martedì 20 settembre 2011

Stanley Kubrick. Interviste extraterrestri

È ragionevole supporre che esistano innumerevoli miliardi di pianeti in cui siano comparse forme di vita biologiche e le probabilità che tali forme abbiano sviluppato l’intelligenza sono molto alte (Stanley Kubrick)


È del 1948 il racconto di Sir Arthur C. Clarke, La sentinella, che ispirò Stanley Kubrick per il suo capolavoro 2001: Odissea nello spazio. Nel 1964 il regista contattò Clarke, esponendo l'idea di un film di fantascienza sul rapporto fra l'uomo e l'universo. La storia si sviluppò contemporaneamente come romanzo e come sceneggiatura, ad opera di Clarke ma con la stretta consulenza di Kubrick. Le riprese terminarono nel 1968, e nello stesso anno il film uscì nelle sale, accompagnato dalla pubblicazione del romanzo. Questa è la storia di uno dei sodalizi d'autore più fortunati tra letteratura e cinema.
Proprio Sir Arthur C. Clarke ci ricorda che intorno al 1966 Kubrick pensò di anteporre al film una prefazione con una serie di riflessioni di eminenti pensatori contemporanei sui viaggi nello spazio e la possibilità dell'esistenza di vita extraterrestre. Per fortuna l'idea fu abbandonata poco dopo, ma le interviste furono realizzate dal suo assistente Roger Caras e sono rimaste. Oggi abbiamo la possibilità di leggerle in Stanley Kubrick. Interviste extraterrestri, ristampato di recente da Isbn Edizioni.
È il grande decennio del programma Apollo, ma è solo nel 1969 che l'uomo riesce a mettere piede sulla Luna. Ma non è per questo motivo che il film di Kubrick fu innovativo e lungimirante. "Potrebbe essere difficile per chi ha meno di cinquant'anni comprendere che prima di 2001 la fantascienza entrava nei cinema solo negli spettacoli per ragazzi del sabato mattina o nel circuito delle sale per film di serie B", ricorda Anthony Frewin, che firma l'introduzione del volume. La grande opera di Kubrick, dunque, stabilisce la primaria importanza per il genere umano della domanda "siamo soli nell'universo?" - con tutte le sue implicazioni nella riflessione sull'identità e sull'influenza mediatica nella nostra conoscenza e consapevolezza scientifica - e inaugura un filone di indagine interessante che avrà un seguito notevole nella cinematografia.
Così, attraverso la parola di scienziati, filosofi e pensatori, da anteporre al film, Kubrick pensava di rivendicare l'importanza degli argomenti che seguivano. Troveremo, dunque, la testimonianza di Isaac Asimov, alcuni dei più importanti scienziati o astronomi dell'epoca quali Aleksandr Ivanovich Oparin, Harlow Shapley, Burrhus F. Skinner, Freeman J. Dyson, Frank D. Drake, e molti altri.

Quello che rimane del progetto di interviste sono le trascrizioni cartacee (le 21 pizze di pellicola sono tuttora disperse): una riserva di materiale davvero molto interessante dal punto di vista intrinseco e storico, che ci restituisce uno spaccato dell'atmosfera di quegli anni e delle idee che circolavano. Nel generale clima di ottimismo del 1966, c'è chi riteneva che entro il 2001 ci sarebbero stati computer intelligenti come gli uomini, che non aveva dubbi che ci saremmo messi in contatto con civiltà extraterrestri, chi pensava addirittura che avremmo colonizzato tutto il sistema solare. Niente di tutto ciò è accaduto, e nel 2001 esce AI Intelligenza Artificiale, il film che Kubrick lasciò in eredità a Spielberg e rappresenta l'ideale amara continuazione di 2001: Odissea nello spazio.

Kubrick era convinto che fosse inevitabile, viste le dimensioni dell'universo, che la vita avesse avuto origine anche altrove e che si fosse evoluta fino allo stadio dell'intelligenza umana, e l'assenza di prove sull'esistenza di altre forme di vita intelligente non andava certo intesa come una prova di inesistenza. Kubrick era davvero appassionato all'argomento della vita extraterrestre, e questo interesse si è rinnovato periodicamente fino alla morte. Ma fu solo uno dei tanti, per un regista che mantenne sempre viva una curiosità intellettuale spiccata. Un interesse che si collega con la splendida ossessione, costantemente espressa nei suoi lavori, cifra stilistica di tutta la sua produzione, del doppio, dello sdoppiamento e, innanzitutto, del riconoscimento di sé in quanto doppio.

2001: Odissea nello spazio ha cambiato la storia del cinema di fantascienza con la sua visionarietà perturbante e la riflessione filosofica sulla natura, Dio e il destino dell'umanità.
Qualche mese fa il regista Mike Cahill presenta a Locarno Another Earth (già vincitore del Alfred P. Sloan Feature Film Prize al Sundance Festival), un film che si interroga sull'esistenza di un'altra Terra speculare alla nostra popolata da "doppi" di noi stessi. Quello dell'esistenza di altre forme di vita è, ancora, l'enigma più inquietante e carico di implicazioni filosofiche, etiche e religiose della nostra epoca. Forse vale la pena rileggersi le Interviste extraterrestri.

Stanley Kubrick. Interviste extraterrestri
A cura di Anthony Frewin
Introduzione all'edizione italiana di Enrico Ghezzi

Fonte: http://www.wuz.it/recensione-libro/6231/stanley-kubrick-interviste-extraterrestri-2001-odissea-spazio.html

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