martedì 13 settembre 2011

Anche il "New Scientist" si occupa della tesi di Paul Davies

L'edizione americana del prestigioso "New Scientist" ha dato spazio alla ricerca del fisico Paul Davies: ossia la ricerca di tracce di extraterrestri intelligenti sul pianeta Terra risalenti ad un lungo passato geologico della Terra.

Nell'articolo apparso nell'edizione del 10 settembre 2011 sono presenti molte opinioni di scienziati che appoggiano oppure "cestinano" l'ipotesi di Paul Davies.


Innanzitutto, l'articolo in questione afferma che "si potrebbero trovare prove indirette di una tecnologia aliena sulla base del rilascio di una traccia".

Inoltre vi si legge che "gli extraterrestri sono venuti" sulla Terra, "probabimente centinaia di milioni di anni fa". Qualsiasi traccia dovrebbe poter durare per millenni per essere rilevata dagli esseri umani. E ciò non in base ad una roccia, tipo il "Monolito" di "2011 Odissea nello Spazio" (più soggetto ad erosioni o, più probabilmente sepolto prima che qualcuno lo noti), ma in base a rilascio di detriti dovuti a scorie industriali, processi minerari oppure DNA spazzatura.

Ma sono, soprattutto, interessanti i pareri di vari scienziati in merito.

Frank Drake (SETI Institute California) dichiara che: "gli alieni potrebbero aver potuto utilizzare del materiale radioattivo per segnare la rilevazione di un messaggio". Inoltre aggiunge: "che bisogna restare in allerta per quanto riguarda manufatti di origine extraterrestre nello Spazio, ma soprattuto sulla Terra". E conclude che è una buona cosa da fare, accettando in questo modo la tesi di Davies.

Sopra la copertina del "New Scientist" del 10 settembre 2011 e l'articolo sulla tesi di Davies

Anche Seth Shostak, anche lui appartenente al SETI Institute, è d'accordo con Paul Davies, ma sottolinea il fatto che la "caccia" sulla Terra non può essere un sostituto per la ricerca degli extraterrestri al di fuori del nostro pianeta, indicando che "la Terra tende a cancellare le prove sulla sua superficie".

David Deutsch (fisico teorico all'Università di Oxford) è più cauto, ma non esclude del tutto il lavoro di Davies, affermando che: "la ricerca sulla Terra è improbabile che sia fruttuosa, ma certamente vale la pena tentare". Inoltre afferma: "questo è un qualcosa che, per davvero, non deve lasciare nulla intentato". Dubita, però, che gli extraterrestri possano utilizzare energia nucleare per raggiungere la Terra, ma "è più probabile che abbiano utilizzato un qualcosa di potente come l'antimateria e, forse, si sono serviti di plutonio per i loro telefoni cellulari".

Chi definisce assurde le asserzioni di Paul Davies sono Steve Benner (della Foundation for Applied Molecular Evolution a Gainesville, in Florida), che definisce Davies "stravagante", Gary Ruvkun (Harvard Medical School e direttore del Search for Extraterrestrial Genomes project) il quale afferma che "sarebbe necessario un codice divertente, che sarebbe ancora decifrabile anche dopo essere stato mutato (ndr DNA)", e Norman Pace (biologo presso l'Università del Colorado) che definisce le tesi Davies "principalmente delle sciocchezze".

L'articolo del "New Scientist" si conclude con le affermazioni di Davies, il quale afferma che la sua idea può sembrare "pazza e fantasiosa", ma ha sicuramente il vantaggio di essere a buon mercato e che può coinvolgere tutti.

La tesi di Davies incomincia a far discutere, quindi, il variegato mondo della Scienza.

Fonte: http://centroufologicoionico.blogspot.com/2011/09/anche-il-new-scientist-si-occupa-della.html

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