giovedì 3 maggio 2012

L'Attesa

L’argomento sull’esistenza di esseri intelligenti non umani in grado di affiancare e dirigere la nostra storia non può essere eluso. La pressione dei media è fortissima e ad essa si accompagna la pressione politica, religiosa e scientifica che induce a riflettere sulla possibilità che un contatto con esseri alieni provenienti dallo spazio sia imminente e pericoloso. In un gigantesco scenario di verità velate e falsità esibite è davvero difficile districarsi, ma ancor più difficile è distogliere l’attenzione da istanze cruciali e non oltre rimandabili.

Non so quale sia lo stato dei fatti e non so se ci troviamo di fronte solo ad un’operazione psicologica di massa ben organizzata, so solo che alcuni presidenti degli Stati uniti d’America ed altri altissimi funzionari hanno parlato esplicitamente di incontri possibili con razze extraterrestri. Al loro coro si sono aggiunti notissimi scienziati, militari, ex astronauti, astronomi gesuiti, politici di ogni dove che, da un lato diffondono una notizia sottesa e dall’altro mettono in guardia dai possibili pericoli derivanti da tale inatteso contatto.




L’atmosfera è sospesa e sembra che tutto conduca ad una sorta di fibrillazione dei tempi in grado di svelarci infine l’arcano, il segreto dei segreti, di fronte al quale nulla avrebbe più il valore di ciò che era prima. Il bivio è vicino e non più rimandabile. Se davvero la possibilità di un incontro è prossima allora la tensione emotiva potrebbe giungere al parossismo mentre non sarebbe possibile dilazionarla ancora se si trattasse di una messinscena planetaria. Siamo stati destinati ad incarnare il ruolo di testimoni in un tempo cruciale? La legna alla pira è giunta alla vetta e l’accensione del fuoco è prossima.

Il sospetto che si tratti solo di un’operazione artificiosa coltivata nei decenni precedenti è fortissima. Letteratura, fumetti e poi cinema e televisione hanno diffuso per decenni una sorta di consapevolezza inconscia dell’imminenza di contatti extraumani. Riletture interessanti anche se forzatamente limitate della nostra storia passata hanno costituito un’ipoteca indissolubile con gli interrogativi primordiali. Grande assente la scienza accademica ed ufficiale che, diretta in modo fascista e miope, non è riuscita ad incarnare una forma di pensiero credibile ma si è auto ghettizzata in una torre d’avorio chiusa e stantia.

Che lo auspichiate o meno, l’argomento alieno è ineludibile. Catalizza la nostra attenzione soprattutto perché non siamo riusciti a concepire altrimenti la nostra genesi e comprendere noi stessi. Un’attesa messianica è il nostro mantra dei mesi a venire, cantilenato con fini autoipnotici. Il cielo trasfigurato in modo formidabile dalle scie chimiche assomiglia all’aratura prima della semina, preludio all’epifania di un germoglio sinistro. Il bagliore polimerico e metallico dei riflessi dei raggi solari rimanda al grande schermo pronto per essere inciso dalla punta di un cesello laser. Il tutto accade, non a caso, in un momento nel quale è impossibile la fuga, materiale e spirituale, dalle nostre incombenze che assumono sempre più le sembianze di condanne imperiture di sapore biblico.

Il terribile Dio delle scritture minaccia il duro lavoro imperituro e le sostanze neurotossiche disperse nell’aria nei suoli e nelle acque abituano all’idea che per protestare contro uno stato dittatoriale ed ingiusto sia necessario suicidarsi invece che organizzarsi e prendere la Bastiglia. Cadono specie animali e gruppi umani; una selezione cruenta è in corso anche se il sangue non si vedrà perché un velo asettico ricopre gli aspetti più deleteri di questa palingenesi acrilica.

Il cambiamento più terrifico è quello che si attua in modo impercettibile. Non di eventi memorabili saremo forse spettatori ma della definitiva trasmutazione coatta della nostra materia, del nostro linguaggio di base, dei nostri sogni e pensieri. Una sovversione silente verso un nulla disperante, un dolce sonno avvilente, un purgatorio senza speme. Il rischio di vivere in uno stato di continue paure immotivate è questo: un’abitudine al non senso. Per fortuna ci viene incontro la parte migliore della nostra storia ed il vero senso ultimo delle arti, tenere sveglia la parte migliore di noi stessi, quella che tentano in ogni modo di seppellire per sempre.


Fonte: http://freeskies.over-blog.com/

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