mercoledì 2 maggio 2012

John Edward Mack e le Abduction

Questo post è un interessante scorcio sulla vita e il lavoro di J.E. Mack. Buona lettura...





John Edward Mack (New York, 10 aprile 1929 – Londra, 27 settembre 2004). Mack era uno psichiatra statunitense, scrittore, e professore della Harvard Medical School. Ha ricevuto il Premio Pulitzer per le biografie, e progressivamente è diventato una delle maggiori autorità sugli effetti spirituali e/o comportamentali su alcuni pazienti che sostengono di aver subito esperienze di rapimento alieno.
Inizi della carriera:


Nato a New York City, John Mack si laurea in medicina nella Harvard Medical School (Cum Laude, 1955) dopo aver eseguito studi superiori nell’Oberlin College (Phi Beta Kappa, 1951). Si specializzò nella Boston Psychoanalytic Society and Institute e ricevette un certificato che gli consentiva di praticare la psicoanalisi su adulti e minorenni.

Il tema conduttore della sua vita di lavoro è stata l’esplorazione di come le personali percezioni del mondo possono alterare le proprie relazioni. Mack affronta la questione della “visione del mondo” a livello individuale nelle sue prime esplorazioni cliniche dei sogni, degli incubi e del suicidio nell’adolescenza, e nel libro A Prince of Our Disorder, esegue uno studio biografico della vita dell’ufficiale britannico Thomas Edward Lawrence, lavoro per il quale nel 1977 riceve il Pulitzer Prize for Biography.
Fenomeno delle abduction:

Questo tema delle percezioni personali viene portato ad un estremo controverso negli anni novanta quando Mack inizia uno studio pluri-decennale su 200 donne e uomini che riferivano esperienze di abduction da parte di supposte creature aliene. Questo incontri sono stati riferiti almeno sin dagli anni cinquanta (la prima storia riferita da Antonio Villas Boas), che hanno ricevuto un’attenzione dal mondo accademico, ad esempio da specialisti come il Dr. R. Leo Sprinkle, tra i primi ad occuparsi di questi studi negli anni sessanta. John Edward Mack, rimane comunque la più stimata autorità accademica che abbia studiato questa faccenda. All’inizio Mack sospettava che quelle persone soffrissero di qualche disturbo mentale, ma dopo un attento esame, si rese contro che nessuna patologia ovvia era presente nelle persone che intervistava, aumentando ulteriormente il suo interesse. Seguendo l’incoraggiamento del suo amico di vecchia data Thomas Kuhn, che prediceva che l’argomento poteva destare molte controversie, ma che si poteva portare avanti l’indagine se Mack si limitava a raccogliere i dati e ad ignorare le prevalenti interpretazioni materialistiche, dualiste e l’analisi basata sul distinguo “è questo oppure è quello” (“either/or” analysis), Mack cominciò ad organizzare studi e interviste. Molti tra i pazienti da lui intervistati riferirono che i loro incontri avevano cambiato il modo di rapportarsi al mondo, che includeva il sentirsi in un elevato sentimento di spiritualità e di preoccupazione ambientalista.

Mack era piuttosto guardingo nelle sue investigazioni e interpretazioni del fenomeno delle abduction rispetto ai primi ricercatori che si occuparono della materia. Il professore di letteratura Terry Matheson scriveva che “Tutto sommato, Mack presenta il resoconto più ragionevole che si possa trovare al momento, almeno mentre questi racconti di abduction procedevano.” (Matheson, 251) In un’intervista senza data, il Dr. Jeffrey Mishlove dichiarò che Mack sembrava “propenso a dare a questi rapporti di [abduction] un qualche valore”. Mack replicò dicendo:
« Face value I wouldn’t say. I take them seriously. I don’t have a way to account for them. »

(John Edward Mack)
« Io non direi di dargli un valore facciale. Io li prendo seriamente. Non ho alcun mezzo per poterli valutare accuratamente. »

(John Edward Mack)

In modo simile, la BBC disse che John Mack aveva affermato:
« I would never say, yes, there are aliens taking people. [But] I would say there is a compelling powerful phenomenon here that I can’t account for in any other way, that’s mysterious. Yet I can’t know what it is but it seems to me that it invites a deeper, further inquiry. »

(John Edward Mack)
« Io non direi mai, si, vi sono alieni che sequestrano la gente. [Ma] Io direi che qui c’è un interessante e potente fenomeno, che non posso spiegare in altro modo, che è misterioso. Si, Io non posso sapere di cosa si tratta esattamente ma mi sembra che meriti un’inchiesta ulteriore più approfondita. »

(John Edward Mack)

Mack faceva notare che esiste una storia mondiale di esperienze visionarie, specialmente nelle società pre-industriali. Un esempio è la ricerca di visioni mistiche comune a molte culture dei nativi americani. Mack mette in rilievo che soltanto recentemente nella cultura occidentale, questi eventi visionari o di estasi sono stati interpretati come aberrazioni o addirittura come malattia mentale. Mack suggerisce che i racconti di abduction possano essere inquadrati meglio come parte della più vasta e antica tradizione delle esperienze di incontro con santi (nella tradizione cristiana) o con divinità (nella tradizione dei pagani). Il suo interesse negli aspetti spirituali o trasformazionali degli incontri delle persone con alieni, e la sua proposta che l’esperienza di contatto alieno possa essere in sé più trascendente (immateriale) che fisica in natura—ma nonostante questo assolutamente reale— fatto che progressivamente lo distinse da molti dei suoi contemporanei, come Budd Hopkins, che sosteneva la realtà fisica degli alieni.

In seguito il suo interesse si estese alla considerazione generale dei meriti di una nozione espansa della realtà, una nozione che consenta esperienze che possono anche non inquadrarsi nel paradigma occidentale del materialismo, ma che comunque cambiano profondamente la vita delle persone. Il suo secondo libro sulle esperienze di incontro con gli alieni, Passport to the Cosmos: Human Transformation and Alien Encounters (1999), era piuttosto un trattato filosofico che collegava i temi della spiritualità e i punti di vista mondiali moderni, costituendo il culmine del suo lavoro con gli “experiencers”, le persone che hanno vissuto l’incontro con gli alieni, tema centrale al quale è dedicato il libro.
Sottoposto a giudizio professionale dall’Università di Harvard:

Nel 1994, il Decano della Harvard Medical School nominò un comitato paritario (peer review) per indagare sulle pratiche mediche e investigazioni cliniche delle persone che hanno raccontato i loro “incontri alieni” al Dr. Mack (alcuni di questi casi sono stati descritti nel libro Abduction, scritto da Mack nel 1994). Nello stesso articolo della BBC sopracitato, Angela Hind scrive, “Si tratta della prima volta nella storia di Harvard nel quale un professore ordinario viene sottoposto a questo tipo di inchiesta.” Mack descrisse l’investigazione come “kafkiana”: non venne mai informato molto dello status dell’indagine in corso, la natura delle lamentele dei suoi critici cambiava frequentemente, e la maggior parte delle loro accuse si dimostrarono prive di fondamento quando sottoposte a stretto scrutinio.

Dopo 14 mesi di inchiesta, vi erano crescenti interrogativi da parte della comunità accademica (includendo il professore di Legge di Harvard Alan Dershowitz) riguardo alla validità dell’investigazione di un professore ordinario di Harvard che non era sospettato di violazioni dell’etica o di cattiva condotta professionale. Harvard allora pubblicò una dichiarazione nella quale il Decano “riaffermava la libertà accademica del Dr. Mack per studiare qualsivoglia argomento correlato alla psichiatria e per poter formulare le sue opinioni senza impedimento,” concludendo che il “Dr. Mack rimane un membro prominente della Facoltà di Medicina di Harvard.” (Mack venne sottoposto a censura per alcuni errori metodologici.) Ricevette ausilio legale da Roderick MacLeish e da Daniel Sheehan, e il sostegno economico di en:Laurance Rockefeller, che inoltre finanziò il centro di ricerche di Mack per quattro anni consecutivi, per una cifra di 250.000 $/anno.



IL FENOMENO ALIEN ABDUCTION


Fonte: Traduzione della pagina originale pubblicata in www.ufoevidence.org a cura di rapimentialieni

Sebbene in questi ultimi 25 anni migliaia di individui in tutti gli Stati Uniti e in altri paesi hanno riferito esperienze di abduction sia ai ricercatori sugli UFO sia a professionisti della salute mentale, il fenomeno sembra essere più esteso di quanto ci si potesse aspettare. Un sondaggio ad opera della organizzazione Roper incentrato su “strani eventi” condotta tra il luglio e il settembre del 1991 indica che centinaia di migliaia, se non milioni, di individui negli Stati Uniti possono aver sperimentato esperienze di abductions o correlabili alle abductions. Il fatto che un fenomeno difetta di una spiegazione convenzionale o che perfino sfida la nostra accettata nozione di realtà non ci consente per questo di negare la sua esistenza o ci impedisce di esplorare la sua dimensione e il suo significato. Almeno i clinici che si occupano della salute mentale dovrebbero familiarizzare con una condizione che determina una così grande angoscia tra i suoi potenziali pazienti o clienti. Inoltre la reale estensione del fenomeno e i suoi inusuali aspetti psicologici e fisici indicano che il problema potrebbe avere una considerevole importanza socio-culturale scientifica e filosofica. In questo articolo descriverò gli aspetti fondamentali di un’esperienza di UFO abduction, l’impatto che queste esperienze hanno sugli addotti e le implicazioni del fenomeno sulla nostra professione e sulla nostra società.
Esistono anche altri ricercatori che hanno anche una più lunga esperienza con gli addotti della mia ma, a causa della insolita e controversa natura di questa materia, io mi baserò dove possibile sui risultati del mio lavoro personale così che io possa assumermi la mia personale responsabilità sulle osservazioni e sulle esperienze riferite. Alla luce dell’incerto stato ontologico o di “realtà” di quello che gli addotti riferiscono essere loro “successo” esiste il problema di quello che potrebbe essere denominato l’atteggiamento del narratore o il suo “punto di vista.” Piuttosto che usare le virgolette per indicare qualcosa che un addotto crede sia lui accaduto ho riportato i racconti degli addotti ” nudi e crudi ” senza mettere il virgolettato se per colui che ha avuto l’esperienza quello che racconta è veramente accaduto. Questo non significa che si tratta del mio punto di vista riguardo lo stato reale dell’evento ma si ammette soltanto che l’addotto è sincero e che per lui o per lei quello che é raccontato è veramente accaduto.
Quando una psicologa mia amica e collega alla fine del 1989 mi propose di presentarmi a Budd Hopkins (il cui nome e attività non conoscevo) descrivendomelo come un artista che prendeva seriamente quello che raccontavano gli addotti, rifiutai la proposta ritenendo che sia lui che i suoi clienti dovessero condividere un qualche tipo di allucinazione o di disturbo mentale di altro genere. Quando spinto dalla curiosità ebbi modo di far visita ad Hopkins il 10 gennaio 1990, una di quelle date che tendono ad essere ricordate, fui impressionato dalla sua sincerità, dalla profonda conoscenza e dalla grande preoccupazione che lui aveva che gli addotti, spesso non correttamente diagnosticati e non appropriatamente trattati da professionisti della salute mentale. Ma quello che mi colpì anche di più fu l’intrinseca coerenza dei racconti particolareggiati fatti da individui diversi provenienti da diverse parti del paese che non avevano avuto alcun modo di comunicare fra loro e le cui storie erano emerse spesso con grande difficoltà accompagnate da un grande stress emotivo.
Presto dopo questo primo incontro iniziale ebbi modo di incontrare parecchi addotti a casa di Hopkins e ancora una volta fui molto impressionato dalla coerenza dei racconti e anche dall’assenza di qualsiasi chiara malattia mentale o di disturbo della sfera emotiva oltre alle sequenze traumatiche susseguenti alle stesse abductions. Non appariva esserci alcuna lampante spiegazione che potesse in qualche modo giustificare i racconti di abduction come del resto non ne é emersa alcuna anche nei successivi due anni. Mi resi conto che questo gruppo di persone aveva bisogno di capire, di comprensione e di aiuto e che erano lo specchio di un mistero che andava oltre il puro interesse clinico. Decisi perciò di lavorare con persone che avevano queste esperienze per conto mio.
A partire dal giugno 1992 ho visitato più di 56 possibili addotti. Di questi 41 soddisfacevano a tutti gli effetti i criteri di base delle esperienze di abduction: ricordi, con o senza ipnosi, di essere presi e portati contro la volontà del soggetto in un qualche tipo di anomalo luogo chiuso da parte di piccole creature umanoidi dove venivano effettuate su di loro procedure simil-mediche e chirurgiche. Sebbene io offra consulenza e supporto agli addotti il mio ruolo è stato nello stesso tempo tanto quello di co-investigatore quanto quello di terapista. A partire dall’ottobre del 1990 ho iniziato ad effettuare incontri mensili di gruppi di supporto a casa mia che sono stati frequentati da 15-30 individui. I primi casi mi sono stati indirizzati da Budd Hopkins. Più tardi sono giunte persone provenienti dalla rete degli individui interessati agli UFO o al fenomeno abduction, altre persone mi chiamavano di propria iniziativa essendo venute a conoscenza del mio interesse nella materia con il passa parola o perché mi avevano visto in programmi televisivi riguardanti gli UFO e le abductions. Delle 41 persone che io definisco addotte 4 erano donne e 17 uomini. Due di questi sono bambini sotto gli otto anni. Ho eseguito da una a cinque sessioni di regressione ipnotica con 20 dei 41 soggetti e sono stato presente durante sessioni ipnotiche eseguite da altri terapisti con tre di loro. L’età degli adulti varia dai 19 ai 57 anni.

Chi sono gli addotti? Psicopatologia e personalità

In questo momento è possibile fare poche generalizzazioni riguardo a questa importante domanda a causa della scarsità di dati e della insolita natura del fenomeno. Nessuno degli addotti con i quali ho lavorato si é dimostrato essere affetto da una franca psicopatologia come per esempio una psicosi schizofrenica, una grave depressione o altre malattie mentali psichiatriche maggiori. Al contrario quello che mi ha colpito maggiormente è stata la “ordinarietà” di queste persone che comprendono nel mio gruppo per esempio il proprietario di un ristorante, una segretaria, una guardia carceraria, uno studente di college e parecchie casalinghe. Parecchie si mostravano risentite, lievemente sospettose, con un senso di vittimizzazione ed altra sintomatologia post-traumatica. La maggior parte sembrava portare il peso nelle loro vite delle loro esperienze di abduction. Alcuni, sebbene non tutti, degli addotti che ho visto riferiscono travagliate relazioni nell’infanzia con uno o con entrambi i genitori, alcolismo nella famiglia, e abusi nell’infanzia o nell’adolescenza. Parecchi riferiscono una condizione di isolamento personale, travagliate relazioni da adulti e problemi correlati al concepimento e alla crescita dei bambini. Ma in altri casi questi disturbi non sono affatto presenti. In alcuni casi l’atteggiamento verso la sessualità, la decisione di avere o non avere bambini sembrava essere stata influenzata dalla storia di abduction.

Sintomi di allarme, segni e ricordi

Esiste un certo numero di sintomi, segni e ricordi che ho ritrovato nei miei casi e che sono riferiti anche da Hopkins, David Jacobs, e da altri 11 ricercatori nel campo delle ufo abduction, compresi i 6 psichiatri che ho consultato nella preparazione di questa relazione, che fanno supporre un caso o un episodio di abduction. I probabili addotti raccontano di aver visto “piccoli uomini” o altre creature o di avvertire una “presenza” nella loro stanza da bambini. Hanno spesso avuto la sensazione di essere “diversi” o di aver condotto “una doppia vita.” Possono aver avuto avvistamenti ravvicinati di strani oggetti nel cielo durante il giorno o la notte o di aver visto inspiegabili intense e strane luci brillare nei loro soggiorni o nella loro camera da letto. In concomitanza con l’avvistamento UFO, e a volte indipendentemente da esso, loro riferiscono inspiegabili vuoti temporali di un ora, due o più e si sono poi ritrovati spostati in un posto a centinaia di yarde o anche miglia di distanza da casa senza riuscire a spiegare come ci erano arrivati. Gli addotti possono non essersi mai interessati agli UFO ma qualcuno è stato stranamente spinto a leggere libri correlati alle abductions reagendo con terrore al loro contenuto, specialmente alle figure degli alieni (“vidi quella faccia e sono quasi svenuto” mi raccontò un addotto) non riescono a terminarlo e in conseguenza di ciò cercano un aiuto.
Possono ricordare di svegliarsi durante la notte in preda al terrore, “intorpidito” o paralizzato con la sensazione di una presenza fisica, o anche vedendo piccole creature dai grandi occhi neri, nella propria stanza. Altri sintomi comprendono un forte senso di vulnerabilità, un’ansia generalizzata, paura degli ospedali, di volare, degli ascensori, degli animali e degli insetti e del contatto sessuale. Suoni, odori, immagini che sono per loro inquietanti senza alcun apparente motivo e che si può provare più tardi che sono associati con esperienze di abduction. Sono comuni l’insonnia, la paura del buio e di rimanere soli da notte, il coprire le finestre per proteggersi dalle intrusioni, dormire con la luce accesa (da adulto), avere sogni inquietanti e incubi, specialmente associati con apparecchi volanti o con “navi aliene” che portano via la persona. Strane eruzioni cutanee, segni, tagli o cicatrici possono apparire durante la notte come pure inspiegabili sanguinamenti dal naso, dall’orecchio o dal retto, segni che da presi da soli non meriterebbero una particolare attenzione ma che acquistano un loro preciso significato se vengono associati con gli altri fenomeni. Altri sintomi includono disturbi uro-ginecologici, comprese inspiegabili interruzioni di gravidanza, e persistenti disturbi all’apparato gastrointestinale.

Aspetti fisici

Gli aspetti fisici che accompagnano gli avvistamenti e gli atterraggi di Ufo e, per quanto riguarda questa relazione le ufo abductions, rappresentano i più interessanti e stimolanti aspetti del fenomeno. Questi forniscono un’apparente oggettiva conferma dei racconti che sono altrimenti così bizzarri da sfidare la nostra capacità di comprensione. Con o senza le manifestazioni fisiche di contorno, io in quanto psichiatra, considero come validi dati psicologici quelli che gli addotti forniscono se trovo che loro sono affidabili come informatori e non sofferenti di una qualche evidente malattia mentale, o di altri traumi documentati o di motivi di distorsione che possono spiegare quello che loro dicono che è loro successo anche se questo mi lascia altrettanto confuso come quello che in realtà è veramente avvenuto. Tuttavia è chiaro che una simile evidenza, se provata, solleverebbe gli addotti dal fardello di persuadere loro stessi e gli altri della realtà degli eventi, che sono così “pieni di realtà” e tuttavia sfidano la comune nozione di realtà, e focalizzerebbero attenzione e risorse sui bisogni degli addotti e sul significato del fenomeno abduction.
Le manifestazioni fisiche a volte spaventano gli addotti che non vogliono credere che le loro esperienze sono reali e allo stesso tempo rappresentano per loro una riassicurazione per quanto riguarda la loro sanità mentale. Per la popolazione addotta le manifestazioni fisiche sono sfuggenti e contraddittorie. Alcune prese in se stesse non sono patognomoniche di una abduction ma acquistano significato apparendo in contemporanea o immediatamente dopo una abduction.
Gli addotti possono raccontare la loro sorpresa di svegliarsi sopra le coperte o ai piedi del letto, in un’altra stanza della casa piuttosto che nella loro camera da letto o qualche volta fuori dalla casa. I loro vestiti possono essere rimossi, piegati vicino al letto o addirittura essere introvabili. Gli addotti descrivono la loro confusione e l’incredulità che li coglie quando si rendono conto di ritrovarsi a guidare all’improvviso molte miglia lontano dal posto dove si trovavano solo qualche istante prima, qualche volta trovandosi più vicini alla loro destinazione finale e altre volte completamente fuori dal percorso che intendevano compiere.
Gli addotti qualche volta presentano sanguinamenti dal naso o ferite, al risveglio o al ritorno da un episodio di missing time che è in seguito riconducibile ad una interazione aliena. Molti addotti mostrano di avere cicatrici che possano essere ricondotte a due tipi caratteristici: una linea diritta come da fatta da un bisturi o una depressione sulla pelle a cucchiaio. I meccanismi riproduttivi e sessuali umani sembrano essere al centro del fenomeno abduction. Uomini e donne riferiscono un ampio ventaglio di esperienze, correlate alla riproduzione e all’aspetto sessuale, che includono esami ginecologici, rimozione e reimpianto di ovociti, rimozione e scomparsa di feti, raccolta forzata di campioni di sperma, incubazione extra-uterina di embrioni sulle navi spaziali, cura la parte di umani di feti ibridi con osservazione da parte degli alieni, rapporti sessuali umano-alieni e “legami” nei rapporti tra umani osservati dagli alieni fuori e dentro le astronavi.

Sequele dolorose, disturbanti e traumatiche
Qualunque alla fine sia riconosciuta essere la sua origine per gli addotti le loro esperienze sono profonde, permanenti e inevitabili. Gli addotti possono imparare, con o senza aiuto, a convivere e persino a trasformare le proprie esperienze. Ma loro hanno sofferto e qualche volta continuano a soffrire dei residui o delle sequenze delle loro inquietanti e traumatiche esperienze. Psicologicamente si sentono “diversi.” Incubi ed altri sogni inquietanti sono di regola conseguenza delle abductions. Gli addotti soffrono di una ampia gamma di dolori fisici e di paure che sembrano corrispondere anatomicamente e fisiologicamente ai punti delle procedure invasive sperimentate durante le abductions. Oltre alle sequele sessuali-ginecologiche altri sintomi comprendono il mal di testa, dolori ai seni paranasali, dolori alla schiena, dolori e disturbi gastrointestinali, una grande paura degli aghi e frequentemente dei dottori e degli ospedali. Gli addotti soffrono di un complesso quadro traumatico. Non sarebbe corretto chiamarlo “post-traumatico” in quanto la minaccia non diventa mai un fatto del passato. Esistono quattro dimensioni del trauma:

- 1) l’ esperienza traumatizzante in se stessa:
- 2) l’ isolamento personale che nasce dalla difficoltà di raccontare agli altri le proprie esperienze;
- 3) la contraddizione tra queste esperienze e la realtà condivisa che gli addotti conoscono e
- 4) il fatto che le esperienze possono ricapitare ancora in qualsiasi momento a loro e ai loro bambini.

Altri aspetti del trauma devono essere sottolineati. Spesso si sviluppa una presa di distanza quando l’addotto racconta ai suoi genitori o ad altri quello che ha visto o che ha provato. Viene loro frequentemente detto che hanno sognato, che hanno avuto degli incubi o che “dicono bugie” che sono “troppo fantasiosi” che “si inventano le cose” o, come affermato una donna “cercano di assecondarmi solo per essere gentili” ma per loro le esperienze sono reali e chiaramente distinguibili dal sogno. Loro imparano a non parlare con i loro genitori o amici (alcuni dei quali non vogliono nemmeno sentire queste storie nonostante o perché sono essi stessi degli addotti) di queste esperienze cosa che fa nascere in loro un forte senso di isolamento e di alienazione che si continua nella vita adulta.
I bambini possono anche provare rabbia e sentirsi non sostenuti dai loro genitori quando questi non riescono a proteggerli dall’esperienza di abduction. A questo si aggiunge che i genitori adulti sono profondamente preoccupati quando i bambini sono coinvolti, angosciati dal fatto che non sono assolutamente in grado di proteggerli.
Sebbene possano arrivare ad accettare che le loro esperienze sono reali gli addotti sono intensamente tormentati da quello che questo significa per le loro vite. Il problema per loro non è soltanto la minaccia ontologica e la confusione. Ciò significa anche che loro sono incapaci di dimenticare le loro esperienze così facilmente come farebbero con un sogno o con una fantasia.
Infine gli addotti devono convivere con il fatto che la loro esperienza, qualunque ne sia l’origine, può ripetersi in qualsiasi momento, anche dopo anni e senza “attività.”

Crescita personale e trasformazione

Ma nell’esperienza di abduction oltre al trauma alle conseguenze patologiche e alla vittimizzazione c’è qualcosa di più, specialmente quando chi sperimenta queste esperienze si investiga sull’esperienza stessa sforzandosi di comprendere ciò che questa significa per sé e per il suo mondo cercando di venire a patti con essa. Confrontarsi col loro terrore e con la loro sensazione di non poter essere aiutati é stato un importante aspetto della crescita personale che loro hanno sperimentato.
Molti addotti sembrano diventare più intuitivi o “psichici” e sviluppano interessi filosofici che loro ritengono essere una conseguenza del fenomeno abduction. Uno dei più sorprendenti risultati dell’esperienza di abduction per molti addotti, specialmente per quelli che lavorano attivamente per integrare loro esperienze, è una forte sensibilità alle problematiche dell’inquinamento ambientale che qualche volta li porta a varie forme di attivismo ecologico. Sulle navi agli addotti sono frequentemente mostrate visioni di distruzione nucleare e specialmente disastri ecologici. Qualche volta su una specie di schermo televisivo. Qualche volta gli addotti hanno la sensazione che gli sono state date delle speciali missioni da compiere come per esempio di spingere qualcuno ad impegnarsi con responsabilità ambientaliste.
Alcuni addotti hanno la sensazione che anche il fenomeno “ibridizzazione” potrebbe avere una funzione di preservazione della vita.
Se la crescita spirituale e l’impegno ecologico che ho osservato tra gli addotti che io ho studiato é una conseguenza della loro esperienza, cioé l’espansione della consapevolezza che segue l’ampliamento della coscienza che può seguire a qualsiasi esperienza molto traumatica e dolorosa, o rappresenti un più intrinseco aspetto dell’intero processo è un’domanda che richiede ulteriori ricerche. Un addotto crede che gli alieni “sono stati mandati come ingegneri per compiere un lavoro di riparazione, venuti a mostrare che la nostra coscienza si è mossa in una direzione sbagliata… Sono come farfalle che sono tornate indietro per fermare il bulldozer che sta distruggendo il cespuglio con il cibo.”

Fenomeni che necessitano di essere spiegati
Qualsiasi teoria sulle abduction aliene deve tener conto di un ampio ventaglio di sconcertanti fenomeni che includono:

1) Coerenza narrativa. Le storie che gli addotti raccontano i variano nei dettagli ma hanno un forte grado di coerenza narrativa. È qualche volta sostenuto che gli addotti si influenzano l’uno con l’altro e che loro “prendono” le loro esperienze da quello che dicono gli altri, i media televisivi o con le letture. La mia impressione tuttavia è che molto più spesso succede che quando gli addotti comunicano tra di loro circa le loro abduction o guardano alla televisione le versioni cinematografiche delle abduction loro si aiutano l’uno con l’altro e guadagnano nei dettagli di quello che loro hanno già sperimentato o stanno cercando di chiarire. “Le moderne comunicazioni” come il folklorista Thomas Bull ha scritto certamente diffondono il folklore ampiamente e a grande velocità ma non sono gli agenti di omogeneizzazione di cui una volta i folkloristi avevano paura. I media rappresentano una voce in più nella trasmissione del folklore.

2) Assenza di diagnosi di malattia mentale. La maggioranza degli addotti non appare essere allucinata, confabulante, bugiarda o sofferente di una chiara malattia mentale. Questo non significa che gli addotti non possono essere psicotici. Io ho incontrato, sebbene non abbia lavorato direttamente con lui, almeno un probabile addotto che era chiaramente scompensato dal punto di vista psicotico.

3) Associazione con gli UFO. Anche sé molte abduction sembrano avvenire indipendentemente degli avvistamenti UFO da parte degli addotti o di altri testimoni è stata costantemente osservata una stretta correlazione tra avvistamenti UFO e le abductions.

4) Bizzarri effetti fisici. Quanto anche possa provare essere lo stato ontologico di simili racconti una teoria convincente deve spiegare i più insoliti e difficili da credere effetti fisici descritti sopra.

5) I racconti dei bambini piccoli. I genitori possono naturalmente influenzare l’esperienza dei loro bambini. Ciononostante perché la teoria del fenomeno abduction sia completa noi dobbiamo trovare una spiegazione delle emotivamente intense e apparentemente autentiche, dettagliate esperienze anche di bambini molto piccoli la cui esposizione a fonti esterne di informazione è necessariamente limitata.

Che cosa sta avvenendo? Teorie correnti
Le teorie attuali includono cause psichiatriche, psico-socio-culturali, spiegazione extraterrestre e quella che potrebbe essere chiamata l’ipotesi di “altre dimensioni della coscienza.”

- Psichiatriche: non è emersa alcun chiaro aspetto di malattia mentale, sebbene disturbi psichiatrici possono esistere tra gli addotti, correlati o non correlati alla storia di abduction. Sono stato colpito da quanta poca malattia mentale si manifesti tra gli addotti, considerando che spesso il fenomeno abduction dura per tutta la vita con la sua intensa capacità disturbante. Molti addotti soffrono dei sintomi della sindrome da stress post-traumatico ma non è chiaro, al di là di quello che gli addotti riforniscono, quale debba essere l’evento traumatico. È difficile da concepire un quadro clinico post-traumatico che nasca interamente all’interno della psiche. L’abuso infantile, incluso l’abuso sessuale, è stato considerato come una possibile causa ma non sembra poter spiegare la sintomatologia in alcuno dei casi trattati da me o da altri ricercatori.

- Psico-socio-culturali: confrontarsi con storie di abduction da parte di creature aliene fa nascere nella mente di molti ascoltatori l’idea che si tratta di una forma di isteria di massa o di pazzia collettiva. Contro queste idee tuttavia depone il fatto che gli addotti sono raramente in comunicazione l’uno con l’altro prima che si incontrano nei gruppi di supporto o si trovano in qualche modo l’uno con l’altro a causa delle loro comuni esperienze. È stato anche suggerito che gli addotti prendano i dettagli delle loro esperienze dai mass media. Questa è una possibilità seducente ma non regge ad un attento esame. Il fenomeno UFO è stato diffuso dai mass media a partire dal 1947 e le abduction entrano sulla scena da quando è stato ampiamente riportato nel 1966 il caso di Barney e Betty Hill. Ma la maggior parte delle descrizioni da parte dei media come “Incontri Ravvicinati del IV tipo” ed “ET” sono in genere poco precise, superficiali e grossolane e non forniscono il complicato e coerente dettaglio che è rintracciabile in così tanti racconti di abduction. Anche il documentario del 1975 sul caso Hill, “Interrupted Journey,” manca del livello di dettaglio della maggior parte dei casi che io ho visto. Alcuni documentari più recenti sono stati più aderenti alla realtà delle esperienze di abduction ma i racconti di abduction li hanno preceduti e questi films sono del tutto generici e mancano della ricchezza di ‘informazione che forniscono gli addotti. Altri hanno chiamato in causa l’idea di Jung dell’inconscio collettivo o del fenomeno “Psicoide” per le esperienze condivise degli addotti.

Jaques Vallè collega le moderne ufo abductions ai racconti storici e mitici delle visite fatte da piccole creature, contatti con oggetti volanti e rapimenti su veicoli spaziali. Come Bullard ha scritto “la ricerca di parallelismi è cara al cuore dei folkloristi. Si tratta di una questione complessa, che ci conduce nel profondo della natura della realtà come é percepita da particolari culture.”
In una discussione sul mio lavoro avuta con Thomas Khun, storico delle scienze, e con sua moglie Jehane lei mi chiese: “come può un florido stereotipo coagularsi da un brodo frammentato in immagini emotivamente cariche senza essere avvenuto direttamente?” Questa domanda ci costringe ad avviare o riformulare le nostre nozioni di inconscio collettivo. Lei mi ha posto la stessa domanda fondamentale che il filosofo W.V. Quine mi pose ad Harvard pochi giorni dopo quando io presentai questo materiale, cioè, come potrebbe un complesso, dettagliato e traumatico complesso di idee e di eventi, alcuni dei quali ricadono al di fuori della nostra nozione di realtà, che sono sperimentati da altrimenti sane persone come realmente vissute, nascere spontaneamente in migliaia di menti di creature umane geograficamente separate e, per quanto si può dire, non in contatto tra loro? Una spiegazione basata su una simile espressione dell’inconscio collettivo sicuramente amplia le nostre nozioni della psiche e di come la mente umana lavora. Ancora, gli stessi fenomeni fisici associati con gli UFO e le esperienze di bambini piccoli non sono giustificabili con una simile spiegazione.
La ricerca sulle abductions ha veramente in chiunque un impatto dirompente sulla visione della natura e del cosmo. Nello sforzo di spiegare il fenomeno alcuni si sono rivolti a spiegazioni alternative della natura e del cosmo più familiari alle religioni orientali e alla filosofia che dipingono l’universo e le sue realtà come un vasto gioco di coscienze con manifestazioni fisiche. Noi occidentali ci siamo, per ragioni forse tanto misteriose quanto il fenomeno abduction stesso, tagliati fuori quasi totalmente dalla consapevolezza di qualsiasi altra forma di intelligenza superiore.

- L’ipotesi extraterrestre: quasi grazie a un processo di successiva eliminazione molti ricercatori, almeno negli Stati Uniti, sono giunti alla conclusione che gli UFO sono navi spaziali guidate da extraterrestri e che queste creature esistono nella nostra realtà materiale ed effettuano i rapimenti. Come ha scritto Bullard questa ipotesi quadra con le esperienze condivise meglio che con le fantasie personali o con le nozioni culturali… Non importa il perché e il come ma la spiegazione extraterrestre funziona. Essa soddisfa chi ci crede con una sistematica, intimamente razionale spiegazione del fenomeno abduction a patto che venga fatta una sola premessa: origini aliene. Jacobs sembra aver ragione quando afferma: “non è arrivato su questo argomento nessun significativo corpo di pensiero che presenti forti evidenze che qualcos’altro stia accadendo oltre a quello che gli addotti dichiarano”. Tuttavia anche l’ipotesi extraterrestre presenta dei problemi, specialmente come é stata formulata in letteratura. Il professore di scienze naturali Michael Swords esplora qualcosa del genere nel suo articolo “UFO come viaggiatori del tempo”. Per esempio perché non abbiamo visto migliori fotografie di UFO che atterrano in aree popolate e nessuna di queste creature stesse? Perché a parte la possibile eccezione del controverso incidente di Roswell non abbiamo alcun manufatto che confermi una presenza aliena? (Una possibile risposta a queste domande “Ufo cover up”)

- Penetrazione di altre dimensioni: ogni teoria deve quindi far fronte a contraddizioni virtualmente inconciliabili. Se il fenomeno abduction viene considerato dal punto di vista della psiche allora ci dobbiamo confrontare con materiale estremamente bizzarro riferito in tutta sincerità da individui altrimenti sani e non possiamo in questo modo dare alcuna giustificazione alle manifestazioni fisiche che lo accompagnano. D’altro canto una ipotesi extraterrestre amplierebbe la nostra nozione dell’universo fisico e delle sue proprietà verso e oltre i limiti convenzionalmente accettati della realtà. Confrontandosi con questo dilemma alcuni ufologi e specialmente Jaques Vallee e Karl Brunstein stanno scrivendo della penetrazione nella nostra realtà di mondi paralleli, persino di altri universi. Vallee per esempio afferma “io credo che il fenomeno UFO rappresenti la prova dell’esistenza di altre dimensioni oltre lo spazio tempo; gli UFO non possono provenire dallo spazio ordinario ma da un multiverso che si trova intorno a noi…” . È interessante notare che gli addotti stessi, che sono spesso scientificamente poco preparati e ampiamente poco familiari con questi scritti, parlano anche sotto ipnosi, dell’impressione che loro hanno della penetrazione nella loro coscienza di altre dimensioni oltre al nostro familiare concetto di spazio-tempo. Molti degli addotti che io ho incontrato hanno la sensazione che siano all’opera alcune altre intelligenze oltre la nostra, che loro sentono essere responsabili dell’incrocio di nuove forme di vita, che cambiano la loro propria coscienza e toccano le fondamentali nozioni umane di realtà. Un uomo per esempio dice “quando noi vediamo il loro arrivo è come vedere da dietro un telo (un pezzo di materiale usato nel teatro per creare l’illusione di un muro solido o di uno sfondo) o una specie di schermo cinematografico. Quando loro arrivano tu guardi alla realtà ordinaria come se avessi uno schermo cinematografico nel nervo ottico. Quando loro arrivano é come se qualcuno illuminasse con una luce brillante dietro lo schermo per nascondere la scena. Quello che noi percepiamo come uno schermo cinematografico, quello che noi chiamiamo realtà, loro distorcono, provandoci che si tratta solo di una costruzione, di una versione della realtà.”

Sommario e conclusioni

Il fenomeno abduction ci fa confrontare con un autentico ed inquietante mistero. Ma forse come ha scritto Edmund Bolles: “è importante confessarlo quando sia ha a che fare con qualcosa di misterioso”. Per questo io credo che non esiste un modo per dare un senso o una convincente spiegazione a questo fenomeno all’interno della struttura della nostra attuale visione di quello che é reale o possibile. Le nostre teorie psicologiche non comprendono il modo di spiegare la simultanea occorrenza tra migliaia di persone sconosciute l’una all’altra, compresi i bambini piccoli, di complesse, elaborate e qualche volta estremamente potenti esperienze che coincidono l’una con l’altra nei dettagli più minuti accompagnate da una varietà di peculiari fenomeni fisici. Allo stesso modo la nostra comprensione della realtà fisica non può spiegare la tecnologia attraverso la quale una popolazione di creature in qualche altro reale spazio temporale può entrare nel nostro mondo con una così limitata capacità di rilevazione da parte nostra e agire indisturbata su così tante persone.
Tuttavia può essere proprio attraverso questi fenomeni che non si inseriscono nelle nostre categorie scientifiche, come le esperienze vicino alla morte, dalle quale noi possiamo imparare molto anche se ci costringono a cambiare la nostra visione della realtà.
Questi individui, gli addotti stessi, sono profondamente toccati dalle loro esperienze che possono essere emotivamente e fisicamente disturbanti e traumatiche. Loro hanno bisogno di interventi diagnostici intelligenti, empatici e terapeutici da parte di individui che hanno familiarità con i dettagli del fenomeno e volontà di sospendere il proprio giudizio circa la sua origine o le sue possibili cause. Infatti un piccolo aiuto spesso porta lontano in questi casi. Perché questi sono generalmente individui non gravemente disturbati e che non necessitano di intensa psicoterapia. Quando loro incontrano qualcuno che li ascolta, che prende i loro racconti seriamente e che non cerca, come è loro accaduto spesso nel passato, di inserire i loro racconti in categorie diagnostiche note, si ottiene in genere un grande sollievo e un miglioramento del loro stato mentale sebbene loro siano inizialmente preoccupati di doversi confrontare con la realtà di esperienze che avrebbero preferito negare come fantasie, sogni o persino allucinazioni. Alcuni addotti desiderano esplorare più nel profondo attraverso l’ipnosi o altri mezzi i ricordi seppelliti nella mente delle loro abduction. Un più intenso lavoro di questo genere richiede lo sviluppo di standard terapeutici che alcuni ricercatori di questo fenomeno, specialmente l’internista David Gotlib sta cercando di definire a Toronto. Si sono dimostrati di grande aiuto per questa popolazione i gruppi di supporto guidati da qualcuno che faccia trattamento e ricerca sulle abduction attraverso i quali gli addotti possono incontrarsi l’un con l’altro e condividere storie ed esperienze. Perché come è stato già notato gli addotti vivono in una specie di isolamento auto-imposto, temendo, a ragione, che incontreranno come nel passato non soltanto discredito ma ridicolizzazione o la negazione come “pazzia” se parlano di questi aspetti delle loro vite.
Per concludere il fenomeno abduction presenta un considerevole interesse clinico e scientifico. Attualmente non esiste alcuna convincente spiegazione che possa giustificare i racconti degli addotti. Abbiamo la possibilità di imparare attraverso le future ricerche molto circa la natura della psiche umana e ampliare le nostre nozioni della realtà fisica e psicologica. Il fenomeno può consegnarci una specie di quarto colpo al nostro egoismo collettivo dopo quello di Copernico, di Darwin e di Freud. Perché siamo costretti a renderci conto che non soltanto non siamo al centro dell’Universo ma che non siamo nemmeno la preminente o dominante intelligenza nel Cosmo in grado di controllare la nostra esistenza psicologica e fisica. Sembra che possiamo essere “invasi” o rapiti da altre creature, o almeno da alcune altre forme di esseri o coscienze che sembrano capaci di fare con noi quello che vogliono per uno scopo che non siamo ancora capaci di scoprire.

Prof. John E. Mack





Vi propongo anche un’intervista molto interessante:

CONCETTI ALIENI: INTERVISTA CON IL DR. JOHN MACK

Fonte: Articolo di Andrew Lawler (è il corrispondente da Boston per il magazine Science)

La ricerca di John Mack sulle abductions aliene lo ha spinto lontano dal mondo accademico, ma lo Psichiatra di Harvard e il suo Program for Extraordinary Experience Research costruiscono la “scienza del sacro”.
“Area di Virginia – emozionante”, John Mack scrisse in una nota del 1964. Si riferiva ad una possibilità per sviluppare nuovi metodi per la cura mentale all’ospedale del Massachusetts. Però questo entusiasmo e questo spirito per il rischio è un riassunto pulito della lunga e controversa carriera dello psichiatra di Harvard, come scienziato e attivista.
Mack non ha mai evitato l’esplorazione di frontiera. Mentre molti dei suoi colleghi lavoravano tranquilli nella torre d’avorio di Harvard, Mack protestava contro i test nucleari nel Nevada, volava verso le guerre in Libano per dare aiuto alla diplomazia in Medio Oriente e collaborava con i colleghi Sovietici durante la Mosca della guerra fredda. Fatto più famoso, ascoltava le persone che gli raccontavano storie di visite aliene e di abductions e credeva in loro.
Il suo comportamento, inusuale per un accademico di alto livello, lo ha trasformato in una figura divertente di 71 anni per il mondo ufficiale, un moderno Don Chisciotte per quelli di orientamento progressista e un cavaliere sul cavallo bianco per quelli che credono che gli alieni siano fra noi. Persino quegli amici e colleghi contrari alle teorie sulle abductions di Mack, riconoscono il suo profondo impegno nell’affrontare i problemi a tutti i livelli personali, sociali e spirituali.
“La sua visione davvero importante è che le persone possono cambiare, possono aprirsi”, dice un amico accademico.
Un altro amico dice che nel cuore di Mack c’è la passione del comprendere e alleggerire la sofferenza umana. Ironicamente, l’insolito viaggio di Mack nel reame alieno gli ha portato la sua quota di sofferenza, dai danni alla sua credibilità professionale, alla perdita di vecchi amici e alla rottura di un lungo matrimonio.
Mack stesso sembra faticare a spiegare il perchè è quello che è, data la mancanza passata sia nell’attivismo sociale che nelle materie spirituali. Un bambino introspettivo come si descrive, nato in una famiglia di accademici Ebrei Tedeschi a New York. Suo padre legge la Bibbia, ma solo come letteratura in questa famiglia atea.
Però la sofferenza non è stata un concetto astratto nella sua giovane vita. La madre biologica di Mack è morta per appendicite quando lui aveva solo 8 mesi. La sorella di sua madre si sposò più tardi con un sopravvissuto all’Olocausto, un uomo che divenne un esperto nel processo di gruppo e nella psicoterapia. Un altro zio era malato di mente e venne lobotomizzato. “Questo fu un grande fattore nella mia scelta di entrare in psichiatria”, dice. Il manicomio che vedeva durante i viaggi verso il paese lo catturò. Per l’età di 12 anni, stava divorando libri di psicologia nella libreria della sua scuola.
Dopo aver finito la scuola di medicina e sposato Sally Stahl nel 1959, partirono per un’esperienza di due anni in cui Mack servì come psichiatra dell’Air Force in Giappone, dove il primo dei loro tre figli nacque. Lo shock culturale fu intenso. La vita in quel posto, ricordò più tardi, gli insegnò quanto “fantasticamente etnocentrici ed ecologicamente distruttivi possiamo essere noi Americani”. La famiglia tornò negli Stati Uniti e Mack entrò in psichiatria ad Harvard negli anni ’60, quando le idee sulla salute mentale erano state revisionate. Lui giocò un ruolo chiave nel creare una nuova clinica psichiatrica sia per pazienti esterni che interni nel vecchio ospedale di Cambridge di cui Harvard aveva preso il controllo.
La passione di Mack per T.E.Lawrence lo portò a scrivere una approfondita biografia dell’enigmatico uomo che giocò un ruolo chiave nella politica del Medio Oriente e nel 1977, lo sforzo lo portò al Premio Pulitzer. Lawrence visse una visione creativa del cambiare il mondo, cosa che fece appassionare, uno dei suoi amici dice ossessionare, Mack.
Per i primi anni ’80, quando entrò in quella che per molti professori sarebbe la confortevole mezza età, Mack, sotto la spinta dei suoi figli, venne attirato in due altri territori vergini, il regno dei quesiti spirituali e il mondo dell’attivismo politico. Sperimentò la respirazione olotropica e le droghe psichedeliche. Venne attirato nella politica del Medio Oriente, incontrandosi con Yassir Arafat a Beirut per discutere prospettive di pace. In seguito si lanciò in un crescente sforzo antinucleare durante gli anni di Reagan, esplorando gli aspetti psicosociali della minaccia di guerra nucleare e testimoniò davanti al Congresso un problema come gli incubi infantili di un olocausto nucleare. Infine si spinse in un ruolo più attivo; la sua intera famiglia venne arrestata nel 1986 nel Sito di Test governativo del Nevada per aver protestato sulle detonazioni nucleari sotterranee.
Il suo lavoro respiratorio in particolare, impostò le basi per il suo interesse sugli alieni. “Ero aperto alla possibilità che esistesse un mondo oltre quello che possiamo vedere”, ricorda. Mack iniziò a vedere pazienti che descrivevano una varietà di incontri alieni e creò il Programma per la Ricerca sulle Esperienze Straordinarie (PEER) nel Centro di Harvard per il Cambiamento Psicologico & Sociale. (Correntemente il Centro e il PEER non sono affiliati con Harvard.) Il suo libro del 1994 sul soggetto ( Abduction), che si concentra su interviste che descrivono le esperienze di un gruppo di 70 persone che affermarono di essere state addotte, provocarono la ridicolizzazione e l’indignazione nei media ufficiali e una investigazione di Harvard nei suoi metodi scientifici.
Imperterrito, Mack rimase fermo, raccogliendo altri dati e intervistando persone da tutto il mondo, pubblicando Passport to the Cosmos: Human Transformation and Alien Encounters nel 1999, che si concentrava su miti relativi agli alieni ed esperienze nelle culture native, dall’Amazzonia all’Africa del Sud.
Di persona, Mack ha i tratti cauti di uno studioso, la combattività di una figura attaccata dai media e l’entusiasmo innocente di un giovane studente di college che scopre sè stesso. Durante una lunga intervista nei centri del PEER, Mack ha parlato con New Age sulla sua ultima frontiera. Quello che segue è un riassunto dell’ intervista.

Domanda: Qual’è stato il primo incontro con il fenomeno alieno?

Risposta: Ho letto un articolo che trattava il fenomeno come emergenza spirituale e un collega nel mio corso di respirazione, mi portò a vedere Budd Hopkins (autore di diversi libri sugli alieni) nel Gennaio 1990. All’inizio io non credevo che fosse possibile incontrare esseri esterni alla Terra, ma divenne chiaro che non avevo altro modo per spiegare cosa stesse accadendo: se diverse persone che non sono connesse hanno le stesse dettagliate esperienze, allora non hai a che fare con un effetto generato internamente. Quindi divenni curioso.

D: Come verifichi l’attendibilità di queste affermazioni?

R: Faccio una valutazione psicologica accurata dei loro stati mentali, prendo la loro storia psicologica, gli esami clinici standard e, in alcuni dei primi casi, batterie di test psicologici. Valuterò se abbelliscono la verità. C’è altro, con cui ancora combatto. La sensazione che una persona stia parlando come se sia stata lì, questa viene dal linguaggio del corpo, lo sguardo nei loro occhi, dal non avere altri piani. Sto lavorando per definire meglio questi punti.

D: Quindi vedi quello che stai facendo come scienza?

R: Devo essere aperto al fatto che ci sono reami di dimensioni della realtà che non conosco. La conoscenza non è la stessa quando non puoi creare un esperimento controllato, ma rimangono ancora vie affidabili per conoscere. Non posso creare un esperimento che raccoglie un gruppo di UFO. Però credo che esista una qualità d’apertura di mente e rigore che possiamo applicare. Possiamo sviluppare degli standard di autenticità, attendibilità, molteplicità di testimonianze. Questa può essere considerata una scienza del sacro o dell’esperienza umana.

D: Quali tipi di standard visualizzi per tale scienza?


R: Abbiamo un progetto sulle esperienze anomale al PEER, che deriva da un workshop del 1999 sull’argomento che ha incluso teologi, antropologi, astrofisici e filosofi. Non guardiamo solo il fenomeno delle abduction, ma le esperienze di pre- morte e altri fenomeni simili che non cadono in una singola disciplina. Noi vogliamo esplorare le tradizioni dove esistono, se non standard, tradizioni sulla testimonianza oculare e sulla verità, metodi sul come decidere chi prendere seriamente. Le tradizioni Buddiste e Cattoliche affrontano questo in dettaglio, per esempio nel determinare cosa sia miracolo e cosa no.
Padre Corrado Balducci, un gentiluomo vicino al Vaticano, una volta mi colpì dicendo che la Chiesa prende molto seriamente questi rapporti sugli UFO e sulle abductions, perchè sembrano esserci molte testimonianze attendibili. Ho iniziato a pensare a questa nozione del testimone sacro o del testimone del sacro. Non vogliamo prendere, per esempio, gli standard Cattolici o Buddisti, ma possono essere delle guide.

D: Quindi questi standard possono essere applicati ad ogni sorta di esperienza anomala?


R: Il mondo New Age è pieno di persone che lavorano su tutto dalle esperienze aliene al channeling, ma non ci sono criteri reali per dire cosa prendere seriamente. Abbiamo molte critiche appropriate sul lavoro new age. Solo perchè qualcuno dice che può canalizzare qualcosa, non significa che sia vero. Il metodo scientifico ha mezzi per decidere sull’attendibilità di evidenze fisiche. Però se non ci sono evidenze fisiche, segni fisici sul corpo per esempio, ci devono essere modi per raccogliere dati e determinare la validità.

D: Stai cercando con forza di portare la scienza in un’area che è dominio della religione?


R: Barbara McClintock, vincitrice del Premio Nobel in genetica, ha descritto il suo modo di conoscere come altamente soggettivo. Lei potrebbe cadere in amore con spighe di grano; si è fusa con quello su cui lavorava. Chiaramente, dopo aver appreso in questo modo interconnesso e soggettivo, allora puoi usare la tua mente razionale per trovarne un senso. Però il tuo strumento di conoscenza è il tuo intero sè, il tuo sè intuitivo, la tua piena coscienza. Quello che i bravi scienziati e quelli che ci portano “oltre il velo” hanno in comune, è il pieno impegno con questo altro sè.

D: Dici che il lavoro respiratorio ti ha aperto ad altre visioni del mondo. Come si è rivelato questo?

R: Ho realizzato che non ero bloccato nella mia torre accademica e psicoanalitica, mi sono espanso oltre il guscio. Ho avuto questo senso di connessione con tutte queste persone, che era inspiegabile per me. Questo senso per cui ognuno di noi è in qualche modo una persona aperta e che ama e che eravamo una sola cosa in un certo modo, che in condizioni naturali possiamo connetterci in un modo molto differente dal solito isolamento competitivo in cui viviamo.

D: Come si relaziona questo con gli alieni?

R: Siamo esseri spirituali connessi con altre forme di vita e col cosmo in modo profondo e lo stesso cosmo contiene una intelligenza. Non è solo materia morta ed energia.

D: Le tue idee sulle abductions, sono più accettate ora nelle vie ufficiali, rispetto al 1994?

R: No, al contrario. Ci sono coloro che hanno paura di quello che vedono come il pericolo del ritorno dell’irrazionale. Però agli estremi c’è una crescente eccitazione e un interesse nel comprendere una realtà non conosciuta tramite il metodo scientifico tradizionale. Quindi c’è come un riscaldamento, non per una guerra di paradigma, ma un discorso non molto amichevole tra visioni in contrasto.

D: Gli “sperimentatori” del contatto alieno, vengono considerati pazzi nel mondo ufficiale. Li vedi come una minoranza oppressa?


R: La ridicolizzazione di questi individui e la negazione delle loro storie ha profonde implicazioni morali. Una società non può sopravvivere a lungo se chi racconta la verità viene respinto. Io credo che questi testimoni dicano la verità, nonostante il fatto che quello di cui parlano non può essere vero secondo la visione materialista dominante nel mondo. Il fatto che vengano respinti non li rende una minoranza soppressa. Ho iniziato a vedere che l’errato respingimento delle testimonianze di attendibili testimoni era dovuto al fatto che ciò che riportavano non combaciava con la visione dominante del mondo.

D: Come reagisci alle strane varietà di alieni descritti dagli addotti?

R: L’intero discorso della demografia aliena è piuttosto ironica in un certo modo, alcuni biondi, altri rettiliani, altri come insetti, altri come mantidi religiose e chiaramente i grigi. L’intero discorso in un certo modo è comico. Quindi arrivi sulla loro provenienza stellare. Sembra uno scherzo cosmico. Quando una cultura diviene sterile e limitata nella sua visione, arriva qualcosa che strappa l’intero sistema.

D: Quindi credi personalmente in questo fenomeno?


R: Non serve sforzo. Non si può spiegare in modi puramente interpsichici. Molte persone hanno queste esperienze nel mondo, spontaneamente. Deve arrivare da qualche luogo, quella che James William ha chiamato “provocazione dall’esterno”. Lo vedo nel contesto della crisi ecologica globale. La Terra è una fonte di creazione e vita e per ignoranza, avidità e aggressione, la stiamo distruggendo. Vedo un risveglio delle coscienze in questo, una riconnessione spirituale col sacro, col divino.

D: Il pedaggio personale e professionale per aver scavato nel fenomeno abductions, è stato troppo alto?

R: Non ho rimpianti. Nonostante le critiche e gli attacchi, ho incontrato così tante incredibili persone aperte alla conoscenza. Ho probabilmente guadagnato più colleghi e amici da quando ho iniziato questo lavoro, rispetto a quelli che avevo nel periodo precedente, sono semplicemente differenti. Non risuono allo stesso modo con un numero di altre persone. E’ stata come un’espansione dei miei orizzonti e un’apertura a connessioni e possibilità eccitanti, più che una sofferenza. Quello che mi ha portato a sentirmi bene è che le persone hanno iniziato a cercare in anomalie di altro tipo. Ci sono stati molti altri pionieri prima di me.

D: Vuoi avere un’esperienza di abduction?


R: Non penso. Una ragione è che spesso è spaventoso, ma penso che potrei gestirla. Secondo, la mia attendibilità e il mio ruolo come testimone dei testimoni, dipende sul mio essere pulito in questo punto. Ho visto esempi in cui investigatori che hanno avuto esperienze o hanno riconosciuto le loro esperienze, hanno perso credibilità come investigatori. Sento di avere un ruolo diverso. Non mi permetto di pensare troppo a questo.


Fonti: http://sonoconte.over-blog.it/article-john-edward-mack-e-le-abduction-101848822.html

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