael ! ha svolto delle ricerche. Ma a me non interessa. Non io scrivere un libro».
P.H. :Hai mai avuto l'impressione che parlare di to evento fosse pericoloso?
B.K.: «Se avessi rivelato queste informazioni 30 anni fa, probabilmente sarei morto».
P.H.: E oggi si può?
B.K.: «Sì ed è per questo che Steven Greer sta divulgando certe testimonianze».
P.H.: Dopo di te, pensi che anche altri vorranno farsi avanti?
B.K.: «No, sono in contatto con altre persone che erano a a Holloman e non parleranno. Hanno fatto un giuramento e lo prendono sul serio».
P.H.: Il Col. Corso mi disse che il giuramento non è più valido dopo 25 anni. «Quello che ha detto non ha importanza. Loro hanno giurato».
P.H.: Quindi vale fino alla morte?
B.K.: «A quanto ne sanno loro, sì. Alcune persone di mia conoscenza erano mormoni, altre no. Prestarono giuramento e intendono mantenerlo».
P.H.: Forse qualcun altro parlerà più avanti. È importante.
B.K.: «E' una parte fondamentale della nostra storia che ci è stata nascosta».
P.H.: Stiamo parlando di un evento degli anni '50 che coinvolse il principale capo di stato. CliffordStone mi ha detto che aveva a casa sua alcuni video dell'atterraggio di Holloman, che sono scomparsi. Sai dell'esistenza di video di questo tipo a Holloman?
B.K.: «Potrebbero esserci stati due attcrraggi a Holloman. Uno nel 1955 e un altro nel 1963 o 1964, o qualcosa del genere. Non lo so. Quello che so è che uscì dall'aereo ed entrò in un UFO».
P.H.: Parlando di voci, che tipo di esseri ti è stato detto che fossero? Non erano grigi...
B.K.: «Potrebbero esserlo stati. Non so, perché gli ufficiali non li videro. Ma Eisenhower vi restò per 40-45 minuti. Deve pur aver parlato con qualcuno! ».
P.H.: E le voci sul cardinaleMclntyre, da dove vengono?
B.K.: «Nel 1954 la base di Edwards venne chiusa quando arrivò Eisenhower e io mi domandai chi fosse morto. Ci sono solo due casi che io ricordi, in cui venne chiusa la base di Edwards». P.H.: Quando entra in gioco Mclntyre?
B.K.: «Mclntyre si trovava a Edwards con Eisenhower».
P.H.: Non è strano?
B.K.: «Non lo so, non sono cattolico».
P.H.: Nemmeno Eisenhower lo era. Io penso che fosse un incontro programmato con i maggiori poteri in essere, inclusa la Chiesa. II nome originale di Holloman non era Alamogordo?
B.K.: «Si». P.H.: Sono stata contattata da qualcuno che vorrei farti conoscere. Suo padre fu coinvolto nell'incontro di Alamogordo. Ha avuto un sacco di problemi con l'NSA (National Security Agency, ndr) ma ne vuole parlare. Il fatto è che questa base è centrale negli atterraggi extraterrestri.
B.K.: «Sarebbe centrale scoprire che il presidente degli Stati Uniti si incontrò con degli extraterrestri».
P.H.: Conosci il fraine di un documentario intitolato "It Has Begun?". È stato fatto da Robert Emmenegger e credo Moore. Utilizzarono il frame autentico del filmato di un velivolo che atterrava a Edwards.
B.K.: «Ho sentito che stavano filmando degli UFO a Edwards. Eisenhower non salì mai a bordo di un UFO a Edwards. Lo fece a Holloman».
P.H.: Non vorresti saperne di più?
B.K.: «So già che Eisenhower salì su un UFO».
P.H.: Non vorresti sapere cosa si sono detti?
B.K.: «Non sono così curioso. Non ho mai prestato giuramento, non ho violato nessun segreto, per quanto ne so. Faccio ciò che devo fare, ovvero dire alla gente la mia parte della storia».
P.H.: E non sei curioso?
B.K.: «Dal momento che so che Eisenhower si incontrò con degli ET, so anche che gli ET esistono. Ma non sono curioso a riguardo».
P.H.: Alcuni pensano che sia terribile che il governo collabori con loro.
B.K.: «La ragione per cui si tratta di argomento top secret e forse di più, probabilmente, è che nel 1938 la trasmissione radiofonica "La Guerra dei Mondi" spaventò molta gente e i militari furono impotenti, che è la cosa che li infastidisce di più al mondo».
P.H.: Pensi che oggi la motivazione sia ancora questa?
B.K.: «A mio parere sono convinti che la gente sia troppo dannatamente ottusa per sapere. Hanno controllato la nostra politica estera attraverso la paura. Ci sono medicinali che uccidono e questa è la nostra politica militare. Uccidere. È questo quello che facciamo. Ci serviamo della paura nel mondo».
Articolo apparso sul numero 20 di X TIMES
Fonte: http://eugeniosiragusa.forumitalian.com/t74-il-silenzio-di-eisenhower
Intervista di Paola Harris
Molti ufologi e appassionati sono convinti che l'ex presidente degli Stati Uniti Dwight D. Einsenhower ebbe un incontro segreto con esseri extraterrestri a bordo di un UFO nel 1955, presso la base aeronautica di Holloman, New Mexico. Recentemente un testimone, Bill Kirklin, medico in quella base negli anni del presunto incontro, ha raccontato pubblicamente la sua parte di verità, ciò che ha visto e sentito e che è convinto la gente debba conoscere. Lo abbiamo intervistato nell'Aprile 2009 in occasione della X-Conference di Washington DC e questa è la sua storia.
Bill Kirklin: «Ho lavorato alla Georgia AFB (Air Force Base) nel 1954 e alla Holloman AFB nel 1955. Il presidente Eisenhower atterrò alla Norton AFB - an Air Material Command (AMC). Un mio amico, che aveva frequentato la mia stessa scuola di specializzazione, vi andò in ambulanza per fornire supporto».
Paola Harris: Dov'è la base di Norton?
B.K.: «A San Bernardino. Chiesi al mio amico cosa fosse successo dopo l'atterraggio di Eisenhower. Lui mi disse che il presidente era uscito, aveva incontrato delle persone, poi era salito immediatamente a bordo di un C-45 e si era diretto verso la Edwards AFB. Non so perché lo fece, era una situazione strana».
P.H.: Era strano che il presidente andasse alla base di Edwards?
B.K.: «Il presidente poteva andare dove voleva. Ma probabilmente non sarebbe mai entrato a White Sands. Nessuno l'avrebbe fatto, a meno di non doverlo fare, perché avevano le bombe atomiche e tutto il personale andava in giro armato fino ai denti. Lui, in quanto presidente, veniva ricevuto con tutti gli onori, compresa la parata. Non so se ne ricevette una alla Norton, ma non penso. Non successe quando ero a Holloman. Il giorno prima del suo atterraggio programmato, la parata venne annullata. Quando andai al lavoro, l'infermiera mi chiese dove fosse Dorsey Moore. Dorsey era l'ufficiale che mi faceva da supervisore. Io risposi che non lo sapevo, al che qualcuno disse: "Io l'ho visto, stava accompagnando sua moglie allo spaccio, verrà più tardi". Era mattina. Durante la pausa caffé vidi due ufficiali, il primo con una divisa bianca e l'altro blu. A Holloman, le uniche divise blu, classe A, si usavano in inverno. Quindi doveva essere Dicembre, Gennaio o Febbraio. Entrambi gli ufficiali erano piloti. Quello in bianco disse: "Sono l'Ufficiale del Giorno. È arrivato l'Air Force One" (l'aereo presidenziale, ndr). Era la prima volta che sentivo parlare dell'Air Force One. Chiesi cosa stesse succedendo e lui mi disse di essere atterrato e che era stato ordinato loro di spegnere i radar».
P.H.: Perché?
B.K.: «Glielo chiesi e lui disse: "Non lo so, li abbiamo spenti e basta". L'ufficiale con la divisa blu aggiunse: "Ho sentito che quello a Roswell è stato abbattuto coi radar". Quindi, continuai ad ascoltare. Uno dei commenti che fecero fu: "Hai visto l'autopsia aliena?". L'altro rispose di sì. "Credi sia vera?". Risposta dell'ufficiale in divisa blu:"Non lo so". Circa gli UFO a Holloman, dalla conversazione dei due ufficiali, seppi che uno era atterrato vicino all'aereo presidenziale, mentre l'altro lo sorvolava, come volesse proteggerlo».
P.H.: White Sands è vicino a Holloman?
B.K.: «Sì, è a 20 miglia di distanza».
P.H.: Ma questi due ufficiali parlavano davanti a te?
B.K.: «Sì. Uno disse che il presidente era uscito dal suo aereo e aveva camminato fino al velivolo atterrato. La porta si era aperta e lui era entrato. Vi era rimasto circa 45 minuti. Erano Grigi? Lui disse di non saperlo perché non riusciva a vederli. Non aveva il binocolo. Il personale nella torre aveva i binocoli ma non la visuale. Poi la porta del velivolo si era aperta, il presidente era uscito ed era tornato sul proprio aereo».
P.H.: Cosa pensi di questa storia?
B.K.: «Non penso niente».
P.H.: La trovi normale?
B.K.: «Quando chiesi loro se fossero piloti, si coprirono le targhette, per non farmi leggere i loro nomi. Uno era l'Ufficiale del Giorno, il giorno dell'atterraggio del Presidente. Restai a lavorare fino alle 11, quando dovetti occuparmi di una lettera per l'ufficio. C'era un nuovo secondo Luogotenente e disse: "Kirklin, ti stavo cercando. Hai visto qualcosa giù alla linea di volo?". Io risposi di no e lo feci perché quando Dorsey, alle 8.15 circa, mi aveva domandato se avessi visto il disco alla linea di volo, avevo risposto di no. Poi avevo domandato di cosa era fatto. Lui mi aveva detto: "Credo sia una cosa metallica con dei disegni"».puoi abbandonare la postazione assegnata. Così chiesi é l'infermiera se potew andare. Lei si girò e chiese al medie ma lui rispose di no. Così non uscii e non vidi niente. Di po il turno, subito dopo pranzo, mentre uscivo a bermi a caffé, incontrai Dorsey. Gli domandai dove fosse stato e l mi spiegò di essere stato a un meeting. Gli dissi: "vai dirlo all'infermiera perché ti stanno cercando". Più t di chiamarono fuori dalla mia camera, perché l'Air Fora One stava volando via. Dovetti saltare per vederlo, volavi molto basso».
P.H.: Quindi era l'aereo di Eisenhower?
B.K.: «Sì, è l'unica cosa che vidi. Dopo pranzo, andai nell'ufficio del chirurgo di volo. Uno dei compiti del mio lavo-1 ro consisteva nell'assicurarmi che di notte fosse chiuso. Così entrai. Il medico stava parlando con il Luogotenente colonnello vestito di blu. Il Luogotenente stava dicendo: "Ti dico cosa ho visto. C'erano solo posti in piedi e io ero sul palco con lui. C'erano 225 ogni volta". Il dottore disse: "Ho sentito che ha parlato nel teatro". Disse che poteva essere possibile perché aveva parlato solo per un paio di minuti e poi il comandante della base aveva parlato per 20 minuti. Avrebbe quindi avuto tutto il tempo di andare al teatro e tornare indietro. Disse: "Sul palco con me ho visto 225 uomini ogni volta". Io chiesi: "Chi?" E lui disse: "Il comandante in Capo". Io dissi: "Il Presidente?", ma lui specificò: "Il Comandante in Capo". Non avrebbe cambiato la sua risposta. Io chiesi: "Di cosa ha parlato?" e lui: "È riservato". "Confidential?", domandai, e lui rispose: "Di più". "Secret?" volli sapere. "Di più. Non sono cose che mi riguardano e se fossi in te non lo chiederei". In seguito lavorai per la Motorola. Il mio capo mi confidò che avevano fatto un salto di 120-150 anni nella tecnologia dei diodi e dei politransistors».
P.H.: In che anno te lo disse?
B.K.: «Prima del 1965. Forse il 1962 o 1963. Gli chiesi dove avessero ricavato quella tecnologia e lui mi rispose, "Retroingegneria da un oggetto straniero". Domandai se fosse russo e lui ammise di non conoscerne la provenienza ».
P.H.: Il Colonnello Philip Corso disse di aver lavorato sulla retroingegneria nel 1964 o 1965. È il periodo in cui ottenne l'ok per finanziare dei contractors per retroingegnerizzare materiali a cui loro stavano già lavorando.
B.K.: «Sì. Circa una settimana dopo, uno degli ingegneri elettronici mi disse che stavano facendo qualcosa con la retroingegneria. Usavano un calcolatore che aveva una precisione di 30 cifre. L'unico posto in cui ti può servire una precisione del genere è lo spazio!»
P.H.: Nel sentire queste cose, pensasti che fosse normale?
B.K.: «Pensai semplicemente che non fossero affari miei. Non vi prestai mai attenzione dal 1955 fino al 1995. Poi ascoltai Bob Dean raccontare in radio che un membro del personale dell'Air Force One era atterrato a Holloman ed tra salito a bordo di un UFO. Mi dissi: dio mio, io c'ero! E diventai un believer».
P.H. : Come hai fatto a farti avanti? .
B.K.:: «Scrìssi a Mike Murphy e andai al suo programma tiofonico un paio di volte. Poi partecipai alla Ozark UFO iference, dove qualcuno mi consigliò di contattare Art npbell. Lo feci e gli inviai delle informazioni sulle quart svolse delle ricerche, convalidandole. Anche Michael ! ha svolto delle ricerche. Ma a me non interessa. Non io scrivere un libro».
P.H. :Hai mai avuto l'impressione che parlare di to evento fosse pericoloso?
B.K.: «Se avessi rivelato queste informazioni 30 anni fa, probabilmente sarei morto».
P.H.: E oggi si può?
B.K.: «Sì ed è per questo che Steven Greer sta divulgando certe testimonianze».
P.H.: Dopo di te, pensi che anche altri vorranno farsi avanti?
B.K.: «No, sono in contatto con altre persone che erano a a Holloman e non parleranno. Hanno fatto un giuramento e lo prendono sul serio».
P.H.: Il Col. Corso mi disse che il giuramento non è più valido dopo 25 anni. «Quello che ha detto non ha importanza. Loro hanno giurato».
P.H.: Quindi vale fino alla morte?
B.K.: «A quanto ne sanno loro, sì. Alcune persone di mia conoscenza erano mormoni, altre no. Prestarono giuramento e intendono mantenerlo».
P.H.: Forse qualcun altro parlerà più avanti. È importante.
B.K.: «E' una parte fondamentale della nostra storia che ci è stata nascosta».
P.H.: Stiamo parlando di un evento degli anni '50 che coinvolse il principale capo di stato. CliffordStone mi ha detto che aveva a casa sua alcuni video dell'atterraggio di Holloman, che sono scomparsi. Sai dell'esistenza di video di questo tipo a Holloman?
B.K.: «Potrebbero esserci stati due attcrraggi a Holloman. Uno nel 1955 e un altro nel 1963 o 1964, o qualcosa del genere. Non lo so. Quello che so è che uscì dall'aereo ed entrò in un UFO».
P.H.: Parlando di voci, che tipo di esseri ti è stato detto che fossero? Non erano grigi...
B.K.: «Potrebbero esserlo stati. Non so, perché gli ufficiali non li videro. Ma Eisenhower vi restò per 40-45 minuti. Deve pur aver parlato con qualcuno! ».
P.H.: E le voci sul cardinaleMclntyre, da dove vengono?
B.K.: «Nel 1954 la base di Edwards venne chiusa quando arrivò Eisenhower e io mi domandai chi fosse morto. Ci sono solo due casi che io ricordi, in cui venne chiusa la base di Edwards». P.H.: Quando entra in gioco Mclntyre?
B.K.: «Mclntyre si trovava a Edwards con Eisenhower».
P.H.: Non è strano?
B.K.: «Non lo so, non sono cattolico».
P.H.: Nemmeno Eisenhower lo era. Io penso che fosse un incontro programmato con i maggiori poteri in essere, inclusa la Chiesa. II nome originale di Holloman non era Alamogordo?
B.K.: «Si». P.H.: Sono stata contattata da qualcuno che vorrei farti conoscere. Suo padre fu coinvolto nell'incontro di Alamogordo. Ha avuto un sacco di problemi con l'NSA (National Security Agency, ndr) ma ne vuole parlare. Il fatto è che questa base è centrale negli atterraggi extraterrestri.
B.K.: «Sarebbe centrale scoprire che il presidente degli Stati Uniti si incontrò con degli extraterrestri».
P.H.: Conosci il fraine di un documentario intitolato "It Has Begun?". È stato fatto da Robert Emmenegger e credo Moore. Utilizzarono il frame autentico del filmato di un velivolo che atterrava a Edwards.
B.K.: «Ho sentito che stavano filmando degli UFO a Edwards. Eisenhower non salì mai a bordo di un UFO a Edwards. Lo fece a Holloman».
P.H.: Non vorresti saperne di più?
B.K.: «So già che Eisenhower salì su un UFO».
P.H.: Non vorresti sapere cosa si sono detti?
B.K.: «Non sono così curioso. Non ho mai prestato giuramento, non ho violato nessun segreto, per quanto ne so. Faccio ciò che devo fare, ovvero dire alla gente la mia parte della storia».
P.H.: E non sei curioso?
B.K.: «Dal momento che so che Eisenhower si incontrò con degli ET, so anche che gli ET esistono. Ma non sono curioso a riguardo».
P.H.: Alcuni pensano che sia terribile che il governo collabori con loro.
B.K.: «La ragione per cui si tratta di argomento top secret e forse di più, probabilmente, è che nel 1938 la trasmissione radiofonica "La Guerra dei Mondi" spaventò molta gente e i militari furono impotenti, che è la cosa che li infastidisce di più al mondo».
P.H.: Pensi che oggi la motivazione sia ancora questa?
B.K.: «A mio parere sono convinti che la gente sia troppo dannatamente ottusa per sapere. Hanno controllato la nostra politica estera attraverso la paura. Ci sono medicinali che uccidono e questa è la nostra politica militare. Uccidere. È questo quello che facciamo. Ci serviamo della paura nel mondo».
Articolo apparso sul numero 20 di X TIMES
Fonte: http://eugeniosiragusa.forumitalian.com/t74-il-silenzio-di-eisenhower
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mercoledì 11 maggio 2011
Incontro ravvicinato a Iquitos (Perù)
A Iquitos da più di 25 anni c'è un gruppo di persone appassionate di UFO che hanno potuto osservare delle attività di Oggetti Volanti Non Identificati ma non hanno mai avuto alcun contatto ravvicinato con i Visitatori di altre galassie... fino ad ora.
Durante la prima settimana di Aprile Fabian del Cuadro proprietario di una chevicheria (ristorante tipico peruviano, ndr) stava osservando il cielo quasi in uno stato di trance e profonda concentrazione: l'uomo sostiene di aver ricevuto un messaggio telepatico dagli extraterrestri. Subito dopo si è precipitato a chiamare il gruppo dicendo loro che i Visitatori sarebbero arrivati quella sera. Più tardi Fabian, Aura Guzman e Jamie Guzman sono partiti al tramonto per dirigersi nella località segreta che gli è stata data nel messaggio. Il luogo si trova a 5 miglia fuori da Iquitos, sopra una piccola collina. Erano arrivati in anticipo, per cui si sono messi in attesa, profondamente concentrati per l'arrivo dei Visitatori provenienti dallo spazio. All'1.00 del mattino nel cielo limpido stellato hanno visto una luce bianca: era l'UFO. Dopo un secondo o due hanno iniziato a vedere i contorni di una macchina volante extraterrestreche stava a 2000 metri sopra di loro. Improvvisamente un altro raggio di luce è stato proiettato al suolo dal ricognitore al suolo seguito dalla comparsa di quattro esseri che sembravano galleggiare appena sopra la terra. Aura Guzman ha proseguito nel racconto: "I nostri Visitatori non avevano un corpo come il nostro ma forme che sembravano trasparenti come un tipo di gas, abbiamo potuto distinguere il loro volti, le loro bocche e gli occhi". I Visitatori non hanno parlato ma hanno mandato in via telepatica le parole ai loro astanti stupiti. Il loro messaggio è stato abbastanza chiaro: "Siamo sulla Terra solo per un breve periodo di tempo per aiutare l'umanita'. Vivete in pace e in armonia o una terribile conseguenza si abbatterà sul pianeta Terra". Poi in un lampo i Visitatori si sono sollevati e sono scomparsi nella luce sopra di loro. Il blogger di Downtheamazon.com Bill Grimes che ha intervistato il gruppo il giorno seguente e pubblicato questa incredibile vicenda ha escluso che fossero dei pazzi. Sono degli uomini d'affari molto rispettati a Iquitos.
Fonte: http://noiegliextraterrestri.blogspot.com/2011/05/incontro-ravvicinato-con-i-visitatori.html#more
Durante la prima settimana di Aprile Fabian del Cuadro proprietario di una chevicheria (ristorante tipico peruviano, ndr) stava osservando il cielo quasi in uno stato di trance e profonda concentrazione: l'uomo sostiene di aver ricevuto un messaggio telepatico dagli extraterrestri. Subito dopo si è precipitato a chiamare il gruppo dicendo loro che i Visitatori sarebbero arrivati quella sera. Più tardi Fabian, Aura Guzman e Jamie Guzman sono partiti al tramonto per dirigersi nella località segreta che gli è stata data nel messaggio. Il luogo si trova a 5 miglia fuori da Iquitos, sopra una piccola collina. Erano arrivati in anticipo, per cui si sono messi in attesa, profondamente concentrati per l'arrivo dei Visitatori provenienti dallo spazio. All'1.00 del mattino nel cielo limpido stellato hanno visto una luce bianca: era l'UFO. Dopo un secondo o due hanno iniziato a vedere i contorni di una macchina volante extraterrestreche stava a 2000 metri sopra di loro. Improvvisamente un altro raggio di luce è stato proiettato al suolo dal ricognitore al suolo seguito dalla comparsa di quattro esseri che sembravano galleggiare appena sopra la terra. Aura Guzman ha proseguito nel racconto: "I nostri Visitatori non avevano un corpo come il nostro ma forme che sembravano trasparenti come un tipo di gas, abbiamo potuto distinguere il loro volti, le loro bocche e gli occhi". I Visitatori non hanno parlato ma hanno mandato in via telepatica le parole ai loro astanti stupiti. Il loro messaggio è stato abbastanza chiaro: "Siamo sulla Terra solo per un breve periodo di tempo per aiutare l'umanita'. Vivete in pace e in armonia o una terribile conseguenza si abbatterà sul pianeta Terra". Poi in un lampo i Visitatori si sono sollevati e sono scomparsi nella luce sopra di loro. Il blogger di Downtheamazon.com Bill Grimes che ha intervistato il gruppo il giorno seguente e pubblicato questa incredibile vicenda ha escluso che fossero dei pazzi. Sono degli uomini d'affari molto rispettati a Iquitos.
Fonte: http://noiegliextraterrestri.blogspot.com/2011/05/incontro-ravvicinato-con-i-visitatori.html#more
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giovedì 21 aprile 2011
Elizabeth Klarer e Akon l'extraterrestre
Quella che vi presentiamo oggi è la curioso caso di Elizabeth Klarer (1910 - febbraio 1994). Elizabeth era una sudafricana che affermava di essere stata contattata da extraterrestri fra il 1954 e 1963. Lei è stata una delle prime don.
e a rivendicare un rapporto sessuale con un extraterrestre....Buona lettura.
Elizabeth e' nata a Mooi River, ha studiato meteorologia e musica in Inghilterra, e ha imparato a pilotare aerei leggeri. Dopo aver letto e saputo di George Adamski alcuni dischi volanti sono atterrati davanti a lei nel 1953 e lei riuscì ad entrare dentro le astronavi nel 1955. Dopo questo episodio Klarer improvvisamente inizia a ricordare che aveva fin dall'infanzia ricevuto occasionalmente per via "telepatica" messaggi da un alieno di nome Akon.
Akon è stato presumibilmente estraneo alla vicenda di Adamski e del suo amico Orthon Venusiano. Lei è stata in grado di scattare foto di un disco volante nei Monti Drakensberg il 17 luglio 1955.Questo evento è avvenuto grazie a un accordo simile a quello fatto da Adamski con Orthon nel 1952, cioè la metodologia di contatto era la medesima. Klarer era riuscita a chiamare Akon e la sua astronave UFO il giorno 7 Aprile 1956, per un atterraggio effettivo.
La visita extaterrestre si è svolta fino a condurre Elizabeth alla nave madre in orbita terrestre,poi la storia diventò un po 'diversa dallo standard verso la fine degli anni 50.Elizabeth fu trasportata nel 1957 sul pianeta Metone che era il pianeta di origine di Akon, orbitante nel sistema della stella Alpha Centauri, dove lei e Akon ebbero un rapporto sessuale, lei rimase incinta, e alla fine concepì un figlio maschio.Suo figlio, Ayling, rimase a Metone per essere educato con le usanze extraterrestri, mentre Klarer ritornò sulla terra.
L'intero processo: viaggio, fare l'amore, la gravidanza, il parto e ritorno, si presume il tutto sia accaduto in meno di quattro mesi. Klarer ha preso molto più tempo prima di pubblicare un libro, "oltre la barriera della luce" (1980), dove racconta circa le sue avventure extraterrestri.
Nel suo giro di conferenze per il mondo alla fine del 1950, George Adamski fece conto di visitare il Sud Africa e incontrò Klarer per fare una chiacchierata sulla loro varietà di esperienze con gli amici, saggi "Fratelli dello Spazio". A quel punto, Klarer non era l'unica seguace Adamski che ebbe una esperienza dichiarata di maternità-extraterrestre, perché nel 1957, vi era anche una casalinga inglese di nome Cynthia Appleton che riverlò che uno degli amici extraterrestri di Adamski:
bello, biondo, proveniente da Venere l'aveva sedotta mettendola in cinta. Il figlio risultante di nome Matteo, non è stato disponibile per un commento oggi. Elizabeth Klarer morì nel 1994 in Sud Africa.
Fonte: http://petalocosmico.blogspot.com/2011/02/elizabeth-klarer-e-akon-lextraterrestre.html
e a rivendicare un rapporto sessuale con un extraterrestre....Buona lettura.
Elizabeth e' nata a Mooi River, ha studiato meteorologia e musica in Inghilterra, e ha imparato a pilotare aerei leggeri. Dopo aver letto e saputo di George Adamski alcuni dischi volanti sono atterrati davanti a lei nel 1953 e lei riuscì ad entrare dentro le astronavi nel 1955. Dopo questo episodio Klarer improvvisamente inizia a ricordare che aveva fin dall'infanzia ricevuto occasionalmente per via "telepatica" messaggi da un alieno di nome Akon.
Akon è stato presumibilmente estraneo alla vicenda di Adamski e del suo amico Orthon Venusiano. Lei è stata in grado di scattare foto di un disco volante nei Monti Drakensberg il 17 luglio 1955.Questo evento è avvenuto grazie a un accordo simile a quello fatto da Adamski con Orthon nel 1952, cioè la metodologia di contatto era la medesima. Klarer era riuscita a chiamare Akon e la sua astronave UFO il giorno 7 Aprile 1956, per un atterraggio effettivo.
La visita extaterrestre si è svolta fino a condurre Elizabeth alla nave madre in orbita terrestre,poi la storia diventò un po 'diversa dallo standard verso la fine degli anni 50.Elizabeth fu trasportata nel 1957 sul pianeta Metone che era il pianeta di origine di Akon, orbitante nel sistema della stella Alpha Centauri, dove lei e Akon ebbero un rapporto sessuale, lei rimase incinta, e alla fine concepì un figlio maschio.Suo figlio, Ayling, rimase a Metone per essere educato con le usanze extraterrestri, mentre Klarer ritornò sulla terra.
L'intero processo: viaggio, fare l'amore, la gravidanza, il parto e ritorno, si presume il tutto sia accaduto in meno di quattro mesi. Klarer ha preso molto più tempo prima di pubblicare un libro, "oltre la barriera della luce" (1980), dove racconta circa le sue avventure extraterrestri.
Nel suo giro di conferenze per il mondo alla fine del 1950, George Adamski fece conto di visitare il Sud Africa e incontrò Klarer per fare una chiacchierata sulla loro varietà di esperienze con gli amici, saggi "Fratelli dello Spazio". A quel punto, Klarer non era l'unica seguace Adamski che ebbe una esperienza dichiarata di maternità-extraterrestre, perché nel 1957, vi era anche una casalinga inglese di nome Cynthia Appleton che riverlò che uno degli amici extraterrestri di Adamski:
bello, biondo, proveniente da Venere l'aveva sedotta mettendola in cinta. Il figlio risultante di nome Matteo, non è stato disponibile per un commento oggi. Elizabeth Klarer morì nel 1994 in Sud Africa.
Fonte: http://petalocosmico.blogspot.com/2011/02/elizabeth-klarer-e-akon-lextraterrestre.html
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giovedì 31 marzo 2011
Islam e Ufo: una strana storia...
Gli ufo sono stati avvistati da molti secoli nei cieli di tutto il mondo. In moltissimi testi antichi e in tutte le tradizioni religiose c'è sempre almeno una storia che parla di oggetti volanti misteriosi, come nella Bibbia, nei Veda e in tantissimi altri, i quali molto spesso sono percepiti come manifestazioni portentose riconducibili alle prodigiose facoltà divine.
Autori come E.Von Daniken o Z. Sitchin hanno ottenuto un grande successo proprio per aver riletto in chiave ufologica gran parte di queste storie, precedentemente interpretate come mere manifestazioni divine, trasformandole in contatti con esseri extraterrestri, i quali secondo questa teoria, sarebbero appunto quello che i nostri antenati chiamavano dei.
Ormai questo genere di esegesi è diventata molto conosciuta anche grazie alla rete, ed è ormai un classico dell'ufologia, ma per quanto vi siano episodi analoghi anche nella tradizione islamica, tale corrente religiosa non sembrava essere particolarmente interessata alla faccenda. Invece, forse cavalcando l'onda di progressiva apertura generale nei confronti dell'esopolitica, anche l'Islam si scopre attento alla questione ufo, tanto che recentemente Louis Farrakhan il "National Minister Assistant" della famosa organizzazione americana "Nation of Islam" (NOI) fa sapere che la propria religione è molto interessata agli ufo, e che la cosa oltre ad unire le religioni del mondo, si spera che possa in qualche modo pure "salvarlo". Per chi non lo sapesse il NOI è quel nutrito e famoso movimento afro-americano musulmano fondato negli anni '50 da Elija Muhammad, che ebbe come suo principale esponente Malcolm X, il quale reclama l'islamicità del popolo afro-americano in base al fatto che gli schiavi neri importati dall'Africa venissero in gran parte da nazioni la cui religione originale era appunto quella musulmana. Per quanto ci siano delle differenze tra la religione islamica tradizionale e la dottrina seguita dal NOI, oggi tale organizzazione è molto seguita è gode di molto rispetto nell'opinione pubblica americana, soprattutto dopo che storicamente ha contribuito in maniera decisiva ai cambiamenti sociali degli anni '60 durante le famose lotte per la parità e per i diritti civili negli Stati Uniti, raggiungendo risultati universali per la considerazione delle minoranze e nelle battaglia antirazzista.
Un elemento di carattere ufologico legato all'Islam che è emerso dall'oblio, è una curiosa storia che Elija Muhammad stesso raccontava volentieri, riferendosi spesso ad una misteriosa "Eath Orbiting Mother-Plane" (una sorta di nave-madre orbitante intorno alla Terra), dotata di numerosissimi e portentosi armamenti. Anche se non è ben chiaro cosa vi succedesse a bordo, non è il solo esempio, infatti nei testi coranici si fa sovente riferimento agli ufo in generale chiamandoli "Airborne Wheels" ( wheels sta per ruote, ingranaggi, cerchi - mentre airborne significa aerotrasportato, aereo).Ma secondo la mitologia islamica la "Eath Orbiting Mother-Plane" non sarebbe un'astronave aliena, ma un oggetto costruito in un lontanissimo passato, dall'uomo. Secondo la leggenda il "Wheel" originale sarebbe stato costruito in un'isola riconducibile all'attuale Giappone da alcuni "scienziati" con l'aiuto di Dio, con il principale scopo di creare le montagne sulla Terra.
Ovviamente se si volesse affrontare questa leggenda razionalmente ci si troverebbe di fronte ad alcune incongruenze: innanzi tutto chi possedeva millenni fa la tecnologia per costruire un'astronave? Perchè tanto lavoro per costruire delle montagne?
Comunque Farrakhan allude anche ad un misterioso complotto, secondo il quale, in riferimento alla questione ufo, dice che "Many have died or have been killed to keep from sharing what they have seen.". Insomma, come nella più classica casistica cospirazionista molti sarebbero morti o sarebbero stati uccisi al fine di mantenere il segreto. Mah..
Il NOI, sempre tramite le dichiarazioni del religioso musulmano, si batte anche affinchè aumenti la disclosure, infatti parafrasando le sue parole, "faremo sì che il Governo degli USA divulghi i propri archivi e che gli Americani siano informati di questa realtà", sempre in riferimento all'esistenza degli ufo. Infatti sembra che abbiano messo sù un bel gruppo di ricercatori autofinaziandosi, al fine di acquisire prove in merito.
E ancora: "The founder of the Nation of Islam, Fard Muhammad (Elija Muhammad, n.d.a), taught us about these objects that the world calls UFOs, and he gave us great details as to the materials that they were constructed of and that most of these objects come from this planet Earth," ha detto Ishmael Muhammad, il leader nazionale del NOI a AOL News, ovvero che Elija Muhammad ha insegnato ai suoi discepoli molte cose sui materiali e sul modo con cui sono costruiti quelli che il mondo chiama ufo, e che la maggior parte di essi sono fatti su questa Terra. Secondo Ishmael Muhammad, alcune decadi fa, addirittura l'FBI entrò con una scusa in uno dei Templi per una perquisizione, portandosi via molto materiale inerente, compresi tutti i documenti su cui c'erano i dettagli e i diagrammi di questi ufo. Ma non solo: lo stesso sarebbe stato preso a bordo di uno di questi "Wheel" dove avrebbe ascoltato la voce di Elija Muhammad.
Certo la voce del NOI non è la rappresentanza del popolo musulmano nella sua interezza, ma per quanto riguarda gli Stati Uniti è certamente significativa. Ora, resta da vedere se come già detto, sia l'ennesimo salto sul carro vincente (vedi la Chiesa Cattolica) per cavalcare l'emotività della massa sensibile al fenomeno ufo, oppure come sembra sia un'autentica tradizione islamica, riletta in chiave contemporanea, passando per le misteriose rivelazioni di Elija Muhammad, che per quanto possa aver metaforizzato qualcosa, di certo non era un semplice sprovveduto cantastorie. Una cosa è comunque ampiamente condivisa, trasversalmente da tutti i popoli e da tutte le religioni: la questione ufo è quantomai realistica e penetra la storia dell'umanità in maniera capillare e misteriosa, da sempre, e il livello di consapevolezza esige ormai una conoscenza più veritiera. Sembra che i tempi siano maturi, finalmente, per conoscere la verità.
Fonte: http://insolitanotizia.blogspot.com/
Autori come E.Von Daniken o Z. Sitchin hanno ottenuto un grande successo proprio per aver riletto in chiave ufologica gran parte di queste storie, precedentemente interpretate come mere manifestazioni divine, trasformandole in contatti con esseri extraterrestri, i quali secondo questa teoria, sarebbero appunto quello che i nostri antenati chiamavano dei.
Ormai questo genere di esegesi è diventata molto conosciuta anche grazie alla rete, ed è ormai un classico dell'ufologia, ma per quanto vi siano episodi analoghi anche nella tradizione islamica, tale corrente religiosa non sembrava essere particolarmente interessata alla faccenda. Invece, forse cavalcando l'onda di progressiva apertura generale nei confronti dell'esopolitica, anche l'Islam si scopre attento alla questione ufo, tanto che recentemente Louis Farrakhan il "National Minister Assistant" della famosa organizzazione americana "Nation of Islam" (NOI) fa sapere che la propria religione è molto interessata agli ufo, e che la cosa oltre ad unire le religioni del mondo, si spera che possa in qualche modo pure "salvarlo". Per chi non lo sapesse il NOI è quel nutrito e famoso movimento afro-americano musulmano fondato negli anni '50 da Elija Muhammad, che ebbe come suo principale esponente Malcolm X, il quale reclama l'islamicità del popolo afro-americano in base al fatto che gli schiavi neri importati dall'Africa venissero in gran parte da nazioni la cui religione originale era appunto quella musulmana. Per quanto ci siano delle differenze tra la religione islamica tradizionale e la dottrina seguita dal NOI, oggi tale organizzazione è molto seguita è gode di molto rispetto nell'opinione pubblica americana, soprattutto dopo che storicamente ha contribuito in maniera decisiva ai cambiamenti sociali degli anni '60 durante le famose lotte per la parità e per i diritti civili negli Stati Uniti, raggiungendo risultati universali per la considerazione delle minoranze e nelle battaglia antirazzista.
Un elemento di carattere ufologico legato all'Islam che è emerso dall'oblio, è una curiosa storia che Elija Muhammad stesso raccontava volentieri, riferendosi spesso ad una misteriosa "Eath Orbiting Mother-Plane" (una sorta di nave-madre orbitante intorno alla Terra), dotata di numerosissimi e portentosi armamenti. Anche se non è ben chiaro cosa vi succedesse a bordo, non è il solo esempio, infatti nei testi coranici si fa sovente riferimento agli ufo in generale chiamandoli "Airborne Wheels" ( wheels sta per ruote, ingranaggi, cerchi - mentre airborne significa aerotrasportato, aereo).Ma secondo la mitologia islamica la "Eath Orbiting Mother-Plane" non sarebbe un'astronave aliena, ma un oggetto costruito in un lontanissimo passato, dall'uomo. Secondo la leggenda il "Wheel" originale sarebbe stato costruito in un'isola riconducibile all'attuale Giappone da alcuni "scienziati" con l'aiuto di Dio, con il principale scopo di creare le montagne sulla Terra.
Ovviamente se si volesse affrontare questa leggenda razionalmente ci si troverebbe di fronte ad alcune incongruenze: innanzi tutto chi possedeva millenni fa la tecnologia per costruire un'astronave? Perchè tanto lavoro per costruire delle montagne?
Comunque Farrakhan allude anche ad un misterioso complotto, secondo il quale, in riferimento alla questione ufo, dice che "Many have died or have been killed to keep from sharing what they have seen.". Insomma, come nella più classica casistica cospirazionista molti sarebbero morti o sarebbero stati uccisi al fine di mantenere il segreto. Mah..
Il NOI, sempre tramite le dichiarazioni del religioso musulmano, si batte anche affinchè aumenti la disclosure, infatti parafrasando le sue parole, "faremo sì che il Governo degli USA divulghi i propri archivi e che gli Americani siano informati di questa realtà", sempre in riferimento all'esistenza degli ufo. Infatti sembra che abbiano messo sù un bel gruppo di ricercatori autofinaziandosi, al fine di acquisire prove in merito.
E ancora: "The founder of the Nation of Islam, Fard Muhammad (Elija Muhammad, n.d.a), taught us about these objects that the world calls UFOs, and he gave us great details as to the materials that they were constructed of and that most of these objects come from this planet Earth," ha detto Ishmael Muhammad, il leader nazionale del NOI a AOL News, ovvero che Elija Muhammad ha insegnato ai suoi discepoli molte cose sui materiali e sul modo con cui sono costruiti quelli che il mondo chiama ufo, e che la maggior parte di essi sono fatti su questa Terra. Secondo Ishmael Muhammad, alcune decadi fa, addirittura l'FBI entrò con una scusa in uno dei Templi per una perquisizione, portandosi via molto materiale inerente, compresi tutti i documenti su cui c'erano i dettagli e i diagrammi di questi ufo. Ma non solo: lo stesso sarebbe stato preso a bordo di uno di questi "Wheel" dove avrebbe ascoltato la voce di Elija Muhammad.
Certo la voce del NOI non è la rappresentanza del popolo musulmano nella sua interezza, ma per quanto riguarda gli Stati Uniti è certamente significativa. Ora, resta da vedere se come già detto, sia l'ennesimo salto sul carro vincente (vedi la Chiesa Cattolica) per cavalcare l'emotività della massa sensibile al fenomeno ufo, oppure come sembra sia un'autentica tradizione islamica, riletta in chiave contemporanea, passando per le misteriose rivelazioni di Elija Muhammad, che per quanto possa aver metaforizzato qualcosa, di certo non era un semplice sprovveduto cantastorie. Una cosa è comunque ampiamente condivisa, trasversalmente da tutti i popoli e da tutte le religioni: la questione ufo è quantomai realistica e penetra la storia dell'umanità in maniera capillare e misteriosa, da sempre, e il livello di consapevolezza esige ormai una conoscenza più veritiera. Sembra che i tempi siano maturi, finalmente, per conoscere la verità.
Fonte: http://insolitanotizia.blogspot.com/
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