mercoledì 31 agosto 2011

Oannes l’uomo pesce: il primo contatto con una cultura aliena?

Oannes non era di questo mondo: apparve una mattina su una spiaggia melmosa del golfo Persico, fra le case di paglia e fango. Uscì da una “cosa” rotonda che poteva ricordare un uovo. Di giorno si intratteneva con gli uomini istruendoli “nelle lettere, nelle scienze e nelle arti di ogni tipo. Insegnò loro anche come fondare città, erigere templi, formulare leggi e misurare i campi. Rivelò loro i semi e la raccolta di frutta, ed in generale diede loro ogni cosa che è connessa con la vita civilizzata” e la notte tornava negli abissi perché aveva bisogno dell’acqua per sopravvivere. Oannes era mezzo uomo e mezzo pesce.


Così Berosso sacerdote caldeo vissuto nel III secolo a.C., descrive nella sua opera "Babiloniaka" (perduta ma riportata da altri autori) l’origine della civiltà presso gli antichi popoli mesopotamici. "Vi era una gran moltitudine di gente a Babilonia, ed essi vivevano senza leggi come animali selvaggi – si legge in alcuni frammenti - Nel primo anno una bestia, chiamata Oannes, apparve dal Mar Eritreo, in un luogo adiacente a Babilonia. Tutto il suo corpo era quello di un pesce, ma una testa umana gli era cresciuta sotto la testa del pesce, e piedi umani gli erano similmente cresciuti dalla coda del pesce. Esso aveva una voce umana. Questa bestia passava i giorni con gli uomini, ma non mangiava cibo (…). In seguito apparvero anche altre bestie”. Di fatto il mito di una creatura anfibia connotata come un semi dio che insegna agli uomini i misteri dell’universo non è una rarità. Il culto dell’uomo pesce, infatti, era diffuso in tutto il Medio Oriente, dal golfo Persico alla costa mediterranea: Oannes è il nome dato dal greco Elladio all’essere mitologico che i popoli accadici chiamavano in realtà "Uan" mentre presso i Filistei era noto col nome di Dagon (piccolo pesce).


Cedendo a facili suggestioni e parallelismi, ritroviamo tale culto anche in America dove i Maya adoravano un anfibio che chiamavano "Uaana" che significa "colui che risiede nell’acqua”. Non solo, in Cina Fu Hsi era un uomo con una coda di serpente dalle straordinarie capacità, primo "compilatore" dell’I Ching, il "Libro dei mutamenti" e presso gli induisti uno degli Avatars (il primo) di Vishnu è appunto un pesce. Venendo a culture più vicine alla nostra, non possiamo non parlare dell’acrostico che i primi Cristiani fecero con la parola “pesce” che in greco suona “ichthys”: Iesous Christos Theou Yios Soter (Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore), il cui simbolo veniva usato, nei tempi delle persecuzioni, per marcare le tombe ed i luoghi di riunione o per riconoscere gli amici dai nemici.


Infine un accenno ai Dogon, una popolazione africana stanziata nella repubblica del Mali, proveniente però dalla Mesopotamia, e scoperta dagli antropologi solo nei primi decenni del secolo scorso. I Dogon conservavano il ricordo di creature civilizzatrici, i Nommo, anch’esse anfibie, che arrivarono sulla terra a bordo di arche volanti. Questi esseri per prima cosa cercarono dell’acqua in cui immergersi e poi insegnarono ai sacerdoti i loro segreti. Incredibilmente i Dogon dimostrarono di possedere precise nozioni di astronomia compreso il sistema multiplo di Sirio – Sirio a, b e c – non visibile ad occhio nudo e scoperto dalla scienza moderna attraverso calcoli matematici solo nel 1997. E’ ragionevole, da questi miti, che come fili sottili attraversano il fumo del tempo ed uniscono decine di popolazioni lontane fra di loro, ipotizzare un primo antichissimo contatto dei nostri progenitori con una civiltà extraterrestre? Forse no. E’ però un fatto che il culto dell’uomo pesce doveva essere profondamente radicato se è vero che dopo millenni la mitra, il copricapo usato dai sacerdoti di Oannes, ancora oggi ricopre la testa degli alti prelati.

Fonte: http://www.loschermo.it/articoli/view/36453

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...