lunedì 19 aprile 2010

Scienziato SETI: possibili artefatti extraterrestri sulla Luna (news)

Alexey Arkhipov è per molti un personaggio sconosciuto, ma è uno dei componenti del SETI (Search of Extraterrestrial Intelligence) e precisamente della “Society for PLanetary SETI Research”. Nato in Ucraina nel 1959, ha conseguito un Master in Astronomia presso la Kharkov State University nel 1981 e un PhD in Astrofisica e Radio Astronomia presso il Main Astronomical Observatory of National Academy Science di Kyiv (Ucraina) nel 1998.



Fu anche uno dei pionieri del cosiddetto SETA (Search of Extraterrestrial Artifacts), ossia quel progetto ambizioso che aveva il compito scientifico e metologico di andare alla ricerca di vestigia, costruzioni, manufatti eretti da una intelligenza non umana nel cosmo. Il suo entusiamo non è mai calato in questo senso, anzi ha incentivato altri suoi colleghi di insistere su questo campo, iniziando a cercare l’esistenza di prove sul nostro corpo cosmico più vicino, ossia Selene (Luna). Nel corso di una serie di conferenze tenute negli anni 90 del secolo scorso e raccolte nel volume edito dal SETI nel 1995 e dal titolo “Progress in the Search for Extraterrestrial Life, Asp Conference Series, Vol. 74, edito da G. Seth Shostak, Arkhipov stila un documento scientifico introduttivo dal titolo “A Search for Alien Artifacts on The Moon”. Un documento importantissimo questo, nel quale si ritiene possibilista sulla presenza sulla Luna di vestigia extraterrestri. Nell’introduzione a questo documento si legge che “la Luna è un attrattore di manufatti alieni. Di conseguenza è stato creato il SAAM (Search for Alien Artifacts on the Moon), progetto unico e promettente sviluppato dal RIAP (Research Institute on Anomalous Phenomena)“. Continuando a scorrere il documento si può evincere che già dal 1950 la Luna aveva interessi militari umani e non è pregrino pensare che anche civiltà extraterrestri intelligenti abbiano pensato di attraversare il nostro sistema solare, magari perchè attratti dalla biosfera terrestre. Così il satellite naturale della Terra potrebbe essere utilizzato come luogo ideale per le osservazioni a lungo termine del nostro pianeta. Inoltre secondo Arkhipov le sonde e i manufatti extraterrestri sarebbero facilmente mimetizzabili sulla Luna, ma non del tutto. In questo senso, quindi, si potrebbero scoprire utilizzando l’archeologia e i cosiddetti TLP (Transient Lunar Phenomena). Per quanto riguarda l’aspetto archeologico lo scienziato afferma che “solo un grande artefatto (> 1 m) potrebbe essere trovato sulla superficie lunare. La scoperta di piccoli (< 1-10 cm) artefatti è molto probabile in strati di regolite alla profondità di oltre 10 metri, e specialmente nei crateri. Il sito originale dove potrebbe essere l’artefatto si trova usualmente è differente dal sito della scoperta. Gli scavi devono essere fatti su un raggio di circa 1 km (per coprire l’area ed impedire che frammenti di possibili manufatti vengano persi)“. Inoltre Arkhipov afferma che i luoghi promettenti per trovare resti archeologici sulla Luna potrebbero essere anche “tubi di lava” e strane depressioni. Ma come abbiamo detto in precedenza anche i crateri sono indicativi di presenze extraterrestri. Arkhipov cita il cratere Aristarchus (con presenza di tubi di lava, luci notturne, possibili specchi ecc.), oppure la parete della cima meridionale del cratere Malapert (sito ottimale per i dispositivi di ricognizione aliena, perchè la Terra è sempre sotto la vista e la luce solare è accessibile per il 94% del tempo), oppure il cratere Herodotus (possibili specchi), nel cratere Gassendi (possibili specchi, effetto invasione), nel Mare della Tranquillità (inusuali depressioni, effetto invasione), eccetera. Pocanzi, come si è letto, abbiamo parlato di dispositivi di ricognizione extraterrestre, che probabilmente sono i già citati TLP. Arkhipov, dissertando sull’argomento, afferma che potrebbero essere “possibili manifestazioni di manufatti extraterrestri“. Il fenomeno ha durata di circa 20-60 minuti in media e generalmente ha la caratteristica somigliante ad una stella luminosa. Mentre molti possono essere ricondotti a scariche elettriche, gas luminescenti oppure meteoriti, non è escluso che alcuni possano essere artificiali. Concludendo si può dire che un altro scienziato, il quale non ha paura delle critiche, ha voglia di sollecitare uno studio approfondito del nostro satellite naturale, il quale da miliardi di anni ci fa compagnia, coi suoi enigmi e misteri e, probabilmente, con le sue vestigia nascoste.

Ricerca effettuata da Antonio De Comite (Direttore Generale Centro Ufologico Taranto)

Fonte: http://centroufologicotaranto.wordpress.com/

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